Donino, o Donnino, visse fra VI e VII secolo, collaborando con il vescovo Florido e il presbitero Amanzio alla ricostruzione di Città di Castello (allora Castrum Felicitatis) dopo la distruzione subita durante la guerra greco-gotica. Le fonti erudite dei secoli XVII-XVIII ne ricordano la devozione e lo zelo. Alla morte di Florido (599 o 600) e di Amanzio, di poco successiva, Donino abbandonò la vita pubblica per ritirarsi a vivere nella solitudine eremitica presso la località Rubbiano, territorio che poi passerà alla diocesi di Cortona nel 1325. Si trasferì poi in un secondo eremo, più vicino a Città di Castello, oggi denominato Villa San Donino. Qui il laico eremita morì nell’anno 610. Durante gli anni della vita eremitica Donino entrò a contatto con la popolazione delle campagne circostanti gli eremi, divenendo per esse un punto di riferimento spirituale un intercessore presso Dio. Il suo corpo è oggi conservato all’interno di un’urna collocata nella chiesa di San Donino nell’omonima località. Altro luogo legato alla memoria di questo santo è presso Rubbiano, dove esistono alcuni massi e una fonte presso cui i pellegrini pregano per ottenere la guarigione dall’epilessia. Da secoli Donino è invocato contro il morso dei cani idrofobi. Sebbene laico, Donino è stato in passato raffigurato con i paramenti sacerdotali e il calice, e accanto un piccolo cane. La più antica raffigurazione è contenuta nel paliotto in argento sbalzato e cesellano donato da papa Celestino II alla cattedrale di Città di Castello nel 1144, dove Donino è raffigurato insieme ai santi Florido e Amanzio. Le sue reliquie sono state sottoposte a ricognizione canonica negli anni 1543, 1791 e 1869.
Autore: Andrea Czortek
|