Cinque giorni or sono, parlammo di San Siro, primo Vescovo di Pavia e favoloso evangelizzatore di gran parte della valle del Po. Nell'opera imponente di gettare la rete del pescatore d'uomini su quella terra piana e ferace, stesa a perdita d'occhio attorno alle torri e ai campanili di Pavia, egli ebbe come collaboratore San Pompeo. San Pompeo che successe a San Siro quando questi - non si sa bene in quale anno, anzi in quale secolo - riposò nella meritata gloria. Non ci sarebbe perciò da aggiungere molto altro su questo Santo, secondo Vescovo dell'elenco dei pastori che la tradizione assegna a Pavia. Anche perché, sul conto di San Pompeo, si sa assai poco, per non dire quasi nulla. Bisogna ricorrere alla vita dello stesso San Siro, per sapere che l'episcopato di Pompeo fu breve e pacifico. Nient'altro. A lui successe il Vescovo San Giovenzo; mentre San Pompeo sarebbe stato sepolto, con San Siro, in quella chiesa dei Santi Gervasio e Protasio che avrebbe dovuto essere una specie di sfida in muratura dei fedeli di Pavia nei confronti dei fedeli di Milano; dei devoti di San Siro contro i " tifosi " di Sant'Ambrogio. Per queste scarse e precarie notizie, non sarebbe stato necessario dedicare il giorno a San Pompeo - e con questo non sarebbero state diminuite affatto le vere e grandi glorie della città di Pavia. Se lo abbiam fatto, è perché, bene o male, egli è il più celebre dei pochi Santi che portano il nome di Pompeo. Nome glorioso e famoso, come si sa, per aver designato il grande condottiero e uomo politico dell'antica Roma; compagno prima e avversario poi di Giulio Cesare, il quale, si narra, pianse quando gli fu presentata la testa dei valoroso antagonista, mozzata a tradimento, per ordine del Re egiziano Tolomeo XII, fratello e sposo di Cleopatra. Non c'è dubbio che la diffusione del nome di Pompeo sia dovuta, non alla devozione di un Santo, ma al ricordo dell'antico condottiero romano. Di lui si vanta la decisione con la quale liquidò i resti del partito di Mario; la risolutezza con la quale ristabilì l'ordine in Spagna; la spietatezza con la quale annientò le ultime bande degli schiavi ribelli di Spartaco; la fulmineità con la quale liberò l'Adriatico dei pirati; l'abilità con la quale guerreggiò in Asia Minore e nel Ponto, battendo il Re Mitridate. Finalmente, l'accanimento con il quale contese a Cesare, nella sfortunata guerra civile, il dominio assoluto, cioè l'imperium, del mondo romano. Fatti d'arme, imprese distruttive, episodi di sangue. La gloria dei condottieri si fonda sempre su questi elementi, che gettano un'ombra cruenta sui loro meriti, per grandi che siano di fronte all'impassibile e quasi disumano giudizio della Storia. Dei Santi, invece, anche quando non si sa quasi nulla, come nel caso di San Pompeo, di una cosa si può essere sicuri: che noi li ricordiamo per aver essi compiuto, certamente e solamente, delle opere di bene.
Fonte:
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Archivio Parrocchia
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