Nacque nel 1874 nel villaggio di Garbuzinka con il nome di Kosma Kirillovic Veliko, in una famiglia di contadini. A 20 anni entrò nel monastero di San Panteleimone sul Monte Athos con il nome di Ksenofonte; analfabeta a stento riusciva a leggere ma non sapeva scrivere, recitava a memoria l’Ufficio delle Ore. Nel 1912 insieme ad altri fu espulso dalle autorità religiose di Monte Athos e costretto a trasferirsi in Russia. Si sistemò nella Laura delle Grotte di Kiev, dal 1914 al 1916, durante la prima guerra mondiale, insieme ad altri monaci si diede all’assistenza dei feriti nel treno-ospedale che li trasportava. Durante la rivoluzione bolscevica fu ordinato diacono e sacerdote e secondo la regola del monachesimo russo, nel corso di una grave malattia, prese il grande schima cambiando il nome in Kuska, intorno al 1920 aveva già intorno a sé un gruppo di devoti figli spirituali. Iniziarono per lui i momenti tristi della persecuzione religiosa, dopo la chiusura della Laura, poteva celebrare la liturgia nell’unica chiesa di Kiev ancora aperta, poi nel 1938 venne arrestato e condannato a cinque anni di prigionia in un campo di concentramento in Siberia. Fece una vita umiliante e di lavoro duro al punto che si ammalò gravemente; liberato nel 1943, fu confinato per altri cinque anni in un villaggio nei pressi di Kungur; alla fine del periodo di confino, i suoi figli spirituali lo aiutarono a ritornare a Kiev nella Laura che era stata riaperta dai tedeschi durante la Seconda Guerra mondiale e che in seguito verrà distrutta dai sovietici. Poté riprendere la sua attività di sacerdote accomunandola alla fama di taumaturgo, grazie ai miracoli ottenuti con la sua preghiera. Il grande movimento di pellegrini e fedeli che si creò intorno alla Laura di Kiev, attirò l’attenzione delle Autorità che lo fecero trasferire alla Laura della Dormizione di Pocaev dove continuò a confessare e celebrare per i pellegrini. Non fu ben accetto dai suoi superiori, per cui si trasferì nel 1957 nel monastero di S. Giovanni il Teologo molto lontano, nella diocesi di Cernovcy, anche qui assediato da centinaia di pellegrini e tantissime lettere provenienti da ogni parte della Russia. Molto umile esortava ad un lavoro sistematico, condannava le superstizioni e il fanatismo, la vanità l’arroganza e non permetteva pratiche ascetiche dure. Anche questo monastero, nel 1960 venne chiuso e Kuska di nuovo venne trasferito in quello della Dormizione della Vergine presso il patriarcato di Odessa. Considerato dalle Autorità religiose, era invece contrastato da quelle monastiche, anche le Autorità civili tentarono di separarlo dai suoi numerosi figli spirituali, pertanto trascorse i suoi ultimi anni nell’isolamento e subendo persecuzioni. Morì la notte di Natale, il 24 dicembre 1964; subito il suo nome è stato oggetto di una straordinaria venerazione da parte del popolo dei fedeli, al punto che nel 1994 il Sinodo della Chiesa Ortodossa ucraina ne ha autorizzato il culto. La sua commemorazione è al 16 settembre, giorno in cui avvenne la ricognizione delle reliquie. La sua vita e la sua morte, sembrano ricalcare quelle di altri grandi santi, segno che la volontà di Dio si manifesta sia in Occidente che in Oriente, attraverso soprattutto la sofferenza e l’accettazione dei suoi disegni da parte di queste creature prescelte, come Padre Pio da Pietrelcina.
Autore: Antonio Borrelli
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