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Santi Matteo e Gusmeo Martiri
Festa:
11 settembre
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Gli storici riportano due versioni sulla vita dei patroni di Gravedona sul Lario (Como), luogo dove, in ogni caso, subirono il martirio. Secondo la prima essi furono compagni dei santi Fedele e Carpoforo, sfuggiti in un primo tempo alle persecuzioni di Massimiano. Un’altra li considera soldati scampati all’eccidio della legione Tebea. Dopo secoli di oblio, i loro corpi furono ritrovati l’11 settembre 1248 in località Pozzano di Gravedona e deposti nella chiesa di San Fedele, che nel 1533 venne ricostruita e intitolata a loro. Nel 1608 la volta fu affrescata da Gianmauro della Rovere, detto il Fiammenghino. (Avvenire)
Etimologia: Matteo = uomo di Dio, dall'ebraico
Emblema: Palma
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Vi sono due versioni, riportate dagli storici, che riguardano la Vita dei due santi. La prima li classifica come compagni di s. Fedele e di s. Carpoforo sfuggiti alla persecuzione di Massimiano e rifugiati a Gravedona sul Lario dove furono catturati e uccisi; la seconda, visto la mancanza assoluta dei loro nomi nelle ‘Vite’ dei santi Carpoforo e Fedele, li considera soldati superstiti dell’eccidio della gloriosa legione Tebea, i quali scampati con la fuga , furono scoperti a Gravedona e lì furono martirizzati. Perso il ricordo del luogo della loro sepoltura, solo l’11 settembre 1248 in località Pozzano di Gravedona, furono ritrovati i loro corpi e deposti nell’antichissima chiesa di Fedele che in seguito fu ricostruita e reintitolata ai due santi, consacrata nel 1250 dal vescovo Uberto. Il culto è stato continuo e costante, lo dimostra la cura del loro sepolcro che nel secolo XVI era sollevato sul pavimento al centro della chiesa e protetto da cancelli. Nel 1637 le reliquie furono trasferite sotto l’altare maggiore in una nuova urna marmorea. La volta della chiesa fu affrescata nel 1608 da Gianmauro della Rovere detto il Fiammenghino, rappresentante la gloria dei due santi. Da tempo immemorabile Matteo e Gusmeo sono stati nominati patroni di Gravedona, che li festeggia ogni anno all’11 settembre.
Autore: Antonio Borrelli
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