Nacque a Sfruz (Val di Non, TN) nella vigilia dell'Immacolata Concezione del 1897, terzogenito di 9 fratelli. Furono suoi genitori Giovanni Biasi, lavoratore, piuttosto autoritario che severo; e Rosa Fedrizzi, mamma profondamente pia, di elevato spirito di sacrificio, dolce e amorosa. Dalle innocenti e grandiose bellezze dei suoi luoghi e dal sano ambiente familiare, ritrasse le caratteristiche più forti del suo animo: pietà generosa e profondo senso del dovere.
Sfruz, a mille metri, quasi sul livello del mare, è un paesetto ridente e soleggiato, in cammino sul groppone massiccio della catena del Roèn, che chiude, a Levante, l'amenissima VaI di Non, nel Trentino. E' un piccolo paese, ma, con una frequenza che impressiona, vi sono fiorite le vocazioni religiose che rivestono l'innocenza e l'immensa libertà dei campi, che si arrampicano sulle vette, vicino a Dio. Sono come fiori, ma forti come le rocce tra cui sono cresciuti; sono pieni di sole e di gaia serenità o anche chiusi e meditabondi come il santo raccoglimento dei loro boschi.
Anche il piccolo Arcangelo sentì la voce del Signore, e nel Settembre 1909 entrò a Camposampiero, nel Collegio che allora era ai suoi promettenti princìpi. E vi entrò senza rimpianti e nostalgie. Di intelligenza aperta e acuta, vivace ed allegro, esuberante senza essere riottoso.
" Di tutta la minuscola nidiata, chi incontrava le mie simpatie incondizionate, era il solo Arcangelo per la sua bontà, per la sua franchezza e per l'allegria con cui sapeva condire ogni sua azione anche penosa " - dice un compagno. Nelle ultime parole si allude alla sua forza del dolore, all'amore per la sofferenza, che dovrà formare il suo apostolato su questa terra, e che cominciò a radicarsi molto presto nel suo cuore.
Verso i quindici anni, dopo una visita dei suoi genitori, lo prese una angosciosa nostalgia dei suoi luoghi e durò più mesi: disagio, rimpianto, svogliatezza: giunse fino alla risoluzione di ritornarsene ai suoi monti e al mulino del papà. I genitori, avvisati ritornarono desolati: " ...Se mi fosse stato detto che eri moribondo, non avrei provato un dolore più grande... ". Alle parole tenere e forti dell'ammirabile mamma, Arcangelo capì il giuoco della terribile tentazione, e quello invece: " fu un giorno di grazia. Troncò il passato, forse un po' leggero, con grande volontà, e divenne un modello. Da questo giorno comincia una nuova vita. Da allora, nulla si manifestò in lui di meno santo, e la sua brevissima vita la spese nel possesso di Dio con entusiasmo eroico e con bontà esemplare " - afferma ancora un compagno di cammino.
Terminò brillantemente il ginnasio e fu ammesso al Noviziato: " Fu un crescendo di fervore, fu il tempo nel quale la sua anima si effuse davanti a Gesù e alla Vergine Immacolata, in cocenti desideri di totale abbandono alla Divina Volontà, in saldi propositi di progredire nella via della perfezione, in slanci e sogni santi di futuro apostolato " - scrisse il suo primo biografo.
Nel 1916 fu mandato a Roma. Il nuovo ambiente, i nuovi studi, i nuovi orizzonti lo spaurirono un po': ma prendendo risorse dall'obbedienza evangelica, con tutta la potenza della sua volontà, si gettò nella nuova vita fino a raggiungere lusinghieri trionfi. E fu qui a Roma che, sotto la guida del suo venerando padre rettore, imparò ad amare di forte amore la chiesa ed il Papa: qui trovò le armi spirituali per scendere in lotta con la Massoneria, allora il più potente ed insidioso nemico della Chiesa e del Papa, che in quei tempi infuriava. " Il desiderio alla santità si fa sempre più vigoroso e struggente; la visione del Sacerdozio... lo esalta e lo assorbe: l'amore a Gesù e alla Vergine Immacolata, fusi in un solo impeto, gli strappano dall'anima accenti appassionati di tenerezza e di dedizione senza limiti ". " Voglio davvero corrispondere alla chiamata del Signore... voglio farmi santo davvero, e dilatare, per quanto potrò, il Regno di Dio sulla terra ".
Confidente di P. Kolbe
Non è da dire come abbracciasse anche lui, in quell'angoscioso 1917, con tutta la gioia e il fuoco della sua anima, i grandiosi ideali e l'amore ardente per la Chiesa e per l'Immacolata che traboccavano dal cuore del suo santo confratello e compagno p. Massimiliano Kolbe. " Il P. Kolbe lo ebbe confidente carissimo e con lui a fianco maturò i disegni riguardanti la sua Istituzione. Quando al p. Massimiliano si ricordava il p. Biasi egli aveva un sussulto: "La Milizia" - egli disse una volta - "deve molto, molto, al p. Girolamo Biasi ". Intravide dalle confidenze col Fondatore, la grandezza della nascente Istituzione: la vide grande prima che fosse bambina; e con fede incrollabile nei destini della Milizia, con la coscienza chiara e immutabile di sostenere la più santa e la più fortunata delle cause, all'invito dell'Immacolata, lasciò la terra per il Cielo. L'atto significativo del p. Massimiliano, che sulla sua tomba a Camposampiero, prese consiglio prima di recarsi a fondare la "Città dell'Immacolata" nel Giappone, è più eloquente di ogni elogio commemorativo.
Ed aveva suggerito caldamente ad un confratello di Padova di raccogliere documenti e notizie, perché desiderava che ne fosse stampata la biografia.
Fedele sino alla fine
Essere Militi di Maria - aveva affermato p. Massimiliano - è abbandonarsi nelle sue mani come una semplice cosa, cioè essere strumenti malleabili per fare solo quello a cui ci chiama il Signore. E il Signore accettò la generosa offerta di Girolamo, come anche di altri dei primissimi Militi, suoi compagni. In questo tempo si manifestò la malattia che lo doveva consumare come un olocausto di lode e di riparazione. Fu perciò costretto nel 1919 a ritornare a Padova, per uno studio più leggero e a una vita più riposante.
Nel 1922 fu ordinato Sacerdote. E lo fu veramente. Lo fu con Gesù sulla Croce e suo apostolato fu di fondere il suo sangue con quello di Gesù. Mantenne sempre la sua giovialità e il suo sorriso. Pensieri sulla SS. Eucaristia e sull'Immacolata profumavano sempre le sue labbra pallide e trasfiguravano sempre i suoi occhi profondi.
Nel 1928 andò a Lourdes, e ritornò infiammato ancora di più di amore alla volontà di Dio. Anche la febbre, la tosse, la debolezza, l'oppressione benedicano il Signore. A Camposampiero malati, suore, dottori rimasero santamente. impressionati dalla sua inalterabile pazienza, dalla pienissima conformità ai divini voleri, dalla sua calma serena, dal suo perenne sorriso e da quella squisita delicatezza, rara nei malati, per il grande riguardo che usava verso i visitatori " Noi si partiva dalla sua cameretta, all'ospedale di Camposampiero, dopo brevissimi ma frequenti colloqui, colla netta impressione di una pace consumata, nella serena accettazione della Divina Volontà " - notava il biografo. E negli ultimi giorni, alla religiosa infermiera: " Preghi per me, Madre, perché io possa essere più allegro in questi momenti che l'anima mia si dispone a spiccare il volo a Dio ".
E continuò a benedire il Signore e la Celeste Immacolata Regina, finché la piissima anima ritornò al suo Dio, accanto alla Sua Celeste Madre e Regina.Nella vigilia di s. Luigi Gonzaga, 20 Giugno 1929, nell'ospedale di Camposampiero (PD), consumato dalla sua lenta malattia, moriva, a 32 anni, sorridendo, come era vissuto, il P. Girolamo Maria Biasi, co-fondatore con san Massimiliano M. Kolbe della "Milizia dell'Immacolata".
Superata la prima fase dell'inchiesta diocesana, il processo di beatificazione del servo di Dio p. Girolamo M. Biasi è in corso dal novembre 2000. Nel dicembre 2018, è stato promulgato il decreto sull’eroicità delle sue virtù.
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