Krizanov, Repubblica Ceca, 1220 circa - Jablonné, Repubblica Ceca, 1252
Zdislava nacque intorno al 1220 a Krizanov, una cinquantina di chilometri a nord di Brno capitale della Moravia, regione storica attualmente parte della Repubblica Ceca. Al padre Pribyslav, signore castellano rampante, che aveva sposato Sibilla dì origine tedesca, venne poi assegnato il castello di Brno. I due genitori erano cristiani piissimi e fondarono vari monasteri, ebbero altri quattro figli e si adoperarono per sposare Zdislava con Gallo, quel rispettabile sopraccennato feudatario di Lemberk nella Boemia nord-orientale. I coniugi curarono l’educazione cristiana dei quattro figli, di cui uno morto in giovane età. Su istanza della moglie, particolarmente religiosa e dedita anche all’assistenza dei poveri e dei malati, Gallo fece costruire due monasteri domenicani, di cui uno nella vicina Jablonné con chiesa dedicata a San Lorenzo. Qui la santa donna venne sepolta alla morte avvenuta nel 1252. La venerazione popolare nei suoi riguardi fu molto diffusa per un secolo e mezzo, confermata dalle cronache del tempo che raccontavano di molti miracoli dovuti alla sua intercessione. Dopo un oscuramento, a seguito soprattutto di agitazioni religiose, essa ebbe un deciso risveglio alla fine del XVI secolo. Il culto ufficiale venne confermato nell’agosto 1907; nel frattempo si erano diffuse anche molte leggende, con un’iconografia nella quale Zdislava veniva spesso raffigurata in abito domenicano con in mano il modello della chiesa dove era sepolta ed in atto di distribuire pane ai poveri. San Giovanni Paolo lI canonizzò Zdislava il 21 maggio 1995 a Olomouc in Moravia.
Martirologio Romano: A Jablonné in Boemia, santa Zdisláva, madre di famiglia, che fu di grande conforto agli afflitti.
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Il 21 maggio 1995 Papa Giovanni Paolo II nella città di Olomouc, in Moravia, zona a Sud-Est della Repubblica Ceca, dichiarava santa una madre di famiglia, laica domenicana, vissuta in quelle terre quando i Frati predicatori erano agli inizi della loro espansione. Fin da allora, la “navicella” di Domenico veleggiava sicura nel mare della santità accogliendo in sé forme diverse di vita: frati, monache, laici e laiche. “Tutti stanno bene in questa navicella. Tutta la fece larga, tutta gioconda e tutta odorifera: uno giardino dilettissimo in sé” – è scritto ne «Il Dialogo» di S. Caterina da Siena. Non importa se Fra Pietro da Verona, martire, e Zdislava, morti entrambi nel 1252 vengono dichiarati santi dalla Chiesa a 750 anni di distanza l’uno dall’altro: ciò che conta è la loro testimonianza di vita, è il frutto che il carisma di Domenico produce nelle anime che l’accolgono: la perfezione della carità nel proprio stato di vita.
Ha detto il Papa nell’omelia per la sua canonizzazione: «Santa Zdislava, vivendo intensamente la spiritualità di terziaria domenicana, seppe fare di se stessa un dono, secondo la parola di Gesù: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere” (At 20,35)….Il suo esempio appare di notevole attualità, soprattutto in riferimento al valore della famiglia che – ella ci insegna – deve essere aperta a Dio, al dono della vita e alle necessità dei poveri. La nostra santa è una mirabile testimone del ‘Vangelo della vita’ che la Chiesa è più che mai impegnata a diffondere in questo passaggio dal secondo al terzo millennio cristiano».
Zdislava, primogenita di cinque figli, nacque intorno all’anno 1220 a Krizanov nel castello di suo padre Prybislav, nobile guerriero a servizio del re Venceslao I e feudatario governatore della città di Brno, uomo prudente, valoroso e cristiano pieno di compassione. Sua madre, Sibyla, colta e pia, era stata dama di corte della regina Cunegonda, futura sposa di Venceslao I, e di lei le cronache dicono che “era una donna felice”. Essi fecero costruire l’abbazia cistercense di Zd’ar e il convento francescano di Brno, dove più tardi riposeranno le loro spoglie.
Zdislava passò, dunque, la sua infanzia nei castelli di Krizanov e di Brno, ricevendo un’educazione umana e cristiana basata su profondi valori, testimoniati dai genitori nelle quotidiane scelte di vita.
Ella crebbe piena di compassione per i poveri e gli ammalati, desiderosa di seguire l’esempio dei santi eremiti che vivevano nella preghiera e nella penitenza. Si racconta che a sette anni tentò di andare a vivere da sola in un bosco poco distante dal castello, ma i genitori la riportarono presto a casa! Forse sognava di vivere completamente dedita a Dio, ma verso i vent’anni venne destinata come sposa di Havel, signore di Lemberk, potente e rispettato cavaliere della Boemia (attualmente zona settentrionale della Repubblica Ceca), divenuto celebre per il valore dimostrato sui campi di battaglia.
Accolta questa volontà di Dio su di lei, si impegnò a vivere i principi morali e religiosi ereditati dai suoi nella nuova famiglia, ben presto allietata dalla nascita di quattro figli. Le cronache descrivono il marito come uomo rozzo, qualche volta violento, piuttosto altero che ella, con pazienza, dolcezza e tanto spirito di sacrificio, riuscì a rendere di carattere più dolce e affabile. Dai fatti vediamo che egli manifestò una grande comprensione per le attività caritative che la moglie proponeva e la sostenne in tutti i suoi progetti, rivelandosi di animo profondamente cristiano.
Conosciuti i figli di S. Domenico, da poco giunti nella confinante Polonia, Zdislava intuì la vitale importanza della loro presenza in quelle terre per la predicazione del Vangelo, e con l’aiuto del marito fece costruire per essi due conventi: a Jablonné e a Turnov, perché anche in Boemia si irradiasse la luce di Cristo. Ella stessa entrò a far parte della Famiglia Gusmana come collaboratrice laica.
Continuò la sua vita di orazione e intensificò nell’intimo il suo rapporto con Dio, mantenendosi attenta ai bisogni dei poveri, dei malati, dei pellegrini e di quanti erano in qualche modo bisognosi.
Amò e soccorse un numero incalcolabile di poveri, meritandosi di essere conosciuta lungo i secoli come “la madre dei poveri”.
Scrive un cronista: «Non si contentava di dare generosamente elemosine, cibi, vestiti di propria mano: era felice solo se poteva lavare e baciare i piedi di coloro che soccorreva, come se avesse davanti Cristo Crocifisso». Inoltre aggiunge: «Ella ha risuscitato cinque morti, reso la vista ai ciechi, guarito molte persone paralitiche e lebbrose…».
Sua caratteristica fu l’essere sposa e madre coltivando ‘viscere di misericordia’, al di là di ogni frontiera. Con l’appoggio economico del marito fondò un ospizio vicino al castello per accogliere ed aiutare poveri e bisognosi che passavano.
La sua vita così intensa terminò a circa 33 anni nel 1252. Fu sepolta nella Chiesa domenicana di San Lorenzo a Jablonné, divenuta ora Basilica di S. Lorenzo e di S. Zdislava.
Il popolo non ha mai cessato di venerarne la memoria, considerandola come patrona del Paese, ma il suo culto fu riconosciuto ufficialmente soltanto nel 1908 dal Papa Pio X che la beatificò.
Molte persone vanno oggigiorno sulla sua tomba a chiedere guarigione o a ringraziare per aver visto esaudite le loro richieste.
La sua vicenda umana, concludendo con le parole del Papa Giovanni Paolo II, “si distinse per una straordinaria capacità di donazione agli altri, sia nel suo comportamento in famiglia dove fu esempio di fedeltà coniugale, sostegno di spiritualità domestica e di onestà dei costumi, sia nel suo impegno generoso nel campo caritativo ed assistenziale, specialmente al capezzale dei malati, ai quali riservò sempre tali sollecitudini e premure da essere ancora oggi ricordata come “guaritrice”.
Autore: Sr. M. Carla Bertaina
Fonte:
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www.domenicani.net
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