Chi non ricorda, al nome di Patroclo, l'omerica Iliade, e colui sul cui corpo anche i cavalli di Achille fecero pianto? Patroclo, amico fedele di Achille, chiese allo sdegnato eroe di poter indossare le sue armi, per rintuzzare la baldanza dei Troiani. Venne affrontato da Ettore, che lo credette Achille, e da lui colpito a morte. Per vendicare la sua morte, Achille torna a impugnare le armi, cerca un avversario, e questa volta sarà Ettore a cadere. Patroclo ed Ettore, così sono i due eroi omerici che più suscitano ammirazione e compianto. Più che da ira e da violenza, sono infatti mossi da generosità e amicizia, e par quasi cogliere in loro un certo spirito di sacrificio; un'ombra, forse, di martirio. Non sorprende, perciò, il nome di Patroclo portato da un Santo cristiano, e da un Santo tutt'altro che guerriero. Fu un eremita del VI secolo, questo San Patroclo, e venne lodato, non da un poeta epico, ma da uno storico della religione, San Gregorio di Tours. Questi traccia di San Patroclo un ritratto vivacissimo: prima lo descrive pastore di pecore; poi studente; finalmente monaco. Un monaco non ribelle alla Regola, ma disadatto alla vita della comunità. Gregorio di Tours narra, per esempio, come il monaco Patroclo, immerso nella lettura dei libri sacri, non udisse la campanella del refettorio, apparendo quindi indisciplinato e disobbediente. Il maestro lo riprese più di una volta, finché, umilmente, il monaco più astratto che distratto, chiese di fare vita eremitica. Ma non restò a lungo in solitudine: il suo oratorio divenne presto una specie di parrocchia, alla quale accorrevano tutti coloro - ed erano molti - che desideravano i suoi consigli e i suoi ammaestramenti. Per questo, il monaco fu tentato di abbandonare il suo eremo e di tornare nel mondo, difeso ormai da quella specie di armatura formata intorno alla sua anima dalla solitudine e dalla preghiera. C'era pericolo però, che anch'egli - come il Patroclo dell’Iliade - venisse travolto dall'Ettore delle mondane seduzioni e delle umane ambizioni Perciò, un Angiolo gli mostrò una colonna altissima e gli disse: " Se vuoi vedere il mondo, sali e guardati attorno ". Di lassù, Patroclo vide tutto ciò che avveniva in basso, nel mondo delle passioni e delle ambizioni. Levò allora a Dio questa preghiera: " Non permettere ch'io torni nel mondo, e insegnami a vivere secondo la tua volontà ". Regolò gli ultimi anni di vita sulla croce; costruì un monastero, vi accolse altri confratelli. E a loro, giunto il tempo, annunziò la propria morte. Non volle però che la sua morte fosse pianta, come lo era stata ~ anche dai cavalli - quella del Patroclo omerico. Del resto era la morte, non di un vinto, ma di un vincitore: di un eroe di nuovo tipo, alieno dalla violenza, e ispirato, non da animosità, ma da amore.
Fonte:
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Archivio Parrocchia
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