Una tardiva ‘Passio’ racconta che s. Vincenzo abate di S. Claudio, monastero sito nella città di León in Spagna, rimase vittima di una persecuzione che Riciliano, ultimo re degli svevi, ariano, aveva scatenato contro i cattolici, nella seconda metà del secolo VI. Vincenzo fu condotto davanti ad un tribunale e qui professò la sua fede cattolica, parlando apertamente contro gli ariani, che professavano la eresia di Ario (280-336), secondo cui il Verbo incarnato in Gesù, non è della stessa sostanza del Padre, ma rappresenta la prima delle sue creature. La condanna degli eretici da parte di due Concili, instaurò una lotta non solo ideologica fra il cristianesimo ufficiale ed i fautori dell’eresia. Per la sua intransigenza dottrinaria, Vincenzo venne decapitato l’11 marzo e sepolto nella chiesa del suo monastero; secondo l’iscrizione sulla lastra della tomba, sarebbe morto nel 630. Due giorni dopo il suo martirio, vennero uccisi anche Ramiro, priore dello stesso monastero e dodici monaci; del martirio di questo gruppo esistono altre due ‘passiones’ anch’esse tardive e leggendarie. Le reliquie dell’abate Vincenzo furono in seguito trasferite ad Oviedo, dove ancora si conservano nella cosiddetta ‘Camera Santa’ della cattedrale. Invece le reliquie di Ramiro e dei dodici monaci, furono trasferite nella cattedrale di León, il 26 aprile 1596. La festa di tutti ricorre a León l’11 marzo, mentre nei martirologi benedettini ricorre l’11 settembre, data riportata anche dal ‘Martirologio Romano’.
Autore: Antonio Borrelli
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