Secondo la tradizione, nel 1615, di fronte alla minaccia di un'invasione svedese, ricevette in sogno un monito dalla Vergine Maria: trasportare in salvo l'icona miracolosa. Con l'approvazione del suo egumeno, intraprese un viaggio, portando l'immagine sacra verso la sua regione natale. Giunto alla confluenza dei fiumi Jug, Doroteo si fermò per riposare, appendendo l'icona ai rami di un pino. Al momento di ripartire, però, l'icona era miracolosamente rimasta attaccata all'albero. In questo evento prodigioso, il monaco lesse la volontà divina e decise di stabilirsi in quel luogo, vivendo da eremita in devozione alla Theotokos. Morì nel 1622 e alcuni anni dopo fu costruito l'eremo di Jugskoj, dove furono custoditi il suo corpo e la sua icona miracolosa.
|
Noto per la sua associazione all'icona della Theotokos di Odighitrìa, Doroteo emerge come un personaggio emblematico della tradizione monastica russa, caratterizzata da una profonda venerazione per le immagini sacre e da una forte spinta ascetica.
Secondo la tradizione, Doroteo era monaco del monastero delle Grotte di Pskov quando, nel 1615, di fronte alla minaccia di un'invasione svedese, ricevette in sogno un monito dalla Vergine Maria. La Madre di Dio lo invitava a portare in salvo l'icona della Odighitrìa, un'immagine sacra ritenuta miracolosa. Con l'approvazione del suo egumeno, Doroteo intraprese un viaggio, portando con sé l'icona verso la sua regione natale.
Giunto alla confluenza dei fiumi Jug, il monaco si fermò per riposare e appese l'icona ai rami di un pino. Al momento di ripartire, però, si rese conto che l'icona era miracolosamente rimasta attaccata all'albero. In questo evento prodigioso, Doroteo lesse la volontà divina e decise di stabilirsi in quel luogo, vivendo da eremita in devozione alla Theotokos. Morì nel 1622 e alcuni anni dopo fu costruito l'eremo di Jugskoj, dove furono custoditi il suo corpo e la sua icona miracolosa.
La figura di San Doroteo, pur nella sua semplicità, racchiude elementi affascinanti che raccontano la profonda spiritualità del mondo monastico russo. La sua devozione all'icona della Madre di Dio, la scelta eremitica e il legame con il prodigio dell'albero rivelano la centralità della fede e della preghiera nella sua vita.
Autore: Franco Dieghi
Santi DOROTEO e ILARIONE JUGSKIE
Nella festa liturgica della Chiesa russa dedicata a tutti i santi di Rostov e Jaroslavl’ il 23 maggio, questi due santi monaci sono accomunati, ma in realtà essi sono i fondatori di due diversi monasteri.
Doroteo era monaco del monastero delle Grotte a Pskov, secondo la tradizione, quando nel 1615 gli svedesi minacciarono l’invasione della regione, ebbe in sogno la Madre di Dio che l’invitò a portare in salvo l’icona della Odighitrìa. Con l’assenso e la benedizione dell’egumeno (abate) egli partì e portando con sé l’icona si avviò verso la sua regione natale; giunto alla confluenza dei due rami del fiume Jug, il monaco si fermò per riposare e appese l’icona al rami di un pino.
Pronto a ripartire, cercò di staccare l’icona dal ramo, ma per quanto si adoperasse questo non gli riuscì, allora comprese la volontà di Dio e si fermò in quel luogo vivendo da eremita e morendovi nel 1622.
Alcuni anni dopo fu costruito l’eremo di Jugskoj nella cui cappella fu deposto il corpo del santo monaco e la sua icona miracolosa. L’eremo è stato sempre aperto fino all’inizio del Novecento.
Di Ilarione si sa solamente che diede origine al monastero della Dormizione della Madre di Dio presso il fiume Moca, vicino alla città di Povolzsk. L’eremo esisteva già nel 1613; nel 1655 venne messo alle dipendenze del monastero Savvino-Storozevskij e infine soppresso nel 1708.
Ilarione è raffigurato come un anziano con capelli castani e barba e abiti monastici, mentre Doroteo ha un’iconografia più ampia collegata all’icona della Santa Madre di Dio appesa all’albero e lui inginocchiato davanti.
Autore: Antonio Borrelli
|