Gaiche, Perugia, 30 ottobre 1732 - Spoleto, Perugia, 2 aprile 1815
Il Beato Leopoldo (Giovanni Croci) nacque a Gaiche (PG) il 30 ottobre 1739. Francescano nel 1752, sacerdote nel 1757, insegnò filosofia e teologia ai chierici della provincia serafica della quale fu anche Ministro Provinciale. Il 1 novembre fondò il ritiro di Monteluco ove visse tra una predicazione e l'altra per 27 anni. Fu chiamato "Apostolo dell'Umbria". Morì a Spoleto il 2 aprile 1815. Fu beatificato da Leone XIII il 12 marzo 1893.
Martirologio Romano: A Spoleto in Umbria, beato Leopoldo da Gaiche, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori, che fondò sacri eremi a Monteluco.
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Giovanni Croci nacque a Gaiche (Perugia) il 30 ottobre 1732 in una benestante famiglia contadina. I genitori, cristiani esemplari, trasmisero al figlio una fede profonda. Dal parroco del vicino paese di Groppoleschieto Giovanni ebbe una prima istruzione, accompagnata dall'insegnamento del catechismo. Studiava sempre, anche badando al gregge che portava al pascolo. Fu una grande gioia per i genitori quando manifestò la volontà di diventare frate francescano, vestì l'abito nel convento di S. Bartolomeo a Cibottola prendendo il nome di Leopoldo. Studiò con impegno nel convento di Norcia: fu un novizio esemplare. Dopo l'ordinazione sacerdotale per le mani del vescovo di Terni, Monsignor Maculari, fu destinato all'insegnamento della teologia e della filosofia. Tre anni dopo, per impegnare al meglio le eccellenti qualità oratorie, ebbe l'incarico esclusivo di predicatore: diventò, nei quarantasette anni a venire, l'apostolo dell'Umbria e degli Stati Pontifici.
Seguì il metodo del confratello S. Leonardo da Porto Maurizio di cui portava sempre con sé il "Regolamento per le missioni". Dopo solo quattro anni venne nominato capo-missionario. L'impegno di predicatore di Fra Leopoldo fu costante negli anni e straordinario. Le sue prediche, spesso concitate e dai toni profetici, erano preparate meticolosamente. Prima di salire su un pulpito si raccoglieva profondamente in preghiera e spesso tremava fino a quando non iniziava a parlare. Molto austero era il suo regime di vita, si spostava da un paese ad un altro sempre a piedi, noncurante delle condizioni atmosferiche. Da un diario delle predicazioni sappiamo che tenne trecentotrenta missioni della durata media di quindici giorni, quaranta quaresimali e innumerevoli novene e panegirici.
Solitamente, mentre si avvicinava al paese dove era atteso, gli abitanti del posto in processione gli andavano incontro. Con i suoi frati si inginocchiava invocando l'assistenza dello Spirito Santo e scalzo raggiungeva la chiesa, cantando le litanie della Madonna. Portava sempre con se alcune reliquie. Molte volte la chiesa non riusciva a contenere la folla e quindi la funzione era celebrata all'esterno. Umilmente ascoltava i consigli e le opinioni del parroco. Era consueto il pio esercizio dello "svegliarino": di notte faceva suonare dalle campane l'Ave Maria poi, girando per il paese, radunava gli uomini per condurli, cantando, in chiesa dove teneva un sermone al termine del quale si flagellava le spalle. Non mancava la processione in onore della Madonna con le donne che, vestite di bianco, tenevano in capo una corona di fiori. La missione si concludeva con una processione penitenziale durante la quale Fra Leopoldo, scalzo, portava la croce, la corona di spine e le catene al collo; molti lo imitavano. Alla fine dei quindici giorni, tra i fedeli, erano numerose le conversioni e le riconciliazioni. Per fuggire dagli attestati di stima partiva un'ora prima del previsto. Come S. Leonardo da Porto Maurizio eresse o fece restaurare decine di Via Crucis.
Nell'Ordine ricoprì gli importanti incarichi di Custode, Guardiano e Ministro Provinciale, imponendo ai vari conventi della sua provincia la piena osservanza della Regola. Avanzando negli anni diminuì il numero delle missioni, pensò quindi di trasformare in Ritiro di stretta osservanza il convento di Monteluco, fondato da S. Francesco presso Spoleto a 1218 metri di altezza (vi soggiornò anche S. Antonio da Padova). Con l'approvazione della Santa Sede preparò le Costituzioni che si dovevano osservare. Il 1° novembre 1788 il vescovo di Spoleto, Monsignor Locatelli, lo inaugurò solennemente. Fra Leopoldo e compagni si ritirarono periodicamente a Monteluco per ritemprare lo spirito dalle fatiche apostoliche.
Nel 1809 il Ritiro fu soppresso dalle leggi napoleoniche e il Beato fu costretto a lasciare il saio e a rifugiarsi a Terraia. Anche qui formò un centro di preghiera, mentre sostituiva il parroco del confinante paese di Morgnano e faceva nei dintorni alcune prediche. Fu chiesto, però, anche a lui di prestare giuramento alle nuove leggi anticlericali e, al suo rifiuto, seguì prima una sorta di reclusione presso la nobile famiglia Lauri, poi il confino nel convento di San Damiano ad Assisi. Continuò a far sentire la sua voce attraverso la corrispondenza. Erano tempi tristissimi per la Chiesa, Pio VII era prigioniero a Fontainebleau.
Qualche anno e la bufera passò. Fra Leopoldo andò incontro al papa che, tornando a Roma, fece sosta a Foligno. Nell'incontro chiese di riaprire il ritiro di Monteluco, era il 1814. Ormai anziano vi si ritirò.
L'anno successivo, durante una predica per la novena di Natale, ebbe un malore. Fu portato in paese per essere curato ma lui chiese solo, inutilmente, di morire sulla nuda terra. Spirò il 2 aprile 1815, aveva 83 anni. Il giorno successivo il corpo fu trasportato nella chiesa del Ritiro, dov'è ancora oggi venerato.
Grande la fama di santità e tante le grazie ottenute dai fedeli, Fra Leopoldo fu proclamato beato da Leone XIII il 12 marzo 1893.
Autore: Daniele Bolognini
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