L’infanzia
Caroline-Françoise-Adelaide Lenferna de Laresle nacque a Pointe-aux-Piments, nel distretto di Pamplemousses nell’isola Mauritius, a est del Madagascar, il 20 marzo 1824, da Charles-Honoré Lenferna de Laresle e Caroline Enouf, entrambi discendenti da antiche e nobili famiglie francesi.
A due anni e mezzo, nel novembre 1826, rimase orfana di madre. Il padre si risposò con Nelly Marchand de Saint-Hilaire, che gli diede altre due figlie, e si stabilì con lei sull’isola Rodríguez. Caroline venne quindi affidata alla cura della nonna paterna.
Un’intensa esperienza dell’amore di Dio
A causa dell’indifferenza religiosa del padre, influenzato dalle correnti filosofiche laiciste francesi, non venne battezzata alla nascita: fu lei stessa a domandare di poter ricevere i Sacramenti nel pensionato della signora Farquharson, presso la quale studiava.
La sera del 7 dicembre 1835, giorno in cui ricevette il Battesimo e la Cresima, mentre guardava fuori dalla sua finestra verso la cattedrale, Caroline si sentì invadere dall’amore di Dio e, in cuor suo, promise che sarebbe diventata suora di carità. Il giorno dopo, si accostò per la prima volta all’Eucaristia.
Una carità che si espande in casa e fuori
Quando la signora Farquharson si trasferì in Italia, Caroline cominciò a frequentare il convitto delle signorine Duvivier, studiandovi lingue, matematica e musica e diventando anche una valentissima infermiera.
Terminata la sua istruzione, rientrò in famiglia, per prendersi cura delle sorellastre Fanélie e Alina, rimaste senza madre, e di due cugine. Allo stesso tempo rifiutò varie proposte di matrimonio, perché voleva solo Gesù come sposo. La sua carità si espanse gradualmente al di fuori della sua famiglia: era sensibile ai poveri che incontrava, agli orfani e ai malati.
Il sogno si realizza
Con l’arrivo di monsignor William Collier, nel 1841, come vescovo della diocesi di Port-Louis, la vita spirituale dell’isola Mauritius ebbe un nuovo impulso. In particolare, il vescovo aveva due validi aiutanti: padre Jacques-Désiré Laval (beatificato nel 1979) e don Xavier Masuy, parroco della chiesa della Concezione, da lui stesso fatta costruire. Caroline scelse quest’ultimo come direttore spirituale, per via della sua grande devozione alla Vergine Maria.
Nel 1845, monsignor Collier fece arrivare dall’Irlanda alcune religiose di Nostra Signora di Loreto, per la cura spirituale delle ragazze. Caroline intraprese il noviziato presso di loro: a ventisei anni, il 14 giugno 1850, emise i voti religiosi in forma privata. Poté così realizzare ciò che portava nel cuore: assistere gli ammalati e aiutare i poveri.
Nascita delle Suore di Nostra Signora del Buon Soccorso
Quattro giorni dopo, il vescovo l’accompagnò personalmente in una piccola casa a Port-Louis, la capitale. Successivamente, fu raggiunta da altre due compagne che condividevano il suo stesso ideale e con le quali raccolse i primi infermi e le prime orfanelle. Nasceva così una pia unione messa sotto il patrocinio di Nostra Signora del Buon Soccorso.
Nel 1852 monsignor Collier, tornato da un viaggio di due anni in Europa, vide che la comunità era pronta per diventare la prima congregazione autoctona in territorio mauriziano. Presiedette lui stesso, il 24 maggio dello stesso anno, la professione pubblica della fondatrice e delle compagne.
Caroline divenne quindi suor Maria Agostina, mentre le sue compagne cambiarono nomi in suor Anna Maria e suor Maria Giuseppina. Nominata superiora, trasferì quindi l’opera in una casa più grande, la stessa che un tempo aveva ospitato il pensionato della signora Farquharson.
Molte opere per incontrare i poveri
Durante l’epidemia di colera del 1854, madre Maria Agostina e le sue suore si prodigarono per i contagiati, a rischio della loro vita. Fecero lo stesso anche durante un’epidemia di vaiolo e una di febbre gialla, che causarono molte vittime e, di conseguenza, lasciarono molti orfani. Per questo le suore aprirono vari orfanotrofi e, nel 1853, la scuola primaria gratuita a Camp Yoloff, a cui seguirono altre venti.
Dal 24 dicembre 1855, quando la suora sacrestana trovò un neonato al posto di Gesù Bambino nel presepio della grotta della Madonna de La Salette, venne incluso tra le opere anche un asilo d’infanzia. Nel 1857 madre Maria Agostina aprì la struttura che le era maggiormente cara: l’Ospizio San Lazzaro, un lebbrosario. Nello stesso anno, il Governo le affidò la direzione di un ospizio per malati mentali a Grande-Rivière. In tutte quelle opere, fu molto apprezzata dagli isolani, anche dai protestanti e da quanti non si consideravano cristiani.
Nuovi inviti e riconoscimenti pubblici
Due anni più tardi, il Console di Francia la mandò a chiamare per un altro compito: la fondazione di un ospedale per i marinai francesi. Dal 1868, poi, le suore cominciarono il loro servizio presso l’Ospedale Civile.
Essendo in quell’epoca colonia britannica, l’isola Mauritius fu visitata dal principe Alfredo d’Inghilterra nel 1869, il quale visitò anche le opere delle suore, apprezzandone la dedizione e la carità.
Obbediente anche nei contrasti con le autorità ecclesiali
Il 5 giugno 1869 madre Maria Agostina lasciò l’isola per dirigersi a Roma, per sollecitare l’approvazione delle Costituzioni. Erano infatti sorti dei contrasti con monsignor Michael Adrian Hankinson, successore di monsignor Collier, il quale aveva accusato la fondatrice di accentrare troppo su di sé le responsabilità di governo e di essere dotata di «cattivo spirito», che del resto infondeva alle altre religiose.
Lei, invece, sentiva che si stava tramando per eliminare la congregazione. Pur sentendosi oppressa, pregava e chiedeva alle altre suore di unirsi alla sua preghiera. Allo stesso tempo, era decisa a tentare un’ultima possibilità: chiedere direttamente a papa Pio IX.
Il primo viaggio a Roma
Don Masuy, padre spirituale e confessore di madre Agostina e delle altre suore, aveva già redatto le Costituzioni, approvate a livello diocesano il 2 febbraio 1854. All’inizio del 1856 le aveva già portate a Roma, ricevendo un attestato di lode.
Il 27 maggio 1869, madre Maria Agostina trascorse una notte di preghiera davanti al Santissimo Sacramento, quindi comunicò prima a don Masuy, poi alle suore, di aver deciso di partire lei stessa. Il vescovo le rispose che avrebbe riflettuto, ma lei continuò a essere convinta di dover andare.
Giunse a Roma due mesi dopo la partenza, il 6 agosto 1860. Durante la tappa a Marsiglia, fu raggiunta da don Masuy. Tuttavia, nel corso dei colloqui che ebbero col cardinal Alessandro Barnabò, Prefetto della Congregazione di Propaganda Fide, entrambi capirono che la loro questione non sarebbe stata presa in esame presto, anche perché erano in corso i lavori di preparazione per il Concilio Vaticano I. Madre Maria Agostina provò anche un colloquio chiarificatore con monsignor Hankinson, che era appunto a Roma per il Concilio, ma la situazione non cambiò.
Il secondo e il terzo viaggio a Roma
Dopo un breve soggiorno a Parigi e in Belgio, per motivi di salute, madre Maria Agostina ripartì per Roma. Anche allora, però, l’approvazione delle Costituzioni non si verificò. Tornò in patria, ma dovette fermarsi nell’isola Bourbon.
Fu necessario l’intervento di un Visitatore apostolico, monsignor Amand R. Maupoint, perché fosse possibile trovare una linea di pacificazione tra le parti in contesa. Madre Maria Agostina prese di nuovo la via per Roma, afflitta da una forte aridità interiore, ma senza per questo perdere la fede.
L’approvazione delle Costituzioni
A fine luglio 1871, la Congregazione di Propaganda Fide presentò le proprie conclusioni: madre Maria Agostina era riconosciuta fondatrice, ma non poteva tornare all’isola Mauritius prima dell’arrivo del nuovo vescovo. Ancora una volta, accettò quelle disposizioni come volontà di Dio.
L’approvazione delle Costituzioni avvenne il 5 settembre 1871, “ad experimentum” per un decennio. Tuttavia, neanche il nuovo vescovo, monsignor William Scarisbrick, le fu favorevole.
La Madonna del Perpetuo Soccorso e il cambio del nome della congregazione
Durante la permanenza a Roma, aveva intrattenuto relazioni con i padri Redentoristi e aveva spesso visitato la chiesa di Sant’Alfonso in via Merulana, dov’era custodita l’antica icona della Madonna del Perpetuo Soccorso.
Imparò ad amare quell’immagine e quel titolo: il 20 luglio 1872, una volta tornata a Mauritius, annunciò alle consorelle che il nuovo nome della loro congregazione sarebbe stato Suore di Carità di Nostra Signora del Buono e Perpetuo Soccorso. A partire da quell’anno, poi, assunse anche la responsabilità sulle novizie.
La prima comunità fuori da Mauritius
Un altro frutto del viaggio a Roma fu l’incontro con monsignor Victor-Auguste-Isidore Dechamps, arcivescovo di Malines in Belgio (anche don Masuy era belga) e poi cardinale: il 29 aprile 1872, a Bruxelles, venne fondata la prima comunità al di fuori di Mauritius.
Tuttavia, tre anni dopo, quando ormai la comunità si era trasferita a Cureghem, fu necessario l’intervento della fondatrice medesima, a causa anche della grave situazione debitoria. Madre Maria Agostina lasciò Mauritius il 16 settembre 1875 e, risolta la questione, tornò a Roma.
La prima comunità in Italia e la casa generalizia
La prima comunità italiana fu invece fondata nel 1876, a Roma, in via dell’Olmata e poi in via Urbana. Due anni dopo, papa Leone XIII, nel 1878, concesse di aprire la casa generalizia a Roma, in via Merulana, non lontano dalla chiesa della Madonna del Perpetuo Soccorso.
Le suore vi si stabilirono nel luglio seguente, dedicandosi agli ammalati e all’insegnamento. L’approvazione definitiva delle Costituzioni avvenne il 30 agosto 1882: da allora, anche il nuovo nome divenne ufficiale.
La malattia
Madre Maria Agostina non poté più rivedere le sorelle del Belgio e di Mauritius, perché la malattia di cui soffriva dal 1877 peggiorò sensibilmente. Tentò cure termali a Casamicciola e a Ischia, ma la paralisi agli arti inferiori progrediva.
Nel corso di un altro soggiorno di cure a Rocca di Papa, ricevette la notizia della morte di don Masuy, co-fondatore, avvenuta il 25 luglio 1880. Rientrò in casa generalizia ai primi di ottobre: le successive cure non portarono miglioramenti.
Benché obbligata a spostarsi in sedia a rotelle, continuava a seguire la vita della congregazione: organizzò il Consiglio Generale, inviò le suore in altri paesi del centro e sud Italia e, soprattutto, scrisse molte lettere, nelle quali infuse tutto il suo autentico spirito.
Due doni per una congregazione “sorella”
Madre Maria Agostina non pensava solo alle vocazioni per la sua congregazione, ma anche a quelle per le altre. Era infatti in buoni rapporti con madre Victorine Le Dieu (per la quale la causa è in corso), fondatrice delle Suore del Patrocinio di San Giuseppe (poi Suore di Gesù Redentore): anche lei aveva vissuto traversie simili alle sue e stava cercando nuove vocazioni. Le inviò dunque la giovane novizia Tarsilla Morichelli, che poi divenne suor Raffaella della Croce, seconda superiora dopo la fondatrice.
Un’educanda delle Suore della Carità di Nostra Signora del Buono e Perpetuo Soccorso, Ida Cassi, che conobbe madre Maria Agostina, entrò anche lei tra le Suore del Patrocinio di San Giuseppe: il suo nome da religiosa fu suor Agostina. In seguito uscì dalla congregazione per fondarne una nuova, le Figlie di Nostra Signora del Sacro Cuore (anche per lei è in corso la causa di beatificazione).
La morte
Il 25 marzo 1899, madre Maria Agostina firmò il suo testamento spirituale, in dieci punti: raccomandava l’osservanza della Regola, l’umiltà, l’obbedienza, il silenzio e la cura delle relazioni con i laici (uno dei punti che avevano causato la crisi con monsignor Hankinson). Il 28 agosto, invece, festeggiò con la comunità di via Merulana il cinquantesimo di professione religiosa.
Nel gennaio 1900 fu colpita da una leggera influenza. Probabilmente, però, fu un ictus a causare la sua morte alle 7 del mattino del 28 gennaio 1900, poco dopo aver ricevuto l’assoluzione con l’indulgenza plenaria e aver benedetto silenziosamente le sue figlie. Un anno dopo la sua morte, nel 1901, una nuova delegazione missionaria salpò per l’America Latina, precisamente per l’Argentina.
I suoi resti mortali riposano nella casa generalizia delle Suore di Carità di Nostra Signora del Buono e Perpetuo Soccorso, in via Merulana 170 a Roma; precisamente, nell’Oratorio Madre M. Agostina, ricavato nei pressi della portineria.
La causa di beatificazione e canonizzazione
La causa di beatificazione e canonizzazione di madre Maria Agostina fu introdotta nel 1927, nel Vicariato di Roma. Il 22 novembre 1939 si ebbe il decreto sugli scritti, mentre il 7 febbraio 1992 fu emesso il decreto di convalida degli atti del processo informativo e di quello apostolico.
La sua eredità oggi
Oggi le Suore di Carità di Nostra Signora del Buono e Perpetuo Soccorso, sono presenti in quattordici Paesi su quattro continenti, più precisamente: precisamente: Isola Mauritius, Belgio, Italia, Argentina, Francia, Inghilterra, India, Filippine, Polonia, Congo, Corea del Sud, Indonesia, Perù e Madagascar. Vivono costantemente vicino a coloro che sono i più cari al Cuore di Gesù, ovvero i poveri e gli ammalati, seguendo l’itinerario segnato da madre Maria Agostina.
Autore: Emilia Flocchini
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