Nascita e famiglia
Nacque a Napoli il 20 settembre 1897, seconda dei dieci figli di Alfonso Zagari e Maria Zagari, omonimi ma non parenti, nativi di Reggio Calabria. Il padre, commerciante nel settore dell’oro, era molto amico dell’avvocato Bartolo Longo, fondatore del Santuario della Beata Vergine del Rosario a Pompei (Beato dal 1980).
Letizia venne battezzata appena dopo la nascita, nell’allora parrocchia di Sant’Arcangelo all’Arena. La chiesa, a causa di un incendio, andò distrutta, ma i Registri Parrocchiali furono salvati perché il Parroco li aveva presso la sua abitazione. Dopo accurata ricerca, si è venuti a conoscenza della data del Battesimo, avvenuto quindi il 3 ottobre 1897.
Nell’infanzia, il primo pensiero di consacrazione
A quattro anni, Letizia dovette essere allontanata dalla famiglia, perché la madre era alle prese con una nuova gravidanza. Il periodo che trascorse presso gli zii e i nonni materni a Reggio Calabria la segnò nel temperamento, che divenne timido e riservato.
L’anno successivo accadde un episodio che in seguito ricordò come significativo per il suo progresso spirituale. Mentre lavorava a maglia, come le avevano insegnato le zie, una di esse le prese di mano il lavoro e lo disfece sotto i suoi occhi, dato che non aveva eseguito correttamente i punti. Alla bambina parve di capire quanto poco valessero le cose della terra.
Inoltre, contemplando allo stesso tempo dal terrazzo di casa il sole, che tramontava sullo stretto di Messina, si sentì come attratta dalle realtà soprannaturali. Fu quello, confidò poi, il momento in cui ebbe il primo pensiero di dedicarsi a Dio.
A sei anni fu ricondotta a casa, ma conservò le tracce di quell’allontanamento nel suo carattere. Venne quindi iscritta alle elementari presso l’Istituto Suor Orsola Benincasa e avviata ai primi insegnamenti di catechismo in vista della Prima Comunione. La ricevette tra gli otto e i nove anni, nella chiesa delle Suore della Carità; all’epoca, Letizia abitava con la famiglia nei Quartieri Spagnoli di Napoli.
Adolescenza, prima giovinezza e crescita spirituale
Appena quattordicenne, prese a insegnare il catechismo ai bambini e ai ragazzi, specie a quelli poveri: non solo a Napoli, nella sua parrocchia, ma anche quando andava in vacanza in Calabria, nella chiesa di cui era parroco un suo zio paterno, don Rocco Zagari.
D’accordo con i genitori, passò a frequentare le magistrali presso la Regia Scuola Normale Femminile Pasquale Villari, nel centro di Napoli. Ottenne l’attestato di licenza il 4 luglio 1916, con ottimi voti. Il 25 agosto dello stesso anno ottenne poi il diploma di abilitazione all’insegnamento elementare.
Il 26 agosto 1916 fu dispensata dal pagamento della tassa di Diploma del Consiglio dei professori. Avrebbe voluto proseguire gli studi all’università, ma la sua guida spirituale, il gesuita padre Giuseppe De Giovanni la dissuase: all’epoca quello era considerato un ambiente libertino e anticlericale.
Cinque giorni dopo la licenza, il 9 luglio 1916, Letizia, ormai diciannovenne, ricevette il sacramento della Confermazione nel Duomo di Napoli. La sua fede maturava di pari passo con l’età: aderì all’Apostolato della Preghiera e, il 23 ottobre 1920, emise il voto privato di verginità.
Esperienza tra le suore della Società del Sacro Cuore
Per concretizzare la sua scelta di consacrazione, verso i venticinque anni Letizia partì per Roma, allo scopo d’iniziare il noviziato nella Società del Sacro Cuore. Come si deduce da alcuni suoi appunti, era in contatto con questa Congregazione, fondata da santa Maddalena Sofia Barat nel 1800, almeno dal 1921 al 1924.
La sua esperienza lì, tuttavia, non durò molto per due fattori: principalmente perché cominciò a non stare bene di salute, tanto da perdere quindici chili. Il secondo fu la notizia che suo padre, malato di broncopolmonite, era in fin di vita. A quel punto, la sua superiora le consigliò di rientrare in famiglia: purtroppo, quando la ragazza giunse a Napoli, apprese che suo padre era già morto.
Tempo di prova e adesione all’Azione Cattolica
Ci vollero otto anni di preghiere e consigli perché Letizia si ristabilisse nel corpo e nello spirito. Padre De Giovanni, intanto, fu trasferito a Catanzaro come rettore del Seminario, ma continuò a seguire Letizia per via epistolare.
Alla sua guida si aggiunse quella di monsignor Salvatore Meo, vicario episcopale della diocesi di Napoli. Entrambi i sacerdoti, ma anche alcune amiche di lei, le suggerirono di aderire all’Azione Cattolica, per canalizzare i suoi ardori spirituali tramite mezzi concreti.
Apostolato eucaristico
Un giorno Letizia fu invitata da una delegata, che si occupava delle donne che lavoravano alla Manifattura dei Tabacchi, a sostituirla negli incontri di catechesi che teneva per loro ogni martedì. Nonostante la sua ascendenza borghese, seppe diventare loro amica e ne indirizzò molte sulla strada del bene.
La chiesa dei Santi Apostoli, situata nel centro di Napoli, era il luogo delle loro riunioni. Era però molto trascurata, tanto che il Santissimo Sacramento non vi era conservato dopo la Messa: Letizia, quindi, decise di ripristinare il culto eucaristico.
Organizzò i giovedì eucaristici con l’ora di adorazione e curò con solennità le Quarantore, cui spesso interveniva l’arcivescovo di Napoli, il cardinal Alessio Ascalesi. Quel centro di devozione all’Eucaristia ebbe tale successo da trasformarsi, ben presto, nella Pia Unione in memoria della Divina Istituzione, canonicamente eretta nel 1936.
Letizia, poi, iniziò la stampa di un giornalino intitolato «Si scires donum Dei» («Se tu conoscessi il dono di Dio») e compose una Novena - Coroncina a Gesù Sacramentato, ancora oggi molto richiesta in vari paesi e nazioni. Di pari passo, vivificò i sabati in onore della Madonna, pratica impiantata a Napoli dal venerabile Placido Baccher e molto sentita dalle operaie.
Ma nessuna di queste attività poteva spiegarsi senza le prolungate soste davanti al Tabernacolo, che lei cercava d’inserire tra i suoi numerosi impegni, anche associativi: nel 1938, infatti, divenne segretaria di propaganda per il Consiglio associativo delle donne di Azione Cattolica. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, si diede anche alla carità discreta e anonima verso le famiglie vittime del conflitto.
Nascita delle Figlie di Nostra Signora dell’Eucaristia
Intanto, per Letizia si stava profilando un momento decisivo. Tramite monsignor Ausilio Ruotolo, canonico della cattedrale di Napoli e fratello di un’altra figura di spicco del cattolicesimo napoletano, don Dolindo Ruotolo, aveva conosciuto alcune signorine desiderose di consacrarsi a Dio e di estendere il culto a Gesù Sacramentato, che si erano associate nella Pia Unione delle Sodali eucaristiche.
Così il 14 dicembre 1940, il cardinal Ascalesi presiedette nella cappella arcivescovile alla consacrazione di quindici giovani: nasceva ufficialmente la “Piccola Unione della Divina Eucaristia”. Per meglio organizzare il lavoro apostolico, ottenuto il permesso dell’arcivescovo, le socie (ancora laiche) decisero d’iniziare un’esperienza di vita comune.
La sede scelta fu, dal 4 dicembre 1941, parte dell’appartamento della famiglia Zagari in via Duomo a Napoli: Letizia vi si trasferì con altre due compagne. Vi rimasero pochi mesi, finché non fu loro concesso di passare nella Villa Palumbo a Portici, in provincia di Napoli, ma furono costrette a sfollare a Cava dei Tirreni, in provincia di Salerno, ospiti di Vittorio, fratello maggiore di Letizia.
Il 5 agosto del 1948 Letizia, insieme ad altre consorelle, emise i voti solenni nelle mani dell’arcivescovo, dando vita così alle suore “Figlie di Nostra Signora dell’Eucaristia”. Allo stesso tempo venne riconosciuta all’unanimità come fondatrice e prima superiora generale. Il 6 gennaio 1949 giunse poi il decreto diocesano di approvazione “ad experimentum”.
Crescita e sviluppo della fondazione
Le difficoltà dovute alla guerra e al dopoguerra furono enormi: per diversi anni l’Orfanotrofio del SS. Sacramento, a Portici e a Cava, poté contare solo sulla Divina Provvidenza e sulle iniziative di madre Letizia.
Nel 1950 la fondatrice s’interessò dell’acquisto di una villa con giardino in via Tironi di Moccia 44 a Ercolano, città alle falde del Vesuvio: il 15 ottobre 1952 venne inaugurata ufficialmente la prima casa, o meglio, la prima Oasi del SS. Sacramento. Continuarono lì le attività improntate all’Eucaristia e alla carità: istruzione dei bambini e preparazione alla Prima Comunione, giovedì eucaristici di adorazione, apostolato nelle famiglie, aiuto alle opere parrocchiali, sostegno ai poveri.
Nel 1972 l’istituzione si allargò, aprendo un nuovo centro nella zona di Montesanto a Napoli. Nel 1978 le suore accettarono di occuparsi della Piccola Casa di Carità, un centro educativo ad Aversa, in provincia di Caserta. L’Oasi del SS. Sacramento di Ercolano, quindi, diventava la Casa madre della congregazione.
Stima e fiducia dal cardinal Ursi
Continuava, intanto, il rapporto di stima e di fiducia che gli arcivescovi di Napoli accordarono a madre Letizia. Le fu particolarmente vicino il cardinal Corrado Ursi, che spesso le inviava brevi messaggi di suo pugno dietro sue fotografie o immagini sacre.
In uno di questi, datato 8 marzo 1979, le diede l’appellativo di madre spirituale dei seminaristi della diocesi di Napoli. Con un suo decreto del 7 aprile 1974, inoltre, la nominò Ministro straordinario dell’Eucaristia: era una delle prime in diocesi.
Gli ultimi anni e la morte
Dal 1980 iniziò la parabola discendente della vita di madre Letizia. Da tempo aveva dei disturbi vasco-circolatori periferici, che in quell’anno si accentuarono e la costrinsero a trascorrere molte ore a letto. Anche sull’altare della sofferenza lei si immolava per la Chiesa, per i sacerdoti, per la sua Congregazione, per la salvezza delle anime e per il trionfo dell’Eucaristia nel mondo.
La sua ultima uscita pubblica fu ad Aversa per l’inaugurazione della cappella della casa. A ridosso della Pasqua del 1983, ebbe una crisi che la ridusse in coma. Portata all’Ospedale dei Pellegini, ricevette conferma della diagnosi di ileo paralitico, già formulata dai suoi medici curanti.
Morì, dopo aver ricevuto per l’ultima volta i Sacramenti degli infermi, l’8 marzo 1985. I suoi funerali, celebrati nella parrocchia del SS. Salvatore a Ercolano dal vescovo ausiliare monsignor Gastone Mojaisky Perrelli, si trasformarono in un tripudio di fede e di riconoscenza.
Appena due anni dopo, nel 1987, le Figlie di Nostra Signora dell’Eucaristia ottennero la tumulazione privilegiata dei suoi resti mortali, trasferiti il 17 ottobre dal cimitero di Ercolano alla chiesetta del Corpus Domini, annessa alla Casa madre. Precisamente, si trovano nel lato sinistro della navata centrale.
La causa di beatificazione
La causa di beatificazione di madre Letizia è stata avviata nella diocesi di Napoli, ottenuto il nulla osta dalla Santa Sede il 23 dicembre 2004. L’inchiesta diocesana si è quindi svolta dall’8 marzo 2005 al 30 ottobre 2010 e ha ottenuto il decreto di convalida il 18 maggio 2012. Da allora procede nella sua fase romana.
Le Figlie di Nostra Signora dell’Eucaristia oggi
Ancora vivente la fondatrice, precisamente il 13 dicembre 1978, le Figlie di Nostra Signora dell’Eucaristia ottennero il decreto con cui diventavano congregazione di diritto diocesano e, allo stesso tempo, l’approvazione delle Costituzioni, rivedute in seguito nel 1992 secondo i documenti del Concilio Vaticano II.
Oggi sono presenti anche in Colombia, a Ocaña, e nello Sri Lanka, a Walapanne, esprimendo così pienamente il carisma eucaristico vissuto dalla Madre nella duplice dimensione della carità e della missionarietà. Data di fondazione della Congregazione è il 5 agosto 1978.
Ricordano poi con particolare solennità, il 13 maggio di ogni anno, la Madonna col titolo che è loro proprio, “Nostra Signora dell’Eucaristia”, rappresentata iconograficamente in una copia della «Vergine dell’Ostia» di Jean-Auguste-Dominique Ingres.
Una singolare coincidenza
Appena quindici giorni dopo la nascita di madre Letizia, veniva alla luce a Ercolano, il 4 ottobre 1897, madre Ilia Corsaro, fondatrice delle suore Piccole Missionarie Eucaristiche, la cui opera è per certi versi affine alla sua, anche se venata di spiritualità francescana.
Curiosamente, i loro rispettivi luoghi di nascita risultano invertiti con quelli dove stabilirono le sedi delle loro congregazioni: madre Ilia, infatti, impiantò la Casa madre a Bagnoli, quartiere di Napoli, e vi morì il 23 marzo 1977. Anche per lei è in corso il processo di beatificazione: è Venerabile dal 2016.
Autore: Antonio Borrelli ed Emilia Flochini
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