Vigolo Vattaro, Trento, 16 dicembre 1865 - San Paolo, Brasile, 9 luglio 1942
Amabile Visintainer nacque a Vigolo Vattaro, in provincia e diocesi di Trento, il 16 dicembre 1865. A dieci anni, insieme alla sua famiglia e a un centinaio di compaesani, emigrò verso il Brasile, dove, precisamente nello Stato di Santa Catarina, i capifamiglia emigrati fondarono i villaggi di Nova Trento e di Vigolo. A quattordici anni fu affiancata da Virginia Nicolodi, con la quale cominciò ad assistere gli anziani e i malati; si dedicò anche al catechismo e alla manutenzione della chiesa intitolata a San Giorgio. Le due ragazze volevano consacrarsi a Dio, ma non sapevano come fare. L’occasione arrivò il 12 luglio 1890, quando venne affidata alle loro cure Angela Viviani, un’anziana donna malata di cancro. Il primo parroco di Vigolo, il gesuita padre Luigi Maria Rossi, comprese che le due ragazze, alle quali si era aggiunta Teresa Maule, avevano le credenziali per costituire la prima congregazione religiosa nata in terra brasiliana: il nome scelto fu Figlie dell’Immacolata Concezione. Amabile, con la professione religiosa, cambiò nome in suor Paolina del Cuore Agonizzante di Gesù. Fu eletta superiora generale nel 1903, anno in cui padre Rossi, dovendosi trasferire a San Paolo del Brasile, le domandò di venire con lui. Madre Paolina rimase in carica fino al 1909, quando venne deposta d’ufficio dall’arcivescovo di San Paolo monsignor Duarte Leopoldo e Silva, il quale cambiò nome alla congregazione in Piccole Suore dell’Immacolata Concezione. La fondatrice, pur stimata dalle consorelle, continuò a vivere come una semplice suora senza incarichi, prima a Bragança Paulista, poi di nuovo a San Paolo, anche quando il diabete complicò le sue condizioni di salute. Morì a San Paolo il 9 luglio 1942. Alla sua morte esistevano quarantacinque case, sparse in cinque Stati del Brasile. Fu beatificata da san Giovanni Paolo II a Florianópolis il 18 ottobre 1991 e canonizzata dallo stesso Pontefice il 19 maggio 2002 a Roma: era la prima donna brasiliana, nonché la prima nativa del Trentino Alto Adige, a ottenere il massimo onore degli altari. I suoi resti mortali sono venerati nella cappella della Sacra Famiglia a San Paolo.
Martirologio Romano: A San Paolo in Brasile, santa Paolina del Cuore di Gesù Agonizzante (Amabile) Visintainer, vergine, che, emigrata ragazza dall’Italia, fondò al servizio dei malati e dei poveri la Congregazione delle Piccole Sorelle dell’Immacolata Concezione, alla quale, dopo molte difficoltà, prestò in massima umiltà e in assidua preghiera il suo servizio.
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L’infanzia
Amabile Visintainer (al Battesimo, Amabile Lucia) nacque a Vigolo Vattaro, piccolo paese del Trentino-Alto Adige (allora territorio dell’Impero austro-ungarico) il 16 dicembre 1865, secondogenita di Napoleone Visintainer (o Wiesenteiner), scalpellino e muratore, e Anna Pianezzer, contadina e sarta.
Dimostrava una maturità superiore alla sua età, perché le molte necessità della sua povera famiglia l’avevano costretta a dare una mano sin da piccola: badava alla nonna e ai fratelli più piccoli. A otto anni, poi, cominciò a lavorare in una delle filande del suo paese natale, come addetta alla cernita dei bozzoli. Provava molta compassione per le bambine più piccole di lei che l’affiancavano, tanto da non riuscire a mangiare, al vederle tanto dimagrite.
Emigrante a dieci anni
Nel 1875, anno che segnò l’emigrazione dal Trentino al Brasile di molti vigolesi, anche la famiglia Visintainer al completo emigrò, prendendo residenza con gli altri emigrati nello Stato di Santa Catarina. Lì i capifamiglia fondarono la colonia di Nova Trento. Un altro gruppo di famiglie, compresi i Visintainer, si addentrò nella foresta, dove costruirono il villaggio di Vigolo.
Amabile aveva dieci anni al suo sbarco in Brasile. Con gli altri figli degli emigrati cominciò a frequentare la scuola, tenuta da una maestra loro compaesana. Tuttavia, nonostante l’impegno, non riusciva a imparare né a leggere, né a scrivere.
Quasi analfabeta, ma catechista
Questo pregiudicava anche la sua possibilità di accedere ai Sacramenti dell’iniziazione cristiana, ma poté ugualmente frequentare il catechismo grazie alla sua indole buona. Il giorno della Prima Comunione, Amabile corse dalla mamma, felice perché aveva improvvisamente imparato a leggere. Quello stesso giorno, fece una promessa: «Vorrei appartenere soltanto a Gesù».
Con l’amica Virginia Nicolodi, con la quale lavorava al mulino costruito dai rispettivi genitori, cominciò a sognare di consacrarsi a Dio, anche se nessuna delle due sapeva come: non c’erano preti a Vigolo, a quel tempo.
Quando finalmente arrivò un missionario, il gesuita padre Augusto Servanzi, Amabile aveva quattordici anni. Il sacerdote affidò a lei e a Virginia il compito d’insegnare il catechismo, di visitare gli ammalati e di provvedere alla manutenzione della chiesetta intitolata a San Giorgio, patrono di Vigolo Vattaro. Amabile promosse l’acquisto di una statua della Madonna di Lourdes, aiutata dalle altre ragazze del villaggio.
La Madonna e tre sogni
Dieci anni dopo la Prima Comunione, Amabile vide per tre volte in sogno la Madonna, come era apparsa a Lourdes. La prima volta le disse: «È mio ardente desiderio che cominci un'opera: lavorare per la salvezza delle mie figlie». La ragazza le domandò: «Ma come lo posso fare, Madre mia? Senza nessun mezzo e così miserabile?».
In un sogno successivo, la Vergine le chiese: «Che cosa hai deciso, figlia mia?». Amabile, ormai, aveva deciso: «Vi servirò, cara Madre! Ma sono una povera creatura… Tuttavia, prometto di fare tutto il possibile». La Madonna concluse: «Ti darò qualcuno che possa aiutarti. Più tardi ti mostrerò le figlie che ti desidero consegnare».
L’Ospedaletto di San Vigilio
Quando morì sua madre, Amabile aveva ventidue anni e dovette accollarsi la cura della casa e dei fratelli. Tre anni dopo, suo padre si risposò, così poté essere più libera di compiere la propria vocazione, insieme a Virginia.
Lasciate quindi le rispettive famiglie, le due amiche si ritirarono in una casupola vicino alla cappella di San Giorgio a Vigolo. Lì accolsero Angela Viviani, un’anziana donna venuta a trovare la figlia, ma impossibilitata a muoversi perché gravemente malata di cancro. Il 12 luglio 1890, giorno in cui l’accolsero nella loro casa, nacque l’Ospedaletto di San Vigilio.
Il “conventinho”
Le famiglie e i compaesani erano preoccupati perché Amabile e Virginia vivevano da sole. Anche Angela dava loro parecchi problemi, perché aveva un carattere difficile e si rifiutava di sentir parlare di argomenti religiosi. Un giorno, però, chiese di confessarsi; visse altri due mesi e mezzo.
Alle due amiche si aggiunse Teresa Maule, mentre i vigolesi cominciavano a guardare con più simpatia il “conventinho” (“conventino”) e le rudimentali strutture con cui, grazie ad alcuni benefattori, si era ampliato col tempo.
Dietro consiglio del superiore della missione tenuta dai gesuiti, Amabile aprì un secondo ospedaletto a Nova Trento. Intanto, altre ragazze domandarono di essere accolte nella piccola comunità, che il primo parroco in pianta stabile, il gesuita padre Luigi Maria Rossi, aveva inizialmente pensato di disfare.
La nascita delle Piccole Figlie dell’Immacolata Concezione
Anche il vescovo di Curitiba, diocesi sotto cui cadeva Nova Trento, ebbe la stessa prima impressione, ma cambiò parere al vedere la dedizione e lo spirito di penitenza con cui vivevano Amabile e le sue compagne. Decise quindi di ammetterle ai voti religiosi: il 25 agosto 1895, quindi, concesse l’approvazione canonica di una nuova congregazione religiosa.
Amabile cambiò nome in suor Paolina del Cuore Agonizzante di Gesù, mentre Virginia divenne suor Matilde dell’Immacolata Concezione e Teresa suor Agnese di San Giuseppe. La congregazione, invece, fu chiamata Figlie dell’Immacolata Concezione, per via della devozione che lei aveva verso la Madonna di Lourdes. Era la prima realtà del genere sorta in terra brasiliana.
Nuove case per i poveri
Suor Paolina, fondatrice e formatrice delle novizie, pensò subito a un modo con cui mantenere la comunità. Ricordandosi del suo lavoro in filanda, introdusse in Brasile la coltivazione dei bachi da seta e inviò alcune suore in una città vicina, perché imparassero a tessere la seta. Altre suore lavoravano nei campi.
Nel 1903 fu eletta superiora generale. Intanto padre Rossi, avendo dovuto trasferirsi a San Paolo, la invitò a raggiungerlo. Lì madre Paolina aprì numerosi ospedali per i più poveri, ospizi per gli ex schiavi e scuole per i loro figli.
Gli anni del nascondimento
Tuttavia, l’arcivescovo di San Paolo, monsignor Duarte Leopoldo e Silva, la destituì d’autorità dal suo incarico. Nel Capitolo generale del 29 agosto 1909, oltre a nominare una nuova superiora, cambiò il nome alla congregazione: da Figlie a Piccole Suore dell’Immacolata Concezione.
Le suore amavano la fondatrice, ma altri non apprezzavano la sua ingenuità e la disinvoltura con cui trattava chiunque. In più, aveva cercato di dirimere una contesa tra la ricca vedova di un industriale, che voleva comandare sulle suore, oltre a voler governare l’orfanotrofio della Sacra Famiglia a San Paolo, e una suora più giovane, che voleva dare una nuova fisionomia alla congregazione.
Suor Paolina accettò di ritirarsi come sottoposta a Bragança Paulista, in uno dei conventi più poveri. Di salute stava bene, ma provava una forte aridità di spirito. Il suo confessore la spronò, ricordandole il suo nome di religione: doveva soffrire come Gesù nel Getsemani e agonizzare come il suo Sacro Cuore, lei che era il cuore della congregazione.
Di nuovo a San Paolo
Nel 1918 fu richiamata nella casa di San Paolo, dove continuò la sua vita umile e laboriosa. Non era più la superiora, ma visitava spesso le altre case, per incoraggiare le consorelle. Intanto la congregazione continuava a prosperare: la fondatrice era felice, ma riconosceva tutto il merito a Dio.
Così pregava: «Voglio essere vostra per sempre, o Signore, l’ultima delle vostre figlie che vuole essere sempre l’ultima, per essere più vicina a voi, mio caro Gesù». Il 19 marzo 1933 fu consolata dalla notizia che papa Pio XI aveva concesso il pontificio Decreto di lode alla congregazione.
La malattia e la morte
Da molti anni, però, aveva il diabete. Nel 1938, a causa di quella malattia, le andò in cancrena un dito della mano destra. Ricoverata tra i suoi stessi malati, subì l’amputazione del dito, poi, il 18 marzo 1938, di tutto l’arto, dato che la cancrena si era estesa.
Commentò che Dio si era letteralmente preso prima il dito, poi il braccio, aggiungendo: «Ma io gli ho già dato tutto da tanto tempo, e Lui sa di potermi chiedere tutto quello che vuole. Volontà di Dio, paradiso mio!».
Negli ultimi mesi di vita divenne completamente cieca. Passò la sua agonia invocando: «Misericordia, Signore, misericordia!». Sopraggiunse una crisi diabetica con complicazioni polmonari: il 9 luglio 1942 madre Paolina, come tutti avevano continuato a chiamarla, rese l’anima a Dio nella casa di San Paolo.
Due anni prima, in occasione del cinquantesimo di fondazione della congregazione, aveva lasciato il suo testamento spirituale: «Siate umili. Confidate sempre e molto nella Divina Provvidenza; mai e poi mai dovete scoraggiarvi, malgrado i venti contrari. Vi dico di nuovo: confidate in Dio e in Maria Immacolata; siate fedeli e avanti!».
La causa di beatificazione e canonizzazione fino al decreto sulle virtù eroiche
A fronte della perdurante e crescente fama di santità che circondava madre Paolina, la congregazione da lei fondata, che aveva cambiato nome in Piccole Suore dell’Immacolata Concezione, avviò i primi passi per la sua causa di beatificazione e canonizzazione.
Il processo informativo fu quindi aperto nella diocesi di San Paolo il 3 settembre 1965 e concluso due anni più tardi. Il nulla osta per il processo cognizionale fu concesso il 7 gennaio 1982: dal 26 maggio 1982 al 21 settembre 1983 si svolse il processo stesso, i cui atti giuridici vennero convalidati il 30 maggio 1986.
Nel 1987 fu consegnata la “Positio super virtutibus”, esaminata il 13 ottobre dello stesso anno dai Consultori teologi della Congregazione delle Cause dei Santi e, due mesi più tardi, ossia il 15 dicembre 1987, dai cardinali e dai vescovi membri della stessa Congregazione.
L’8 febbraio 1988, alla presenza del Papa san Giovanni Paolo II, fu promulgato il decreto con cui madre Paolina del Cuore Agonizzante di Gesù veniva dichiarata Venerabile.
Il miracolo per la beatificazione
Tra le numerose grazie attribuite alla sua intercessione fu selezionata quella ricevuta da Eluíza Rosa de Souza, di Imbituba, nello Stato di Santa Catarina. Ventiquattrenne, già madre di quattro figli, ebbe due aborti spontanei, poi rimase di nuovo incinta.
Al settimo mese di gestazione, però, si accorse che la pancia non cresceva più. Terminati i nove mesi, scoprì che era sopravvenuta la morte intrauterina del feto: si rese necessario intervenire chirurgicamente per estrarlo.
Dopo l’intervento, durato sedici ore, incorse una grave emorragia: la paziente ebbe un arresto cardiaco, era senza polso e senza pressione arteriosa. Il medico riferì ai familiari che non c’era più nulla da fare.
Le suore dell’ospedale, però, misero sul petto della donna un’immaginetta con una reliquia “ex indumentis” di madre Paolina. Il 23 settembre 1966, dopo oltre settantadue ore di coma profondo, durante le quali le era stata anche impartita l’Unzione degli Infermi, Eluiza riprese conoscenza.
Il riconoscimento del miracolo e la beatificazione
Il decreto di convalida degli atti giuridici del processo sul presunto miracolo fu emesso il 13 febbraio 1988. Il 16 luglio dello stesso anno, la Consulta Medica della Congregazione delle Cause dei Santi si pronunciò circa l’impossibilità di spiegare scientificamente l’accaduto.
Il 25 novembre 1988 i Consultori teologi verificarono il nesso tra l’avvenuta guarigione e l’intercessione di madre Paolina, confermato dai cardinali e dai vescovi della stessa Congregazione il 10 gennaio 1989. Il 18 febbraio 1989, infine, san Giovanni Paolo II autorizzò la promulgazione del decreto con cui la guarigione di Eluíza Rosa de Souza era da ritenere un miracolo ottenuto per intercessione di madre Paolina.
Lo stesso Pontefice la beatificò il 18 ottobre 1991 nella Bahia Sul, sulla spiaggia di Florianópolis, capitale dello stato di Santa Catarina, durante il suo secondo viaggio apostolico in Brasile. La memoria liturgica della nuova Beata fu stabilita al 9 luglio, giorno della sua nascita al Cielo.
Il miracolo per la canonizzazione
Come secondo miracolo da convalidare per la canonizzazione fu esaminato il caso di Iza Bruna Vieira de Souza, di Rio Branco, nata il 5 giugno 1992 con un meningoencefalocele occipitale, ovvero una malformazione al cervello. Cinque giorni dopo la nascita venne sottoposta a operazione chirurgica, ma ventiquattr’ore dopo sopraggiunsero crisi convulsive e arresto cardiaco.
La nonna della bambina, Zaira Darub de Oliveira, che già aveva invocato la Beata Paolina durante la gestazione, continuò a farlo anche durante il tempo in cui la piccola fu in ospedale e mise una sua immagine accanto a lei. Iza Bruna fu battezzata in ospedale: il giorno dopo fu dichiarata fuori pericolo.
Il riconoscimento del miracolo e la canonizzazione
Il 24 ottobre 1996, la Consulta Medica della Congregazione delle Cause dei Santi si pronunciò circa l’impossibilità di spiegare scientificamente l’accaduto.
Il 4 maggio 2001, i Consultori teologi verificarono il nesso tra l’avvenuta guarigione e l’intercessione di madre Paolina, confermato dai cardinali e dai vescovi della stessa Congregazione il 3 luglio dello stesso anno. Il 7 luglio 2001, dunque, san Giovanni Paolo II autorizzò la promulgazione del decreto con cui la guarigione di Iza Bruna Vieira de Souza era da ritenere un miracolo ottenuto per intercessione della Beata Paolina.
Fu ancora lui a canonizzare lei e altri quattro Beati in piazza San Pietro a Roma il 19 maggio 2002, domenica di Pentecoste. Madre Paolina diventava quindi la prima donna canonizzata del Brasile, nonché la prima nativa del Trentino Alto Adige.
I suoi resti mortali sono venerati nella cappella della Sacra Famiglia nel quartiere di Ipiranga a San Paolo, mentre a Vigolo, oggi frazione di Nova Trento, sorge un santuario che custodisce i luoghi dove iniziò la sua opera.
La sua eredità oggi
Alla sua morte, santa Paolina aveva lasciato quarantacinque case in cinque Stati del Brasile. Oggi la sua congregazione conta quasi trecentonovanta suore, divise in settantaquattro comunità. La grande maggioranza si trova in America Latina, ma contano presenze anche in tre Stati africani (Ciad, Camerun e Mozambico). In Italia c’è la comunità di Vigolo Vattaro, dove le suore custodiscono la casa natale della fondatrice.
Come lei, ancora oggi si dedicano al servizio dei più bisognosi e di quanti si trovano in condizioni ingiustamente trascurate, tramite scuole, ospedali, ricoveri, orfanotrofi e educandati, ma anche nella pastorale parrocchiale, diocesana e popolare. Considerano data della loro fondazione il 12 luglio 1890, quando Amabile e Virginia accolsero Angela Viviani nell’Ospedaletto di San Vigilio.
Autore: Emilia Flocchini
Amabile Lucia Visintainer nasce nel 1865 a Vigolo Vattaro, nel Trentino, sotto la dominazione austriaca. Poverissima, è seconda di quattordici fratelli. Il padre Napoleone è un muratore; la madre Anna Pianezzer, donna buona e religiosa, per sfamare i figli coltiva l’orto e fila il cotone per confezionare i vestiti. Amabile è una bambina matura e responsabile: aiuta la mamma nelle faccende domestiche, accudisce i fratellini e cura gli anziani nonni. Come tanti altri trentini, nel 1875 la famiglia Visintainer emigra in Brasile, in cerca di fortuna, nello Stato di Santa Catarina. Ai Visintainer e agli altri loro compaesani viene concesso un terreno che contribuirà a dare vita ai villaggi di Nova Trento e Vigolo, per ricordare i paesi di origine.
Crescendo, la ragazza, oltre a collaborare in casa e in campagna, tiene pulita la piccola chiesa intitolata a San Giorgio (patrono della sua città natale) e si occupa del catechismo. All’età di ventidue anni, purtroppo, le muore la madre. Amabile deve occuparsi dei fratellini, ma il suo impegno in parrocchia e nella cura degli ammalati non viene mai meno. A lei si affianca una cara amica, Virginia Rosa Nicolodi.
In sogno, il Signore indica ad Amabile la sua missione: l’apertura di un ospedale. Amabile e Virginia, pregando San Giuseppe e la Madonna di Lourdes di sostenerle, senza indugio, vanno a vivere in una misera baracca di legno, accanto alla Chiesa di San Giorgio, ospitando una malata terminale. Intanto arrivano altre ragazze desiderose di pregare, aiutare il prossimo e diffondere il Vangelo. Così, nel 1890, nasce la Congregazione delle Piccole Suore dell’Immacolata Concezione. Amabile diventa suor Paolina e Virginia suor Matilde. Per mantenere gli ammalati coltivano la terra, tessono, cuciono, confezionano rosari e fiori finti. Nascono scuole, orfanotrofi e ospedali che si diffondono in cinque regioni del Brasile. Nella capitale San Paolo le “Piccole Suore” assistono soprattutto gli ex schiavi che hanno ottenuto la libertà, accompagnata, però, da tanta miseria. In questa città Madre Paolina, come la chiamano tutti, muore nel 1942, dove è sepolta. Attualmente la sua congregazione è diffusa in Italia, Europa, America Latina e Africa per portare sollievo a poveri, orfani e malati e diffondere ovunque l’istruzione e il messaggio di Gesù.
Autore: Mariella Lentini
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