I primi anni
Maddalena nasce il 24 luglio 1918 a Zero Branco in provincia e diocesi di Treviso, più precisamente a Gobbi, frazione di Sant’Alberto. I suoi genitori, Francesco Volpato e Teresa Gobbo, sono contadini e hanno dato al mondo, prima di lei, altri otto figli; lei è la penultima. Viene battezzata il 28 luglio nella chiesa parrocchiale di Sant’Alberto e, oltre a quello di Maddalena, le viene imposto il nome di Rosa.
Cresce insieme ai suoi fratelli, ma, a differenza loro, è più tranquilla e riesce anche a ricomporre le piccole liti di ogni giorno. Con la famiglia partecipa alle funzioni religiose, senza mai mancare alla Messa domenicale, e vive la preghiera quotidiana. Fa la Prima Comunione il 19 giugno 1924 e riceve la Cresima il 2 agosto 1925, sempre nella sua parrocchia, per le mani di monsignor Andrea Giacinto Longhin, vescovo di Treviso e oggi Beato.
Istruzione e formazione
La sua istruzione si ferma alla terza elementare, perché la quarta classe è a Sant’Alberto e la frazione dove abitano i Volpato è troppo distante dalla scuola. Maddalena, quindi, inizia ad aiutare nei lavori di casa e, quando possibile, in quelli dei campi.
Prosegue la sua formazione religiosa, entrando nell’associazione delle Figlie di Maria e nella Gioventù Femminile di Azione Cattolica, nella sezione delle Aspiranti. È una delle ragazze più serie nell’impegno e nella preghiera e riesce a farsi ben volere dai bambini a cui spesso deve badare nel “ricreatorio” (come a dire l’oratorio) parrocchiale.
Un primo tentativo di consacrazione
Dodicenne, stupisce molti per la sua maturità, tanto che un ragazzo del paese, Giuseppe Sartor, fratello della sua amica Giovanna, la chiede in moglie, benché abbia quattro anni in più di lei. Il padre le riferisce la proposta, ma lei rifiuta: vuole farsi suora.
Il suo parroco, don Mario Ceccato, non è favorevole, ma almeno i genitori la lasciano partire: è il 1933. Maddalena diventa quindi aspirante delle Suore Domenicane di Santa Caterina da Siena Insegnanti e Infermiere e vive nell’Istituto Zalivani di Treviso: è stata indirizzata lì da Maria Maggesti, infermiera all’ospedale della città.
Due porte chiuse
Tuttavia, dopo tre anni, alla vigilia di entrare in postulandato, torna a casa: una sua zia, Maddalena Gobbi, ha da tempo squilibri mentali. Per regolamento, se un’aspirante aveva problemi del genere in famiglia, deve manifestarlo alla superiora. La ragazza si consiglia con padre Basilio, carmelitano, che l’invita ad agire così; avrebbe pensato lui a sostenerla. La superiora, con grande dispiacere, la lascia andare.
Maddalena riprende la sua vita precedente, tra chiesa e famiglia, ma non perde di vista la sua aspirazione maggiore. Padre Basilio mantiene la sua promessa: le suggerisce di prendere contatto con le Suore Carmelitane di Santa Teresa di Firenze. Maddalena arriva nell’Istituto “Corpus Domini” a Campi Bisenzio il 7 giugno 1937, ma neanche tre mesi dopo viene dimessa per ragioni di salute: ha la polisierosite.
Terziaria carmelitana
Viene curata a casa e, gradualmente, ricomincia i suoi impegni. Resta però in attesa che il volere di Dio si manifesti, anche se la sua salute potrebbe precluderle l’ingresso in nessuna congregazione religiosa. Intanto aderisce al Terz’Ordine Carmelitano, anche per la sua devozione a santa Teresa di Gesù Bambino: compie la vestizione il 23 aprile 1941 e professa il 20 maggio 1942.
Il suo nuovo direttore spirituale, padre Mario Meneghini, ha assicurato che la sua vita era permeata da un grande spirito di fede e dall’amore verso la Chiesa, ma anche dalla decisione di non parlare male di nessuno, neanche dei suoi genitori, che pure l’ostacolavano.
I contatti con le Figlie della Chiesa
Ancora una volta, però, l’amica Maria Maggesti fa da tramite perché Maddalena trovi finalmente il suo posto. Nel 1934 ha conosciuto la canossiana madre Maria Oliva Bonaldo, che in quegli anni sta iniziando i primi passi per la fondazione delle Figlie della Chiesa, e decide di seguirla a Roma. In più, nel 1942, vicino ai Bonaldo viene ad abitare Augusta Messinaro, la quale riferisce che sua sorella Savina è stata accettata tra le Figlie della Chiesa sebbene sia debole di salute.
La speranza di Maddalena si riaccende: ai primi di ottobre del 1943, in sella alla sua bicicletta, raggiunge “Mater Purissima” (le case delle Figlie della Chiesa hanno tutte un’intestazione tratta dalle litanie della Madonna), sede del postulandato, a Trivignano di Zelarino, vicino Venezia. Ha con sé una lettera per madre Maria Oliva, ma al momento lei non è in quella casa. La superiora, suor Gina Faganello, si offre di accompagnarla a Mestre, dove si trova la fondatrice.
Postulante e novizia
Alla fine, la ragazza ottiene di poter entrare come aspirante nella casa “Sancta Dei Genitrix”, a Treviso: la sera del 23 ottobre 1943, in una cerimonia raccolta, riceve lo Scapolare carmelitano e al suo nome di Battesimo viene aggiunta, come tradizione per le Figlie della Chiesa, la qualifica “di Santa Teresa di Gesù Bambino”.
La “chiesuola”, come madre Maria Oliva definisce la sua opera, è ancora in formazione, ma si è diffusa ben oltre i confini veneti. Una delle primissime compagne, suor Olga della Madre di Dio, era morta l’anno precedente ed era ritenuta in fama di santità.
Maddalena, destinata a casa “Mater Purissima”, si adatta subito ai più disparati servizi, rispettando con cura le regole del postulandato. Inizia poi il noviziato il 30 maggio 1944, in una Venezia sconvolta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Anche in quella circostanza, fa del suo meglio per moltiplicare gli atti d’amore per Dio, come insegnava santa Teresina, ma anche per rallegrare le compagne di noviziato.
Le «Sante Obbedienze» di Maddalena
Tra i suoi appunti personali è stata trovata una serie di ottantacinque piccole azioni, che Maddalena aveva annotato sotto il titolo di «Sante Obbedienze». Si trattava delle indicazioni fornite dalla madre fondatrice (che chiamava «Mamma» con la maiuscola, secondo l’uso) e dalla maestra delle novizie.
Sia quelle relative alla vita comune, come «Essere puntualissima oppure «Fare tutto quello che fa la Comunità», come quelle circa l’ordine e l’igiene personale, ma anche quelle che miravano all’umiltà, ovvero «Scegliere sempre le cose più brutte» e «Correre alle faccende più umili», erano prese sul serio dalla novizia: lo testimoniano sia le compagne, sia la stessa madre Maria Oliva.
L’offerta per l’unità della Chiesa
Il 18 gennaio 1945, inizio della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, madre Maria Oliva Bonaldo tiene una lezione alle sue otto novizie. Parla del fine specifico per cui il loro istituto è nato, appena sette anni prima: «Figliuole, noi siamo nate per questo, per essere una cosa sola, affinché il mondo creda e perché siano una cosa sola prima gli uniti e poi i separati. Per questo dobbiamo pregare; per questo dobbiamo soffrire, “portando soprattutto i pesi le une delle altre” che è il soffrire meno illusorio e più unitivo».
Maddalena ascolta attentamente e arrossisce appena la sente affermare, dopo aver presentato alcune occasioni da vivere con quello spirito di preghiera: «Quando ci saremo offerte a patire così per tutta la vita, offriamo pure anche la vita...».
Pochi istanti dopo, mentre le novizie tornano alle loro occupazioni, s’inginocchia accanto alla fondatrice e domanda: «Madre, mi permette di offrire la mia vita a Gesù per l’unione della Chiesa?». La risposta: «Perché no? Non hai capito? Tutte la possono offrire». Quindi Maddalena va al compito che le è stato indicato, ovvero aggiustare i grembiuli delle consorelle.
La malattia
Il 25 gennaio 1945, Maddalena non può andare con le compagne alla funzione di chiusura della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Viene subito accompagnata da madre Maria Oliva a compiere una radiografia, perché non riesce a muoversi: il medico le diagnostica un ascesso ossifluente alla quinta vertebra cervicale, dovuto al morbo di Pott. In effetti, dal novembre precedente le sue condizioni di salute avevano ripreso a peggiorare, ma non le era stata riscontrata nessuna malattia.
Viene ricoverata all’Ospedale al Mare al Lido di Venezia il 6 febbraio, sotto i bombardamenti. A marzo viene ingessata completamente, ma per asciugare il gesso è messa sul terrazzo del reparto, al primo sole di primavera: si ammala di polmonite, degenerata in pleurite. Una compagna di corsia, Anna Micheletto, la sente ogni tanto sospirare: «Per te, Gesù, per le anime, per i fratelli, per la Santa Chiesa». Tolto il gesso, è messa in trazione, ma non ci sono miglioramenti.
La professione religiosa
Con sua grande gioia e vista la situazione, madre Maria Oliva l’ammette ai voti religiosi, ottenuto il permesso dal Patriarca di Venezia. Il 18 febbraio 1945, bloccata a letto, Maddalena professa povertà, castità e obbedienza nelle mani della sua altra «Mamma» e rinnova l’offerta della sua vita.
A suor Odilla, che l’assiste, confida: «Che marito abbiamo! Sì, Lui vuol patire e patire. Ma sono contenta, sì, sono contenta. Delle volte vorrei camminare, alzarmi, correre, ma Lui mi vuole qui».
Le medicazioni a cui viene sottoposta sono molto dolorose, ma le dà ancora più dispiacere sentirsi dire, dai medici, di essere un’isterica e di non saper sopportare niente. Anche una consorella glielo fa presente, ma, appena questa se ne va, commenta: «Quando ho i dolori acuti, non ho che la forza di dire: ahi! Sono però già d’accordo con Gesù che a ogni lamento Lui mi deve dare un’anima».
La morte
Nel gennaio 1946 suor Maddalena ha una grave crisi: il giorno dell’Epifania le viene amministrata l’Unzione degli Infermi, mentre nell’anniversario esatto della sua offerta è assalita da dolori violenti. Alla sorella Maria confida la sua speranza, o meglio certezza, che non morirà allora, ma a maggio, nel mese della Madonna.
In effetti, la mattina del 25 maggio manda a chiamare sua madre e la fondatrice, perché sente di essere prossima alla fine: è colta da tentazioni contro la fede e la speranza, ma recitando l’Ave Maria ritrova la pace. L’indomani riceve gli ultimi Sacramenti: muore il 28 maggio 1946, quindici minuti dopo la mezzanotte. Le mancavano due mesi per compiere ventotto anni.
I suoi resti mortali, dopo una prima inumazione nel cimitero del Lido di Venezia e una seconda, dal 1958, in quello di Mestre, riposano dal 1972 nella tomba della sua famiglia, a Sant’Alberto di Zero Branco.
La fama di santità
La sua fama di santità si è diffusa immediatamente, al suo paese, ma soprattutto tra le Figlie della Chiesa.
Madre Maria Oliva Bonaldo, basandosi sulla propria conoscenza diretta e sulle testimonianze delle consorelle, ha scritto la sua biografia, «Maddalena», edita nel gennaio 1959 inizialmente per le novizie (ma poi tradotta anche in tedesco e in spagnolo), quasi in concomitanza con l’annuncio del Concilio Vaticano II.
La causa di beatificazione fino al decreto sulle virtù eroiche
Il processo ordinario informativo per l’accertamento delle virtù eroiche di suor Maddalena si è svolto a Venezia dal 22 maggio 1968 al 6 luglio 1970, integrato da un’inchiesta suppletiva svolta dal 16 gennaio 2009 al 15 giugno 2010.
Il 24 gennaio 2024 – proprio sul finire della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani – , ricevendo in udienza il cardinal Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto col quale suor Maddalena veniva dichiarata Venerabile. Nove anni prima, anche per madre Maria Oliva e la già citata suor Olga erano stati promulgati i rispettivi decreti sulle virtù eroiche.
Le Figlie della Chiesa, dovunque sono presenti, ricordano suor Maddalena in particolare nella Settimana per l’unità, meditando il suo esempio e vivendo la sua consegna: «Per la Chiesa! La sofferenza accettata con amore ha valore grande per la Santa Chiesa».
Autore: Emilia Flocchini
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