Tra Trieste e Pola, sulla costa occidentale dell'Istria, l'antica città di Parenzo conserva ancora le vestigia della sua storia millenaria, con monumenti che vanno dall'antichità romana al rinascimento veneziano. E uno dei monumenti maggiori è la bella chiesa a tre navate, preceduta da un atrio e da un battistero, che risale alla prima metà del VI secolo. La chiesa di Parenzo venne edificata al tempo del maggiore splendore della civiltà e dell'arte bizantina in Italia. Sia per stile che per soggetto, i suoi mosaici ricordano quelli celebri di Ravenna, e soprattutto quelli, bellissimi, della chiesa ravennate di San Vitale. Nel mosaico absidale, accanto a una solenne Madonna in trono, con il Bambino sulle ginocchia, è rappresentata la figura di San Mauro, al quale la chiesa stessa è dedicata. Ed è rappresentata con in mano una corona, cioè con il simbolo del martirio. Ma San Mauro non fu soltanto Martire. Due antiche iscrizioni, relative alla costruzione della chiesa e al trasporto, in questa, dei corpo dei Santo, confermano che il Martire fu anche Vescovo di Parenzo. Risalgono probabilmente al suo tempo gli avanzi della precedente chiesa, una basilica del IV secolo, preceduta da un oratorio ancor più antico. Si può arguire, perciò, con molte probabilità, che Mauro fu Vescovo di Parenzo al tempo dell'ultima persecuzione, quella di Diocleziano, avvenuta agli inizi del IV secolo. Secondo la leggenda, questo Vescovo istriano sarebbe venuto dall'Africa, forse per giustificare il nome, che significa infatti " moro ". Cristiano dall'infanzia e giovane di specchiata vita, Mauro sarebbe diventato monaco e avrebbe trascorso diciotto anni in monastero. Poi si sarebbe spinto pellegrino a Roma, sulla tomba di Pietro. Da Roma sarebbe giunto in Istria, dove sarebbe stato eletto Vescovo di Parenzo. Durante la persecuzione, avrebbe sopportato i tormenti più dolorosi, senza vacillare nella testimonianza della fede. Finalmente sarebbe stato decapitato, e sepolto ~ secondo la consuetudine romana - in un cimitero suburbano. Due secoli più tardi, un suo successore, il Vescovo Eufrasio, avrebbe trasferito quella reliquia in una nuova chiesa a lui dedicata. Ma la storia delle reliquie di San Mauro non finisce qui. Gran parte di queste furono portate a Roma nel VII secolo, al tempo del Papa di origine dalmata Giovanni IV, per essere sottratto alla profanazione da parte dei barbari Avari e Slavi. A Roma, le reliquie del Vescovo istriano furono e sono ancora conservate a San Giovanni in Laterano. Il culto di San Mauro ebbe vasta diffusione, anche in luoghi assai lontani da Parenzo e dall'Istria. Se ne seguono le tracce a Fondi, nel Lazio, a Gallipoli, in Puglia, e addirittura in Bretagna. Ma i due poli intorno ai quali si snoda la storia, benché leggendaria, di San Mauro, e il culto per le sue reliquie, restano Parenzo e Roma. E ciò sembra ricordare, e sottolineare, il legame di civiltà, oltre che di fede, che unisce la città di Pietro a quella di San Mauro.
Fonte:
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Archivio Parrocchia
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