Il Martirologio Geronimiano al 9 settembre riporta questa notizia: "in Sabinis Miliario XXX Jacinti, Alexandri, Tiburti". L'affermazione fu ripresa dai martirologi medievali e dal Romano. Di un martire Giacinto nella Sabina non restano Atti; la menzione piú antica di culto nella località la si ha nel Liber Pontificalis. Ivi infatti si narra che Leone III (795-816) donò alla basilica "ubi corpus eius requiescit, vestem de stauraci pulcherrimam". Il problema che si pone è questo: giacinto è un martire sabino autentico o va identificato con il martire romano omonimo deposto sulla via Salaria vetus (11 settembre) assieme a Proto, o ancora con l'altro martire romano dello stesso nome sepolto in un cimitero della via Labicana (3 agosto)? Il Lanzoni opina che il termine corpus del Liber Pontificalis equivalga a "porzione di corpo". Inoltre, osserva sempre il Lanzoni, dato che i martiri della via Salaria non godevano culto solamente in oma e vicinanze, ma lungo l'intero tracciato della via consolare, si potrebbe ammettere che il Giacinto della Sabina sia l'omonimo della Salaria vetus, comemorato fuori del territorio romano. Nel IX sec. abano Mauro identificò il Giacinto sabino con quello menzionato in una leggendaria passio in cui si narra che un certo Giacinto fu gettato in mare, ma, salvatosi miracolosamente, fu poi decapitato; tuttavia non esiste alcuna precisazione di località. Per quanto riguarda Alessandro e Tiburzio sembra ai commentatori dei Martirologi Geronimiano e Romario che si tratti di errate trascrizioni. Invece di Alexandri dovrebbe leggersi Alexandria (città), mentre Tiburzio sarebbe il martire romano della via Labicana (11 agosto) qui erroneamente inserito
Autore: Gian Domenico Gordini
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