sec. III
A Napoli sant'Agrippino era popolare quasi quanto san Gennaro. Secondo la tradizione, Agrippino fu il sesto vescovo della diocesi partenopea, e uno scrittore del IX secolo lo elogia così: «Innamorato della patria, difensore della città, egli non cessa di pregare ogni giorno per noi, suoi servitori». Di lui non ci sono molte notizie. Visse alla fine del III secolo, e la traslazione delle reliquie avvenne nella cosiddetta Stefania, cioè nella chiesa costruita nel V secolo per far posto alla nuova cattedrale. In precedenza le reliquie di sant'Agrippino avevano riposato nelle catacombe di san Gennaro. Furono ritrovate dal cardinale Spinelli nel 1774. (Avvenire)
Etimologia: Agrippino = diminutivo di Agrippa
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: A Napoli, sant’Agrippino, vescovo, che fu tra i primi che antichi documenti dichiarano difensore della città .
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Secondo gli storici, dieci o undici secoli fa, a Napoli, Sant'Agrippino era quasi altrettanto popolare del celebre San Gennaro.
Non sappiamo quanto fosse vivo, allora, il culto per il Martire dal prodigioso sangue: ma l'accostamento a San Gennaro e la quasi pari popolarità con lui sono titoli di elogio abbastanza significativi sul conto del personaggio di Sant'Agrippino, oggi ricordato.
Chi era questo Santo, chiamato con il diminutivo del nome di Agrippa? Secondo la tradizione, Agrippino fu il sesto Vescovo della diocesi partenopea, e uno scrittore del IX secolo fa di lui questo poetico elogio: " Innamorato della patria, difensore della città, egli non cessa di pregare ogni giorno per noi, suoi servitori. Egli accresce assai l'esercito di coloro che credono nel Signore, e li riunisce in seno della Santa Madre, la Chiesa. A causa di ciò, merita di udire le parole: "Coraggio, bravo servitore; poiché sei stato fedele nelle piccole cose, io ti darò autorità sul molto; entra nella gioia del tuo padrone" ".
Queste ultime parole sono tratte da una parabola evangelica: esattamente quella dei talenti consegnati da un padrone ai suoi servi, e da uno fatti fruttare, mentre dall'altro sterilmente nascosti.
L'elogio del Vescovo Agrippino è alquanto generico, e dimostra come anche l'antico autore sapesse ben poco di preciso su questo personaggio.
Di molti altri vescovi esemplari infatti, onorati o meno come Santi, si poteva dire che erano stati " innamorati della loro patria, difensori della loro città ", e intenti ad accrescere l'esercito di Cristo.
Esiste però, nelle parole dell'ignoto scrittore, un particolare calore, un intento di lode che dimostra come la memoria di Sant'Agrippino, pur in assenza di particolari più precisi, avesse particolare risalto tra quello di altri Vescovi napoletani. Si capisce, insomma, come la venerazione di questo Santo fosse, un tempo, eccezionalmente fervida.
Venendo ai dati più propriamente storici, si può dire soltanto che il Vescovo Agrippino visse alla fine del III secolo, e non fu Martire.
Altre notizie fanno difetto, tranne quelle della successiva traslazione delle reliquie di Sant'Agrippino nella cosiddetta Stefania, cioè nella chiesa costruita a Napoli nel V secolo per far posto alla nuova cattedrale. In precedenza, le reliquie di Sant'Agrippino avevano riposato in un oratorio, nelle Catacombe napoletane di San Gennaro.
Mille anni dopo, nel 1744, il cardinale Spinelli fece ricerca delle reliquie dell'antico Vescovo. Trovò un vaso di marmo con la seguente scritta: " Reliquie incerte che si pensa siano il corpo di Sant'Agrippino ".
Reliquie incerte, che soltanto un più approfondito esame o nuovi documenti potranno far assegnare con certezza al Vescovo Agrippino, Pastore di incerta santità, un tempo venerato quasi alla pari con San Gennaro, perché innamorato della sua città e protettore del popolo napoletano.
Autore: Archivio Parrocchia
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