Monaco, forse italo-greco, venne in Abruzzo, tra la fine del sec. X e l'inizio dell'XI, dagli estremi confini della Calabria, per sfuggire alle frequenti incursioni saracene, insieme con sei confratelli e con Ilarione, loro archimandrita. Morto questi, i sette, dapprima stabilitisi nella valle dell'Aventino, tra Casoli e Civitella Messer Raimondo, in un luogo detto Prata (o Plata), il cui prezzo fu questuato e pagato al conte di Chieti, non riuscendo ad eleggere un nuovo abate, si separarono, ritirandosi ciascuno in una località prescelta, per lo più tra gli anfratti e le caverne dei massicci appenninici del chietino e della Marsica. Nicola, detto greco, è sepolto e venerato a Guardiagrele (Chieti), Rinaldo a Fallascoso (Chieti), Falco a Palena (Chieti), Stefano, detto il luto nell'eremo celestino di S. Spirito a Majella (Pescara), Giovanni nella Badia di S. Giovanni in Venere, a Fossacesia (Chieti), Orante ad Ortucchio (L'Aquila). Franco è venerato quale compatrono di Francavilla a Mare, ridente cittadina adriatica in provincia di Chieti. Sotto il pontificato di Leone XIII la S. Congregazione dei Riti approvò il culto reso ai sette, anteriore ad Urbano VIII. L'interesse per questa, come per le altre citate figure di santi, è di natura folkloristica e letteraria piuttosto che agiografica. Dall'insolita immigrazione di alcuni monaci, che si chiamavano tra di loro "fratelli" e morirono tutti in fama di santità, nacque la leggenda, un tempo assai diffusa nel volgo abruzzese, dei "sette santi fratelli", leggenda che proliferò in altre spropositate dinastie di santi, disparatissimi tra loro per origine ed età. L'unico scritto su Franco, peraltro completamente fantastico, è un bozzetto giovanile di Gabriele D'Annunzio, libro che per volontà dell'autore fu escluso dalle sue Opera Omnia (ultima ed., Milano 1932). La sagra paesana in suo onore si celebra, presso la bella modernissima chiesa, il 18 agosto.
Autore: Luciano Tosti
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