Famiglia e primi anni
José María Robles Hurtado nacque il 3 maggio 1888 a Mascota, un paesino messicano, situato nella Sierra Madre, a duecento chilometri da Guadalajara. I suoi genitori erano Antonio Robles e Petronila Hurtado, la quale, profondamente cristiana, ebbe su di lui un notevole influsso educativo.
Fu battezzato lo stesso giorno della nascita. Fece la Prima Comunione il 12 settembre 1896, preceduta, il 10 marzo dello stesso anno, dalla Cresima. Compì i suoi studi primari in parte nelle scuole statali, in parte in quella parrocchiale.
In Seminario, con qualche problema
Nel 1900 entrò nel Seminario Minore della diocesi di Guadalajara: i genitori lo invitarono a scegliere quello, sebbene avrebbe dovuto appartenere a quello diocesano di Tepic. Quattro anni dopo, però, fu sul punto di lasciare, sia per motivi di salute sia a causa di alcuni scrupoli. Dovettero intervenire i genitori, affinché José María ripensasse alla propria vocazione. In seguito a un corso di Esercizi spirituali, decise di continuare la formazione.
Era davvero afflitto da svariati malanni: ad esempio, aveva intensi mal di testa, causati dall’affaticamento della vista. Da quando cominciò a portare gli occhiali, che usò per il resto della vita, non ebbe più quel problema.
Studi teologici e ordinazione sacerdotale
Passò quindi al Seminario Maggiore. Era intelligente e molto studioso, così ottenne sempre il massimo dei voti. Ricevette la tonsura nel gennaio 1905. Tre anni dopo accompagnò uno dei suoi professori, don Ignacio Plascencia, vescovo eletto di Tehuantepec, in una missione di quattro mesi e mezzo nello Stato di Oaxaca.
Nel 1911 fu ordinato suddiacono e diacono, mentre l’anno successivo gli furono assegnati gli incarichi di vicerettore ed economo del Seminario. L’ordinazione sacerdotale avvenne il 22 marzo 1913, nella chiesa dell’Addolorata a Guadalajara; non aveva ancora venticinque anni.
I primi incarichi da sacerdote
I suoi primi incarichi si svolsero tutti a Guadalajara. Fu cappellano delle suore Ancelle di Gesù Sacramentato e direttore dell’Istituto del Sacro Cuore, che comprendeva scuole elementari e superiori.
Tuttavia, a causa dell’avanzare delle forze del generale Obregón, la scuola dovette chiudere. Nel maggio 1914, don José María dovette quindi tornare al suo paese natale, in vacanza forzata e anticipata.
Scrittore e propagatore della devozione al Sacro Cuore
Non potendo tornare a Guadalajara a causa degli atti di rappresaglia contro il clero, don José María si diede alla scrittura di alcuni opuscoli per divulgare la devozione al Sacro Cuore di Gesù. Era una forma di spiritualità che sentiva profondamente sua, sin dagli anni del Seminario: i compagni di studio, infatti, l’avevano soprannominato «il folle del Cuore di Gesù».
Tra le sue opere, scritte con uno stile piano, semplice e affettuoso, si contano quelle intitolate «Schiavi del Cuore di Gesù in Maria», «Trattato sulla Preghiera», «Conosciamolo» e «Aneliti del Cuore Eucaristico di Gesù». Compose anche una «Via Crucis eucaristica» e una «Novena in onore della Beata Margherita Maria Alacoque» (oggi Santa).
Lasciò anche alcune poesie, tutte a tematica religiosa: 60 composizioni in versi (alcune delle quali di tipo lirico) e 56 inni tradotti in latino.
L’idea di una fondazione, le suore Vittime del Cuore di Gesù
A Mascota fu cappellano delle suore del Verbo Incarnato: era parente, peraltro, di una di esse. Mentre celebrava la Messa presso di loro, nella solennità del Sacro Cuore di Gesù, l’11 giugno 1915, avvertì un’ispirazione: «Mai più carnefici, ma vittime del Cuore Eucaristico di Gesù». Per fare questo, decise di fondare una congregazione religiosa.
Nel 1916 fu assegnato come vicario alla parrocchia di Nochistlán, presso Zacatecas, il cui parroco era don Román Adame Rosales. Ebbe anche il compito di professore nel Seminario Ausiliare. Nel suo ministero diede prove innumerevoli di obbedienza, pietà, laboriosità e abnegazione. Per alcuni giorni fu trasferito come vicario a Mexticacán, presso Jalisco, ma ritornò a Nochistlán.
Fu in quel luogo che il 27 dicembre 1918, dopo aver vinto molte resistenze,
fondò la congregazione delle suore Vittime del Cuore Eucaristico di Gesù. Alle prime sette religiose diede il compito di amare e far amare il Cuore di Gesù, affinché Lui regnasse, «per mezzo del suo Cuore specialmente nell’Eucaristia, nel maggior numero di anime». Allo stesso tempo, dovevano esercitare una particolare devozione verso la Madonna di Guadalupe.
Parroco di Tecolotlán
Nel dicembre 1920, don José María fu nominato parroco di Tecolotlán. Già a partire dalla sua prima omelia si conquistò la fiducia e l’ammirazione dei suoi fedeli. Con la sua predicazione fervorosa, cominciò ad appassionarli al Sacro Cuore di Gesù.
Tra le sue prime preoccupazioni ci fu quella di riedificare l’ospedale cittadino, da tempo in rovina. Accudiva personalmente i malati, asciugando il loro sudore col proprio fazzoletto. Dotato di un carattere amabile e amichevole, riuscì ad attirare molti parrocchiani, senza distinzioni di classi sociali, di sesso o di età, perché collaborassero alla vita della comunità.
La perseveranza di fronte alle difficoltà, che già era risaltata in lui nei tempi della fondazione delle sue suore, fu evidente anche in quella sua nuova missione. Il suo maggior desiderio, infatti, era quello di salvare gli uomini, facendo propri i sentimenti del Cuore di Gesù.
Riprese a fare uso della stampa per diffondere la sua devozione principale: fondò infatti il periodico «Luce del Focolare». Infine, nutriva un grande amore per la Vergine Maria.
Tempi difficili per la Chiesa in Messico
Le condizioni della Chiesa in Messico, tuttavia, si stavano facendo estremamente difficili, specialmente dopo l’entrata in vigore, il 5 febbraio 1917, della nuova Costituzione anticlericale e antireligiosa. Il clero cattolico fu oggetto di minacce, soprusi e vessazioni da parte del governo, che si spinsero fino alla più bruta violenza e all’assassinio.
In un continuo succedersi di presidenti chiamati a guidare il Paese, alcuni uccisi, in preda a costanti conflitti interni, si giunse alla nomina di Plutarco Elias Calles nel 1924. Questi lavorò per il risanamento economico, il rafforzamento del movimento operaio, favorì la distribuzione della terra ai contadini. Allo stesso tempo, però, inasprì anche la lotta contro la Chiesa, che in si tramutò in una vera e propria persecuzione verso i sacerdoti e i laici cattolici.
Nella persecuzione religiosa
A causa dei contrasti sempre più frequenti tra Chiesa e Stato, fu ordinata la chiusura degli edifici sacri e la cessazione del culto pubblico. Appena fu emanato quel provvedimento, don José María consacrò la sua parrocchia al Sacro Cuore, collocando una croce sul promontorio detto “La Loma”. Quell’atto fu considerato dalle autorità federali come una sfida: per questo, decisero di catturare il parroco di Tecolotlán.
Dal 2 gennaio 1927, il sacerdote dovette nascondersi presso la famiglia Agraz. Dal suo nascondiglio, restava in contatto con i suoi parrocchiani e pregava per la pace in Messico. Allo stesso tempo, scrisse le Regole per le Vittime del Cuore Eucaristico di Gesù.
Il 26 febbraio 1927 venne a sapere dell’ordine governativo di catturare i sacerdoti: «Siamo nelle mani di Dio», fu la sua reazione. Poco dopo, quando gli fu chiesto di scappare per evitare di essere ucciso, rispose sorridendo: «Ah, se il Cuore Eucaristico lo volesse!».
L’arresto
All’alba del 25 giugno dello stesso anno, al finire del mese tradizionalmente dedicato al Sacro Cuore, don José María si stava preparando a celebrare la Messa nel suo rifugio. All’improvviso, arrivò un drappello di soldati, che circondò la casa degli Agraz. I militari avevano ricevuto un ordine preciso dal colonnello Calderon, che tramite il telegrafo aveva comunicato: «Si proceda col massimo rigore contro il prete ribelle».
Don José María fu quindi preso prigioniero e portato nella caserma degli agraristi (un movimento popolare che domandava una più equa distribuzione dei terreni); lì trascorse il resto del giorno e parte della notte.
L’ultima poesia, quasi un testamento
Alcuni fedeli si diressero dai capi militari per trattare circa la liberazione del parroco, ma furono respinti in malo modo. Verso sera, un gruppo di ragazze cercò di avvicinarsi alla prigione per vederlo ancora una volta. Non ci riuscirono, ma, per mezzo delle guardie, ricevettero il breviario di don José María.
Sulle pagine era scritta la sua ultima poesia:
«Desidero amare il tuo Cuore,
Gesù mio, con partecipazione totale [in originale: “con delirio”],
desidero amarlo con passione,
desidero amarlo fino al martirio.
Con l’anima ti benedico,
mio Sacro Cuore;
dimmi: Si arriva all’attimo
della felice ed eterna unione?
Tendimi, Gesù, le braccia,
perché il tuo “piccolino sono”;
da esse, al sicuro rifugio,
dovunque lo ordini, vado...
al rifugio di mia Madre
e correndo per conto di lei,
io, il suo “piccolo” dell’anima,
torno tra le sue braccia sorridendo».
Firmato: «Un padre che aspetta i suoi figli, tutti, lassù in Cielo».
Il martirio
A mezzanotte, legato con delle corde, fu fatto uscire dalla prigione e condotto verso la Sierra di Quila, nei pressi di Guadalajara, a piedi. Un soldato, vedendo che aveva difficoltà a camminare, gli cedette il proprio cavallo.
Giunti alla parte più alta della sierra, i soldati si fermarono ai piedi di un albero di quercia. Comprendendo che sarebbe stato impiccato, don José María chiese di poter aspettare ancora qualche minuto; poi, in ginocchio, fece un’ultima preghiera. Rialzatosi, benedisse la sua parrocchia e, ad alta voce, perdonò e benedisse anche i suoi carnefici.
Riconobbe tra di essi il suo padrino, Enrique Vázquez, e gli disse: «Padrino, non macchiarti». Gli prese quindi la corda per l’impiccagione e se la mise al collo lui stesso. Quindi fu eseguita la sua condanna a morte: era l’alba del 26 giugno 1927.
Quando ormai fu morto, i soldati mandarono a dire alla gente del luogo che bisognava seppellire un uomo giustiziato: se ne occuparono alcuni carbonai, che non lo riconobbero come il parroco di Tecolotlán. Il giorno seguente, il 27 luglio, venne disseppellito dalla gente di Quila e portato nella sua parrocchia, dove fu vegliato e ricevette onorata sepoltura.
Tra i 25 Santi martiri messicani
La causa di don José María è confluita in un gruppo di 25 sacerdoti e laici di varie diocesi del Messico, capeggiati da don Cristóbal Magallanes Jara. Tra di essi c’era anche il già citato don Román Adame Rosales. Il Papa san Giovanni Paolo II li beatificò il 22 novembre 1992 e li canonizzò il 21 maggio del 2000 in piazza San Pietro.
Fissando subito dopo la canonizzazione la loro memoria liturgica congiunta al 21 maggio, indicò definitivamente alla Chiesa universale l’esempio della loro santità, operata in vita e coronata dal martirio finale.
Le Sorelle del Cuore di Gesù Sacramentato oggi
Alla morte del fondatore, le Vittime del Cuore Eucaristico di Gesù si dispersero, aspettando, nelle loro famiglie, la fine della persecuzione. La prima approvazione diocesana arrivò quindi l’11 luglio 1933, sei anni dopo il martirio di san José María. Dopo altri vent’anni, il 26 gennaio 1963, fu concessa l’approvazione pontificia dal Papa san Giovanni XXIII.
Da allora, la congregazione porta il nome di Sorelle del Cuore di Gesù Sacramentato. Sin dalle origini presta il loro servizio ai malati, agli anziani, nell’educazione dell’infanzia e nell’aiuto ai sacerdoti nelle parrocchie più bisognose.
Tra i desideri del loro santo fondatore c’era quello che la congregazione «estendesse i propri rami per l’intero universo». Quell’aspirazione si è concretizzata con l’apertura di comunità in Angola (1982), in Perù e negli Stati Uniti d’America (1992), dove le suore esercitano una cura particolare per gli immigrati latinoamericani.
La presenza in Messico – sono una delle prime congregazioni religiose native – continua tramite realtà sanitarie ed educative. La casa generalizia è a Guadalajara, in calle Churubusco 366. Nella cappella sono venerati i resti mortali di san José María, mentre in altre sale si trova un piccolo museo che conserva alcuni suoi scritti, fotografie ed effetti personali.
La sua eredità continua
San José María pensava anche alla fondazione di una congregazione di sacerdoti, unita a quella femminile. Alla fine desistette, anche a causa delle condizioni storiche complicate, per concentrarsi sul consolidamento delle suore. A consigliarlo in tal senso fu padre Félix de Jesús Rougier, a sua volta fondatore (Venerabile dal 2000).
Grazie alla presenza delle Sorelle del Cuore di Gesù Sacramentato in Angola, è stata approvata dal vescovo di Saurimo la costituzione del ramo maschile, i cui primi aderenti sono in formazione nel Seminario di Saurimo.
Esiste anche un gruppo di Missionari Laici del Cuore Eucaristico di Gesù, in appoggio alle suore nei luoghi dove hanno missioni estere.
Autore: Antonio Borrelli ed Emilia Flochini
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