Mantova - Mantova, 19 novembre 1338
Giacomo Benfatti nacque a Mantova intorno alla metà del secolo XIII. Entrato nell’Ordine domenicano, seppe coniugare una solida formazione teologica con un’intensa vita spirituale. Priore del convento cittadino, fu chiamato da Nicolò Boccasini, generale dell’Ordine - in seguito papa con il nome di Benedetto XI - come suo consigliere. Nel 1304 divenne vescovo di Mantova. Vero pastore, promosse la fede cattolica, svolse una appassionata opera di pacificazione tra le famiglie cittadine e si prese cura, con grande senso di carità, dei poveri e dei sofferenti.
Morì a Mantova il 19 novembre 1332. Le sue spoglie sono venerate nel santuario della Beata Vergine Incoronata, annesso alla Cattedrale di Mantova.
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: A Mantova, beato Giacomo Benfatti, vescovo, dell’Ordine dei Predicatori, che, dopo aver riportato la pace in città , soccorse il popolo colpito dalla peste e dalla fame.
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La difficile successione di Papa Bonifacio VIII, il grande e tempestoso Pontefice del tempo di Dante, toccò al mite cardinale Niccolò Boccasino, eletto nel 1303 col nome di Benedetto XI.
Pontificò soltanto per pochi mesi, e forse per questo Dante non ebbe parole di rimprovero per il nuovo Pontefice, sotto il quale sfumò la speranza degli esuli Bianchi, tra i quali era anche Dante, di rientrare a Firenze con le armi, approfittando della scomunica lanciata contro i loro avversari, i Guelfi Neri.
Dopo Benedetto XI, il francese Clemente V lasciò la derelitta sposa di Cristo in balia del Re Filippo il Bello, e non si mosse da Avignone, dando inizio alla tristemente famosa " servitù di Babilonia ". Dante lo definì " pastor senza legge ", condannandolo tra i simoniaci.
Niccolò Boccasino era stato frate domenicano, ed era Maestro Generale dell'Ordine quando fu eletto Cardinale e, poco dopo, Papa. Egli amò circondarsi di domenicani, e anche il Cardinale Niccolò da Prato, inviato come paciere a Firenze nel 1304, era un domenicano.
Domenicano era stato anche il consigliere intimo del Cardinal Boccasino, Giacomo Benfatti, o Benefatti, oggi venerato come Beato.
Egli era mantovano, uscito da una nobile famiglia, e all'anima devota unì la tempra dello studioso, addottorandosi maestro di Teologia all'Università di Parigi.
Non per favoritismo, ma per doveroso omaggio ai suoi meriti, soprattutto spirituali, Benedetto XI, nel suo breve pontificato, prese la saggia iniziativa di consacrare il proprio consigliere e amico Vescovo della città di Mantova.
Fu una scelta più che felice, anche se il Papa non ebbe il tempo di veder confermata la bontà dei suo giudizio.
Con la sua alta statura morale, la sua saggezza, la sua conoscenza degli uomini, il Vescovo Benfatti avrebbe potuto vantare un non comune ascendente diplomatico e anche politico, del quale però non volle approfittare.
Si tenne anzi, deliberatamente al di fuori delle più spinose questioni del tempo, e soprattutto delle accanite contese che allora dividevano le maggiori città italiane, e che si potevano ricondurre, in sostanza, al contrasto tra vecchia nobiltà e nuova borghesia. Tra le varie parti, Giacomo Benfatti preferì quella dei poveri, il cui unico colore era la miseria, e l'unica bandiera il bisogno. E i poveri di Mantova, non per modo di dire, chiamarono il Vescovo loro padre.
Le cronache del tempo parlano anche, naturalmente, della sua attività ufficiale, come la presenza all'incoronazione di Enrico VII a Milano e la partecipazione al Concilio di Vienne, nel Delfinato.
Ma la sostanza del suo episcopato, durato ventott'anni, fu soprattutto nella carità, che gli valse l'affetto del popolo da vivo, e il culto dopo la morte, intorno alle reliquie conservate nella bella cattedrale della città dei Gonzaga, ovile del Beato Giacomo Vescovo.
L'Ordine Domenicano lo ricorda il 19 novembre.
Fonte:
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Archivio Parrocchia
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