Provenza, X sec. - Voghera, 22 maggio 986
Cavaliere provenzale che incarna l'ideale eroico e mistico del Medioevo. Nato da nobili natali, Bovo scelse la via delle armi per difendere la sua terra dalle incursioni saracene. La sua fama crebbe grazie a numerose imprese valorose, culminando nella vittoriosa espugnazione della roccaforte di Frassineto al fianco di Guglielmo I di Provenza. Tuttavia, stancato dalle efferatezze della guerra, Bovo abbracciò la via della penitenza e del pellegrinaggio. In questo percorso di ascesi, raggiunse un'elevata santità, manifestando la sua magnanimità con il perdono dell'assassino del fratello. Durante uno di questi pellegrinaggi verso Roma, fu colto da una febbre maligna che lo portò alla morte a Voghera il 22 maggio 986.
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Voghera (Pavia) lo venera come suo patrono, ma s. Bovo è originario della Provenza in Francia e secondo un’antica biografia in parte leggendaria, sarebbe nato da Adelfrido e Odelinda, nobili provenzali, verso la metà del X secolo .
Da giovane scelse la professione di cavaliere per poter combattere i Mori, i quali in quel tempo d’invasioni, partivano dalla base di Frassineto (Fraxinet) nei monti dei Maures, per compiere frequenti e disastrose incursioni nelle regioni della Provenza, Linguadoca e Delfinato.
Secondo questa biografia, Bovo si distinse in numerose avventure e battaglie, combattute eroicamente contro gli invasori saraceni. Si racconta che il suo eroismo fu tale, che combattendo con Guglielmo I, duca di Provenza nel 973, ebbe parte predominante nell’espugnazione della stessa roccaforte di Frassineto, sconfiggendo i Saraceni.
Dopo l’esito vittorioso della guerra, il cavaliere Bovo decise di mutare completamente vita, dedicandosi all’ascesi e alla penitenza, diventando un pellegrino penitente; raggiunse in questo modo un alto grado di santità, che dimostrò apertamente nel dare il suo perdono all’uccisore del fratello.
Già da cavaliere aveva fatto voto di fare un pellegrinaggio annuale alla tomba dell’apostolo Pietro a Roma, promessa che mantenne anche da penitente e proprio in occasione di uno dei suoi pellegrinaggi, fu colto da febbre maligna nei pressi di Voghera, dove morì il 22 maggio 986.
Dopo la sua morte, ebbe subito un culto, perché ritenuto un grande taumaturgo e la città di Voghera che custodiva la tomba del pellegrino pentente proveniente dalla Provenza, per i suoi prodigi, lo elesse suo patrono.
Nel 1469 fu compiuta una ricognizione delle sue ossa e la sua celebrazione liturgica ricorre il 22 maggio, anniversario della morte.
Autore: Antonio Borrelli
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