† 3 marzo 803
Di stirpe longobarda, Anselmo fu duca del Friuli. Nel 749, abbandonata la vita politica, fondò un cenobio ed un ospizio per pellegrini nella valle del Panàro. In seguito ad una donazione del cognato, il re Astolfo, verso il 752, con i suoi monaci costruì la chiesa e il monastero di Nonatola (nei pressi di Modena), ponendolo sotto la regola di S. Benedetto e facendone un centro ragguardevole di ascesi, di cultura, di lavoro e di assistenza ospedaliera. Anselmo fu mediatore di pace nella guerra franco-longobarda.
Morì il 3 marzo 803 e fu sepolto nella chiesa del monastero.
Martirologio Romano: A Nonantola in Emilia, sant’Anselmo, fondatore e primo abate del monastero del luogo, che per cinquant’anni promosse la disciplina monastica sia con l’insegnamento che con l’esercizio delle virtù.
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Anselmo è uno dei personaggi più imponenti del monachesimo dell’Alto Medioevo e l’unico santo longobardo di cui ci siano pervenute notizie certe.
Di lui parlano numerosi documenti, bolle, rescritti, diplomi e una ‘Vita’ scritta nel secolo XI già nota dal ‘Catalogus Abbatum’ del 1037.
Si suppone che Anselmo sia nato verso il 720 a Cividale o Vicenza, figlio di Wectari di Vicenza, duca del Friuli, era fratello di Giseltrada sposa di re Astolfo (749-756) e di Aidin con cui possedeva insieme, beni terrieri a Verona e Vicenza (documenti del 797 e 820).
Fu per qualche tempo anche duce del Friuli; nel 749, Anselmo però lascia tutte le attività e cariche politiche per dedicarsi ad una vita di santità; lascia il Friuli risalendo la valle dell’Alto Panaro, dove il cognato re Astolfo, gli dona la terra di Fanano e qui si ferma a fondare un cenobio per accogliere i monaci che ormai gli si erano radunati attorno e più in alto verso il passo di S. Croce Arcana, apre un ospizio per pellegrini che prende il nome di S. Jacopo di Val d’Amola.
L’opera di accoglienza dei pellegrini, molto numerosi nella valle, che era uno dei passaggi obbligati tra il Nord e la Toscana, costituisce un impegno primario e nessun pellegrino deve allontanarsi senza avere ricevuto con misericordia ogni assistenza.
Nel 751 il re Astolfo che comunque aveva mire espansionistiche, aveva occupata Ravenna e dona ad Anselmo un altro territorio tolto dal Ducato di Persiceta, di nome ‘Nonantolae’, che controllava le strade che da Verona e Piacenza scendevano a Bologna.
Il santo abate e i suoi monaci, si danno da fare per costruire una chiesa e il monastero, bonificando e coltivando quelle terre ormai abbandonate e incolte, producendo un vantaggio economico e sociale a tutta la regione.
Si sa che la chiesa dedicata alla Madonna venne consacrata l’8 ottobre del 752 dal vescovo Geminiano di Reggio Emilia per delega del papa Adriano I. Una seconda dedica questa volta agli Apostoli è fatta dall’arcivescovo di Ravenna, Sergio (748-769), la ‘Vita’ continua a narrare dicendo che nel 752 Anselmo insieme a re Astolfo va a Roma, per offrire in dono al papa Adriano I il monastero nonantolano.
Il Sommo Pontefice, conferisce ad Anselmo la dignità di abate e gli dona i ‘corpi santi’ di s. Silvestro papa e di altri martiri; così il 20 novembre 756 il vescovo di Bologna, Romano compie una terza dedicazione della chiesa e monastero questa volta a S. Silvestro I papa.
Alcune di queste notizie non sono certificate dalla realtà storica del periodo, come il dono delle reliquie, in realtà molte reliquie di martiri romani emigrarono verso il Nord a seguito delle spoliazioni di cimiteri suburbani compiute dai Longobardi durante l’assedio di Roma del 756.
L’opera dell’abate Anselmo è sottolineata dalla grandiosa attività di assistenza sociale e spirituale svolta a favore delle folle degli umili che si sviluppò e proseguì nei secoli, attraverso i suoi monasteri. Oltre quello di Fanano, egli fondò altri tre monasteri con annessi ospizi, dipendenti dall’abbazia di Nonantola: quello di S. Ambrogio dove il fiume Panaro taglia la via Emilia, quello del ‘Vicus Domnani’ a Vicenza (ora S. Silvestro) e quello non meglio identificato nel ‘luogo detto Susonia’ con l’oratorio di S. Giustina.
Oltre 1100 monaci da lui dipendenti si dedicarono all’ascesi, all’assistenza sociale, alla trascrizione dei codici, all’attività ospedaliera, alla bonifica dei terreni; per un certo numero di anni fu come in esilio a Montecassino, durante il regno di Desiderio (757-774), il perché ci è ignoto, ma Anselmo poté ritornare a Nonantola solo dopo la morte di Desiderio; nel periodo cassinese acquistò per la sua abbazia vari codici, infatti queste operazioni sono registrate nell’Archivio Nonantolano compilato verso il 1000.
Si prodigò per la pace fra longobardi e franchi, al punto che il re franco Carlo Magno, lo ringraziò con larghi benefici e privilegi per l’abbazia.
Morì il 3 marzo 803 ad 80 anni di età ed a 50 dalla fondazione del monastero; fu sepolto nella chiesa della stessa abbazia.
Nel 1400 l’abbazia aveva già una sua tipografia; codici miniati, pergamene, e reliquiari preziosi sono conservati nel tesoro della chiesa, costruita nelle forme romanico-lombarde e a cui lavorarono insigni artisti medioevali.
Autore: Antonio Borrelli
Duca del Friuli e fratello della moglie del re longobardo Astolfo, Anselmo è un valoroso cavaliere che nell’VIII secolo cavalca in groppa al suo destriero accanto al comandante supremo. È un politico potente, giovane, ricco. Che cosa potrebbe volere di più dalla vita? Eppure a ventinove anni Anselmo ne ha abbastanza di duelli, guerre, armi, feriti e morti. Sente, nel profondo del proprio essere, che la propria intelligenza e la propria energia devono essere messe a frutto in maniera differente. Sente che un Re più potente lo chiama (il Signore dei Cieli) per affidargli un incarico più importante: predicare il Vangelo e metterlo in pratica. Il re longobardo capisce le buone intenzioni di suo cognato e gli dona un appezzamento di terreno a Nonantola, vicino a Modena, in Emilia Romagna, dove poter edificare una chiesa e un convento. Qui l’ex valoroso guerriero, diventato monaco, fonda una grande abbazia intitolata a San Silvestro, di cui è molto devoto.
Il monastero segue la Regola di San Benedetto e arriva ad ospitare centinaia di monaci che pregano e lavorano tutto il giorno, nei campi incolti che bonificano e fanno fruttare, rendendo fertile tutta la zona; nelle biblioteche dove conservano e ricopiano i preziosi manoscritti; nei locali adibiti all’accoglienza dei pellegrini che da Nord si dirigono a Roma e nella Terra Santa. I monaci curano anche gli ammalati, con le erbe da loro raccolte, e assistono i poveri ai quali donano cibo. Anselmo, instancabile, costruisce altri monasteri da adibire a centri di assistenza ospedaliera e di carità, con oltre mille monaci alle sue dipendenze. In breve l’Abbazia di Nonantola diventa un prestigioso centro propulsore di cultura, predicazione e carità evangelica, fino all’anno Mille circa.
Nonostante la sua fama, il santo longobardo, con umiltà continua a svolgere i lavori più faticosi. Nel mentre la sua inesauribile attività è rivolta anche in campo politico per portare la pace tra Longobardi e Franchi: Carlo Magno in persona, il re dei Franchi, gli è riconoscente e lo premia con privilegi e benefici per i suoi conventi. Anselmo muore a Nonantola all’età di 80 anni, nell’803. È l’unico santo longobardo di cui si conosca la storia.
Autore: Mariella Lentini
Fonte:
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Note:
La Chiesa lo celebra il 3 marzo mentre a Nonantola viene festeggiato il 1 maggio.
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