Della famiglia Chimento (alcuni vorrebbero Clemente) entrò nell’Ordine Francescano del vecchi convento di S. Maria. Osservantissimo della regola, di giorno compiva tutti i suoi doveri e poi di notte trascorreva lunghe ore in preghiera davanti alla Madonna di Cacciapensieri di cui era devotissimo. Una notte il demonio, constatando che erano riuscite vane tutte le tentazioni con cui cercava di vincere la resistenza del servo di Dio, assunta la forma di toro infuriato, gli si avventò e con una cornata gli lacerò il fianco. La vergina Santa, che il Beato invocò nell’ora dell’assalto, deposto il Bambino sull’altare, gli si avvicinò lo confortò e gli cucì la ferita guarendolo perfettamente da ogni male. Un altro religioso che pregava nel coro si accorse di tutto e lo riferì al superiore che ne ebbe conferma dal Beato. Secondo il Caruso e Alimena, dopo la morte, i religiosi trovarono la cicatrice dove era stato ferito, cucita con un filo di oro. L'episodio era rappresentato su di un velo che si teneva sulla nicchia della Madonna e da esso furono tratte le immaginette che sono così diffuse in Cammarata. Una riproduzione si trova nella volta della chiesa di S. Maria. Ai tempi del Caruso sotto l'immagine della Madonna c'era una tavola dipinta raffigurante il miracolo. Pare che sia morto verso il 1500 in Cammarata, quantunque qualche storico ritenga che il decesso sia avvenuto a Palermo. Probabilmente le sue ossa furono trasportate nella nuova chiesa di S. Maria e dopo la ricognizione del 1745 - se quelle trovate si devono identificare con quelle del Beato - collocate prima in chiesa e poi nella sacrestia. Oggi esse si trovano in luogo decoroso, entro la chiesa, nel lato sinistro, vicino all'ingresso.
Autore: Raimondo Lentini
Fonte:
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Domenico De Gregorio, Cammarata – Notizie sul territorio e la sua storia, Agrigento 1986.
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