Nato verso il 1260 a Saint Geniès nel Quercy (Francia), dopo aver ricoperto vari incarichi presso la Curia avignonese, nel 1334 fu scelto a reggere il patriarcato d'Aquileia, sede metropolitana di una zona che comprendeva tutto il Veneto con Mantova e parte dell'Istria. Visse in austerità, dedicandosi alla riforma morale della sua Chiesa. Convocò un primo Concilio di vescovi della sua provincia ecclesiastica contro l'usura nel 1335 a Udine, un secondo Concilio nel 1339 ad Aquileia e due sinodi diocesani ad Aquileia e Cividale. Fondò monasteri, promosse la cultura; si distinse per la carità verso i poveri. Rivendicò i diritti della Chiesa aquileiese, attirandosi l'ostilità di nobili locali, che congiurarono contro di lui e lo uccisero presso San Giorgio della Richionvelda il 6 giugno 1350.
Martirologio Romano: A Udine, beato Bertrando, vescovo di Aquileia e martire, che provvide con cura alla formazione del clero, nutrì a sue spese i poveri in tempo di fame, difese strenuamente i diritti della sua Chiesa e morì nonagenario colpito a morte da alcuni sicari.
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Nato verso il 1260 a Saint Geniès nel Quercy, regione della Francia nel bacino d’Aquitania, Bertrando studiò diritto civile e canonico all’Università di Tolosa, divenendo nel 1316 ‘utriusque iuris professor’.
Fu benvoluto da papa Giovanni XXII anch’egli del Quercy, che lo nominò nel 1316 canonico d’Angoulême e nel 1318 canonico cantore di s. Felice a Tolosa; poi ebbe la rendita come arcidiacono di Noyon e quella di cappellano papale.
Insegnante di Diritto canonico all’Università di Tolosa, partecipò al processo per la canonizzazione di s. Tommaso d’Aquino. Da Avignone dove risiedeva la corte pontificia, fu mandato per tre volte in Italia per missioni, l’ultima fu a Roma più lunga e complessa, per dirimere i contrasti fra i Colonna e gli Orsini, famiglie romane nobili e predominanti, decidendo di affidare il governo della città a due senatori uno per famiglia; nel contempo trattò degli affari anche con Roberto d’Angiò, re di Napoli.
Bertrando rientrò ad Avignone l’11 giugno 1334 e dopo pochi giorni, il 4 luglio, fu nominato da papa Giovanni XXII patriarca di Aquileia, la cui sede era vacante da quasi due anni, aveva circa 74 anni. Il 28 settembre 1334 prese possesso della sede patriarcale e nonostante l’età avanzata, dimostrò subito di voler governare energicamente.
Il territorio su cui aveva competenza era molto vasto, il patriarca di Aquileia era metropolita di una zona che comprendeva tutto il Veneto con Mantova e parte dell’Istria, inoltre era signore temporale della regione che si estendeva dal Livenza fino alla Carniola, alla Carinzia e alla Stiria e infine marchese d’Istria.
Questa doppia qualifica di responsabile spirituale e temporale comportava l’esercizio di una autorità, spesso in contrasto con i due principii. Si trovò nella necessità come principe di difendere anche con le armi il paese su cui i vicini avevano mire ambiziose e prepotenti vassalli avevano usurpato territori e diritti.
Perciò lo vediamo come protagonista nella lotta contro Rizzardo V da Camino signore di Ceneda, sconfitto nel 1335 e poi contro il duca d’Austria signore di Venzone, che impediva il libero transito per il commercio transalpino, dopo averlo sconfitto in guerra, Venzone ritornò al patriarcato e così Bertrando poté istruire i processi contro quanti con la loro prepotenza, depredavano i mercanti che trasportavano dal mare le mercanzie attraversando il Friuli verso Oltralpe e viceversa.
Purtroppo a quell’epoca imperava una continua guerriglia da parte di questi irrequieti castellani, sempre in lotta fra loro, infestando le strade e rendendo insicuri i commerci. Pertanto Bertrando, pur essendo per niente incline alle imprese guerresche, fu costretto suo malgrado per far rispettare la legge e spezzare violenze ed arbitrio, ad assoldare milizie mercenarie per domare i ribelli e punire chi si era macchiato di gravi delitti.
Egli in questa opera di governo temporale fu affiancato dal Parlamento friulano, composto dai tre ceti: nobiltà, clero e comunità; fu in contrasto con i conti di Gorizia a cui si affiancò la libera Comunità di Cividale, i quali forti dell’appoggio dei grandi signori d’Oltralpe espandevano la loro influenza sui liberi signori della regione e in parte sulle libere Comunità come Udine; in quel tempo l’intera regione sembrava divisa in due: Gorizia e Cividale da un lato e il patriarcato e Udine dall’altro; comunque Bertrando ebbe il pregio di non favorire la sua famiglia e i francesi del suo seguito erano in numero limitato.
In campo economico diede incremento all’olivicoltura e fece sorgere un lanificio ad Udine, il 23 aprile 1342 il Parlamento votò delle leggi contro il lusso dietro sua indicazione; favorì l’apertura di scuole superiori a Cividale seguendo le orme del suo predecessore Ottobono.
In campo spirituale egli sentì sempre alto il valore del suo episcopato, convocò un primo Concilio di vescovi della sua provincia ecclesiastica contro l’usura, il 29 maggio 1335 nel castello di Udine; un secondo Concilio ad Aquileia nel 1339 e due sinodi diocesani a Cividale ed Aquileia.
Favorì l’espandersi dei francescani e domenicani nei luoghi più importanti, diede una residenza ai Celestini, si fece aiutare nell’apostolato della vastissima regione dalle tante abbazie benedettine presenti. Favorì ancora con fondazioni i vari monasteri femminili delle francescane, domenicane e benedettine; a S. Nicolò di Udine eresse un monastero per le penitenti.
Organizzò il clero dividendolo in pievi, arcidiaconati, prepositure, capitoli presso le principali città. Nel 1346 a 86 anni dovette assumersi il disagio di un viaggio in Ungheria con il compito di pacificare Luigi il Grande re d’Ungheria e la corte angioina di Napoli.
Intanto nel 1345 si verificarono numerosi scontri in Friuli contro i conti di Gorizia che esasperavano gli animi con il loro arrogante comportamento. Nel 1347 Bertrando riconquistò il Cadore che era caduto nelle mani di Lodovico di Brandeburgo, figlio di Lodovico il Bavaro, mettendo al governo un suo fiduciario, mentre l’imperatore Carlo IV confermò alla Chiesa di Aquileia il possesso di quella regione.
Continuarono i feudatari a tramare contro il patriarcato e nel 1348 organizzarono una rivolta e nonostante i tentativi di pacificazione del cardinale legato pontificio Guido di Monfort, le ostilità proseguirono con alti e bassi fino al 1350, quando il 6 giugno, Bertrando accompagnato da alcuni più fedeli vassalli si recava da Sacile ad Udine, sulla piana della Richiunvelda fu sorpreso e attaccato dagli uomini di Enrico di Spilimbergo che dispersero o catturarono le guardie della scorta, uccidendo il quasi novantenne patriarca.
Il suo cadavere fu trasportato ad Udine e lì sepolto, tuttora si trova in un sarcofago nel coro della cattedrale. Il suo cappellano Giovanni di lui disse: ”Come un secondo Maccabeo difese il campo della Chiesa, non solo con la spada materiale, ma anche con quella spirituale…. Mentre i suoi combattevano egli pregava e vinceva, mostrandosi un secondo Mosè”.
Papa Clemente XIII nel 1760, confermò il suo culto che i cittadini udinesi da subito gli tributarono, con la festività al 6 giugno giorno della sua morte.
Autore: Antonio Borrelli
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