Savigliano, Cuneo, 1420 – Cervere, Cuneo, 21 aprile 1466
Nacque a Savigliano nel 1420. Compì i suoi studi a Savigliano e a Torino, entrò poi come novizio nell’Ordine Domenicano, diventando sacerdote nel 1445. Contemporaneamente al ministero pastorale si laureò in Teologia nel 1452 all’Università degli Studi di Torino. Fu eletto priore del Convento di Savigliano. Svolse questo impegno con zelo, affiancandolo ad un’intensa attività di predicazione. Nell’aprile del 1466, venuto a sapere che a Cervere si trovavano degli eretici, scelse di andare a predicare nell’antico paese, dal quale traeva origine il suo nome. Quel giorno stesso, 21 aprile 1466, incontrò la morte, trafitto da uno dei cinque uomini che lo assalirono nei pressi della cappella che sorgerà in seguito in suo ricordo. Papa Pio IX il 22 settembre 1853 confermò il culto “ab immemorabili” tributatogli. La Diocesi di Fossano celebra la memoria facoltativa del Beato Bartolomeo da Cervere in data 13 ottobre. Il calendario liturgio domenicano propone la memoria facoltativa del Beato Bartolomeo al 3 febbraio, unitamente ai Beati confratelli Pietro Cambiani da Ruffia e Antonio Pavoni, anch'essi martiri per mano valdese.
Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Cervere presso Fossano in Piemonte, beato Bartolomeo Cerveri, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori e martire, che, trafitto dalle lance, confermò con la morte la fede cattolica, per la quale aveva strenuamente combattuto.
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L’Ordine dei Predicatori, fondato per la difesa della fede, non venne mai meno alla sua gloriosa missione. Tra il XIV ed il XV secolo l’Italia settentrionale era infestata da tante eresie, ma i figli di San Domenico si dimostrarono sempre pronti a morire piuttosto che vedere intaccata la retta fede. Il convento di Savigliano, nel cuneese, diede alla Chiesa in tale contesto storico tre beati martiri: Antonio Pavoni, Pietro Cambianida Ruffia e Bartolomeo Cerveri, nonché il confessore Aimone Taparelli.
Oggetto della presente scheda agiografica, nell’anniversario del suo martirio, è il Beato Bartolomeo Cerveri. Egli nacque nel 1420 a Savigliano da una nobile famiglia. Suo padre era infatti Signore di Cuffia, Cervere e Rosano. Bartolomeo entrò giovanissimo nella locale prioria domenicana e sin dal principio dimostrò grande impegno nell’apprendimento della scienza sacra e nell’esercizio delle virtù. Ordinato sacerdote nel 1445, venne allora mandato a proseguire la sua formazione oresso l’Università degli Studi di Torino dove, caso unico negli annali della scuola, l'8 maggio 1452 conseguì contemporaneamente la licenza, il dottorato e l’assunzione a docente universitario. Per ben due volte venne eletto priore del convento di Savigliano, del quale fece ampliare la chiesa. Svolse con zelo questo compito, affiancandolo ad un'intensa attività di predicazione. Fu inoltre direttore dei monasteri femminili di Savigliano e di Revello. Nel 1451 venne poi nominato inquisitore della fede per il Piemonte e la Liguria, compito pericoloso dato l’elevato numero di eretici, ma dal quale ottenne buoni frutti con la parola e la fama di santità, piuttosto che con i discutibili metodi forti tipici a quel tempo.
La sua attività non tardò comunque ad attirargli l’odio degli eretici ed egli divenne consapevole di essere ormai chiamato a dare la vita per testimoniare la propria fede. Bartolomeo parve inoltre essere stato avvertito in modo soprannaturale della fine che lo attendeva, quando il 21 aprile 1466 si incamminò verso Cervere con i confratelli fra Giovanni Boscato e Gian Piero Riccardi per il consueto lavoro apostolico. Fece innanzitutto un’accurata e devota confessione ad uno dei confratelli e poi, quasi scherzando, gli confidò che quella sarebbe stata la prima ed ultima volta che si sarebbe recato a Cervere, di cui tra l’altro il suo casato portava il nome: “Mi chiamo Bartolomeo da Cervere e mai vi ho messo piede, oggi vi andrò come Inquisitore per lasciarvi la vita”. Lasciata dunque Bra, a circa un chilometro da Cervere presso un avvallamento, che poi prese il nome di “la cumba dla mort”, i tre religiosi vennero circondati da cinque uomini, che ferirono gravemente uno di loro e colpirono mortalmente al ventre Bartolomeo con vari colpi di lancia. Il terzo confratello riuscì invece fortunatamente a mettersi in salvo. Il martire spirò pregando per i suoi assassini.
Vari documenti attestano concordemente che alla sua morte seguirono parecchi fatti miracolosi. Si narra che al momento stesso dell’eccidio, i saviglianesi videro il sole verso oriente, cioè in direzione di Cervere, mentre essendo sul far della sera esso avrebbe dovuto ormai tramontare ad occidente. Sul luogo del delitto, ove in seguito fu edificata una cappella in suo onore, crebbe un albero i cui rami e le cui fronde assunsero la conformazione di una croce. Merita infine ricordare ancora un episodio inspiegabile, cioè che dal corpo del martire non fuoriuscì alcuna goccia di sangue sino a quando, quattro mesi dopo, i saviglianesi ed i domenicani giunsero nella chiesa di Cervere per riavere il suo corpo. Solo allora, dunque, fuoriuscirono rivoli di sangue dalle numerose ferite, tra lo stupore generale. Giunta a Savigliano, la salma fu sepolta con grandi onori, ottenne numerose grazie ed il martire iniziò ad essere invocato contro la folgore e la grandine. Nel 1802, con la soppressione del convento saviglianese, si rese necessario traslare nuovamente a Cervere le sue reliquie, ove ancora oggi riposano in un’urna sotto l’altar maggiore della chiesa parrocchiale.
Il pontefice Beato Pio IX il 22 settembre 1853 confermò il culto “ab immemorabili” tributato all’inquisitore piemontese. Il MArtirologio Romano ricorda il suo nome ovviamente nell'anniversario della nascita al Cielo, al 21 aprile. L'Arcidiocesi di Torino, nel cui territorio è nato, lo ricordava il 27 aprile fino alla riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II. La Diocesi di Fossano celebra la memoria facoltativa del Beato Bartolomeo da Cervere in data 13 ottobre. Il calendario liturgio domenicano, infine, propone la memoria facoltativa del Beato Bartolomeo al 3 febbraio, unitamente ai Beati confratelli Pietro Cambiani da Ruffia e Antonio Pavoni, anch'essi martiri per mano valdese.
PREGHIERA
O Dio, che hai infuso nel cuore del beato Bartolomeo
una fortezza intrepid nel promuovere l’unità della fede,
concede a noi di seguire il suo esempio
per raggiungere la salvezza, meta della nostra speranza.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità con lo Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Autore: Don Fabio Arduino
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