Fidel venne alla luce a Yécora, in provincia di Alava, ultimogenito di sette figli, il 24 aprile 1880. Alcuni mesi dopo la sua nascita, la famiglia si trasferì a Vitoria, dove aprì un piccolo esercizio commerciale. Qui Fidel trascorse la sua fanciullezza spensierata, frequentando la parrocchia, dove faceva il chierichetto, e l'Accademia Apollinare, il meglio che la città potesse offrire in fatto di scuola elementare. I suoi genitori, che riponevano in lui, unico maschio dopo la morte del primo, le migliori speranze per il futuro della famiglia, erano intenzionati a fargli continuare gli studi. Ma dove? ma come? Fu allora Fidel stesso a manifestare il desiderio di frequentare la scuola-convitto che i marianisti avevano da poco aperto a Vitoria. Il direttore accettò di buon grado quel ragazzino spontaneo e vivace e, poiché i coniugi Fuidio non potevano sostenere l'intera retta del convitto, lo ammise tra i postulanti, a tariffa ridotta. Dopo il primo anno di postulato a Vitoria, fu inviato a Pontacq (Francia), dove trascorse tre anni, superando non poche difficoltà di adattamento, senza mai rivedere i suoi. Nel 1896, all'età di sedici anni, fu ammesso al noviziato, e l'8 settembre del 1897 emise i suoi primi voti nella Società di Maria. Al termine degli anni di studentato, conseguito presso l'Istituto di Vitoria il diploma di baccellierato, iniziò con entusiasmo la sua missione di insegnante, che esercitò come professore di latino e di storia in vari collegi marianisti di Spagna: Jerez de la Frontera, Cadice, Madrid (1910-1933) e Ciudad Real. Educatore nato, sapeva comunicare ai propri alunni l'entusiasmo che egli stesso nutriva per la ricerca e per l'insegnamento. Come religioso, fratel Fidel era scrupolosamente osservante dei propri doveri, sempre pronto ad aiutare i confratelli, eccellente catechista e, dotato di una bella voce, particolarmente attento e intaressato a preparare con cura le solenni liturgie festive. Amava molto il suo Istituto e nutriva una spiccata devozione alla santa Vergine. Nel 1933, i Superiori, avendo ritenuto essere rischiosa la sua presenza a Madrid, dove era molto conosciuto, lo inviarono a Ciudad Real (capitale della Mancia) che consideravano città più tranquilla e sicura. Qui continuò la sua attività di insegnante sia nel collegio marianista, sia, cosa più unica che rara per un religioso, in una scuola statale laica. Il 25 luglio del 1936 fu però costretto ad abbandonare il collegio marianista, che era stato requisito dalla ‘Guardia Civil’, e trovò alloggio presso una locanda. Il 17 agosto successivo, durante una delle ormai frequenti perquisizioni degli anarco-sindacalisti armati, sorpreso con il crocifisso al collo, fu condotto nella prigione del Governatorato Civile (Prefettura). Trascorse il tempo della sua detenzione come una preparazione alla morte, senza peraltro perdere il suo abituale buon umore e la gioia di vivere, che dava non poco conforto ai suoi compagni di sventura, mentre si dichiarava pronto a “dare la vita per la fede”. Il 15 ottobre, al termine di un regolare processo, fu dichiarato innocente e rimesso in libertà. Ma, prima di lasciare la prigione, venne letteralmente rapito da un drappello di miliziani facinorosi e rinchiuso nella ‘Casa del popolo’, dalla quale fu prelevato nella notte tra il 16 e il 17 ottobre, trasportato con altri prigionieri al famigerato Carriòn de Calatrava e quivi fucilato. Il suo corpo esanime, insieme a quello delle altre vittime del furore omicida anticristiano, fu gettato nel tristemente celebre pozzo di Carriòn, dove rimase per ben ventiquattro anni, prima di avere sepoltura in una fossa comune nella celebre ‘Valle de los Caidos’. Il suo ritratto compare assieme a quello di altri martiri nel mosaico della cupola della grandiosa basilica sotterranea di tale località. (Da Osservatore Romano del 1° ottobre 195, pag. 10).
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