Edessa, † 15 novembre? 322
Etimologia: Abibo = padre, dalla radice sumerica hab
Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Edessa nell’antica Siria, sant’Abib, diacono e martire, che, sotto l’imperatore Licinio, concluse il suo glorioso combattimento condannato al rogo dal governatore Lisania.
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Fino a poco tempo fa era ricordato insieme ai santi Guria e Samona al 15 novembre, ma nell’ultimissima edizione riveduta del ‘Martyrologium Romanum’, sant’Abibo è ricordato da solo al 2 settembre, mentre gli altri due martiri sono rimasti al 15 novembre. Abibo (Habib) era un diacono di Edessa, città della Siria che fu centro di cultura cristiana (Scuola di Edessa) nel IV-V secolo; scampò alla persecuzione contro i cristiani di Galerio, imperatore d’Oriente del 305, il quale poi nel 311 emanò un editto di tolleranza. In questa persecuzione caddero uccisi nel 306 i santi martiri Guria e Samona, suoi amici e compatrioti; subentrata la tolleranza imperiale, Abibo poté esercitare liberamente il suo ministero e per vari anni sostenne e fortificò la fede del popolo cristiano di Edessa. Ma con l’avvento dell’imperatore Licinio Valerio (250-325) si scatenò una nuova persecuzione e anche il diacono Abibo fu arrestato, ma riuscì comunque a liberarsi; desideroso del martirio non restò nascosto in attesa del passaggio della bufera persecutoria, e si presentò spontaneamente a Teotecne, uno degli ufficiali di Lisania, governatore della provincia. Sottoposto ad interrogatorio rimase insensibile a minacce, promesse e torture, finché venne condannato ad essere bruciato vivo (15 novembre? 322). Benché morto, il suo corpo venne risparmiato miracolosamente dalle fiamme; quindi venne imbalsamato e sepolto presso la tomba dei martiri suoi amici Guria e Samona; il culto fu associato a loro per tutti questi secoli, ma i sedici anni di distanza fra le loro morti, 306 e 322, ha determinato la divisione della celebrazione.
Autore: Antonio Borrelli
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