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San Miro di Canzo Eremita
Festa:
10 (21) maggio
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Canzo, Como, 1306 ca. - Sorigo, Como, 1381
Eremita del XIV secolo, nacque a Canzo, sul Lago di Como, attorno al 1306. Abbracciò la vita eremitica, donando i suoi beni ai poveri e ritirandosi prima nei dintorni di Canzo e poi a Sorico, sulla Riviera del Lario. La sua appartenenza al Terz'Ordine Francescano è dibattuta dagli studiosi. La sua esistenza, trascorsa in mortificazione e povertà, si concluse nel 1381 a 75 anni. Venne sepolto nella chiesa di S. Michele a Sorigo, oggi a lui dedicata. Le sue spoglie sono state oggetto di ricognizioni nel 1452, 1837 e 1932. La sua memoria liturgica è celebrata il secondo venerdì di maggio, il 10 maggio (data della prima ricognizione) e il 21 maggio. Un'antica pittura lo raffigura in abito grigio da eremita o pellegrino, mentre la sua "Vita", tramandata in italiano è derivata da un testo latino perduto.
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È venerato a Sorico (Sorigo) sul lago di Como, nacque a Canzo paese sullo stesso lago, verso il 1306; da giovane donò tutto ciò che possedeva ai poveri e si mise a condurre vita eremitica, prima nei dintorni del paese natio Canzo e poi a Sorigo in diocesi e provincia di Como, sulla Riviera del Lario..
Alcuni studiosi lo classificano appartenente al Terz’Ordine Francescano, altri lo negano. Dopo una vita durata 75 anni, in gran parte dedita all’eremitaggio ed alla mortificazione nella povertà, Miro morì nel 1381 e venne sepolto a Sorigo nella chiesa di S. Michele (oggi chiamata di S. Miro), situata su un vicino colle.
La prima ‘Vita’ scritta in italiano pare derivasse da un precedente testo latino andato perduto. Un’antica pittura lo raffigura in abito grigio da eremita o da pellegrino.
Il 10 settembre 1452 si ebbe la ricognizione delle reliquie, seguita poi da quelle del 1837 e del 1932. La festa liturgica si celebrava o si celebra ancora il secondo venerdì di maggio, mentre il padre somasco Tatti nel suo ‘Martyrologium Nocomiensis’ lo collocò al 10 maggio; è ricordato anche il 21 maggio probabile data della prima ricognizione.
Autore: Antonio Borrelli
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