Cutigliano (Val di Lima, diocesi e provincia di Pistoia) conserva nella sua chiesa parrocchiale i corpi di questi due martiri. Tolti, come tanti altri, dalle catacombe romane e forse individuati nel nome da un'iscrizione tombale e nella qualità di martiri dalla consueta, non sicura, simbologia di segni in essa incisi o graffiti, ovvero dalla presenza - di valore probativo altrettanto incerto - di presunte ampolle di sangue, essi furono trasferiti lassú nella seconda metà del sec. XVII. Ne ottenne la concessione dal papa Alessandro VIII un giureconsulto oriundo di Cutigliano e dimorante a Roma, I'auditore Pietro Pacioni, fratello minore del piú celebre Giuliano.
Le reliquie dei due presunti martiri ottennero una intensa venerazione nel paese di Cutigliano e in tutta la montagna pistoiese. Un artistico altare in loro onore venne eretto nella pieve. La loro festa si celebrò solennemente ogni anno, il 10 agosto, giorno anniversario della loro traslazione. Con beni donati per testamento dallo stesso Pietro Pacioni, il 1° gennaio 1697 fu istituita un'opera pia, ad essi intitolata, che esercitò per lungo tempo benefica attività, mantenendo nel paese una scuola di grammatica e retorica ed assegnando sussidi a giovani che mostrassero disposizione a frequentare i corsi universitari, ma ne fossero impediti da mancanza di mezzi.
A scopo di culto e di suffragio per i defunti sorse pure, sotto il titolo dei suddetti santi martiri, una confraternita, eretta con decreto vescovile in data 16 novembre 1843 ed arricchita d'indulgenze e privilegi dal pontefice Gregorio XVI con breve del 22 maggio 1844.
La devozione popolare verso questi due santi si è oggi affievolita. Anche la festa annuale, che un tempo si celebrava con notevole concorso di popolo e con manifestazioni devozionali e folkloristiche di vario genere, ha oggi perduto quasi del tutto la sua solennità e le sue originarie caratteristiche.
Autore: Sabatino Ferrali
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