† 1533
Di nobile famiglia romana, fu solo da vedova che Ludovica Albertoni poté realizzare la sua vocazione. Divenuta Terziaria francescana, si occupò in particolare dell’educazione delle giovani a rischio. Roma la ricorda per la splendida scultura che le dedicò Bernini.
Martirologio Romano: A Roma, beata Ludovica Albertoni, che, dopo avere educato cristianamente i figli, alla morte del marito, entrata nel Terz’Ordine di San Francesco, portò aiuto ai poveri, scegliendo di divenire da ricca poverissima.
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Non è sempre facile nascere in una famiglia nobile: è vero che si ha garantita la sopravvivenza, ma ci sono obblighi, spesso molto pesanti, cui dover sottostare. Lo sapeva bene Ludovica, nata nel 1474 dal patrizio romano Stefano Albertoni e da Lucrezia Tebaldi: appena fu in età da marito dovette rinunciare alla sua vocazione per contrarre matrimonio come ordinato dalla famiglia.
La preghiera come scuola di vita
Ma andiamo per ordine. Ludovica rimase orfana di padre ad appena due anni e poiché la madre si risposò, fu allevata dalla nonna e da alcune zie che la educarono alla formazione culturale e cattolica. A 20 anni dovette sposarsi, contro la sua volontà, con il nobile trasteverino Giacomo della Cetera, dal carattere rude e instabile. Nonostante ciò, Ludovica fu una moglie devota che gli diede tre figlie.
L’abbraccio a “Madonna povertà”
A 32 anni, però, Ludovica rimane vedova e dopo aver vinto una disputa per l’eredità del marito con il fratello di lui, messi da parte i beni divisi tra le figlie, donò i suoi e tutta se stessa interamente ai poveri. Già da tempo frequentava la vicina chiesa di San Francesco a Ripa, guidata nel suo cammino spirituale dai Frati minori che la accompagnarono nella decisione di farsi Terziaria francescana. Sulle orme del Poverello Ludovica s’impegnò particolarmente per strappare le giovani dalla strada e dall’ignoranza, educandole personalmente e insegnando loro un mestiere onesto con cui mantenersi. Nel 1527, durante il sacco di Roma da parte dei Lanzichenecchi, si prodigò molto per aiutare il popolo romano, aprendo perfino le porte della sua abitazione e guadagnandosi l’appellativo di “Madre dei poveri”.
La devozione dei romani
Spentasi all’età di 60 anni e sepolta, come da sua volontà, nella Cappella di Sant’Anna nella chiesa di San Francesco a Ripa a Trastevere, fu immediatamente venerata dai romani che ne conoscevano la fama di bontà ma anche gli episodi di estasi e levitazione che il Signore in vita aveva voluto donarle, tanto che proprio come una mistica volle raffigurarla l’artista Gian Lorenzo Bernini nella sua celebr3 statua, capolavoro della scultura barocca. Fu beatificata da Clemente X nel 1671 e oggi è venerata come Compatrona di Roma.
Della beata Ludovica degli Albertoni, esiste una pregevolissima statua, opera tutta di sue mani, del grande scultore Gian Lorenzo Bernini, che la raffigura coricata in estasi e posta sul suo sepolcro nella chiesa di S. Francesco a Ripa in Roma; questa bellissima scultura perpetua attraverso la storia dell’arte e del flusso turistico specializzato, la figura della beata romana.
Ludovica nacque nel 1474 a Roma dalla nobile famiglia degli Albertoni, orfana del padre in tenera età, fu allevata dalla nonna materna e da alcune zie, perché la madre si era risposata.
A venti anni, contro i suoi desideri, fu data in sposa al nobile Giacomo della Cetera, che comunque amò devotamente e dal quale ebbe tre figlie. Nel 1506 a 32 anni, rimase vedova ed allora entrò nel Terz’Ordine Francescano, prendendo a vivere una vita tutta dedicata alla preghiera, meditazione, penitenza e opere di misericordia, come quelle di dare una dote per maritare le ragazze povere e la visita ai poveri ammalati nei loro miseri tuguri.
Con la sua generosità diede fondo a tutti i suoi beni, fra la contrarietà dei parenti per tanta liberalità. Il Signore le diede il dono dell’estasi, che all’epoca dovevano essere molto note, se dopo la sua morte, avvenuta il 31 gennaio 1533, lo scultore Bernini la raffigura proprio nell’atto di una estasi.
La beata Ludovica ebbe subito un culto pubblico dopo la morte, culto che fu definitivamente confermato da papa Clemente X il 28 gennaio 1671.
Una ricognizione delle reliquie fu fatta il 17 gennaio 1674 quando le sue spoglie furono deposte nel magnifico sepolcro marmoreo di S. Francesco a Ripa, dove sono tuttora.
Autore: Antonio Borrelli
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