Il suo culto fu approvato nel 1670, da papa Clemente X per la diocesi di Siena e per l’Ordine Carmelitano. Francesco Lippi nacque a Grotti – Siena in un anno imprecisato del secolo XIII in una famiglia nobile; trascorse la sua gioventù nella carriera delle armi e dandosi ad una sfrenata vita libertina.
Avendo conquistato Sartiano dagli Orvietani, in quella spedizione perse la vista (si dice che si aveva giocato gli occhi e per questo punito da Dio con la cecità), per ottenere di nuovo la facoltà di vedere, fece voto di cambiare vita e di pellegrinare a Compostella.
Ottenuta la grazia, sciolse il voto, recandosi in pellegrinaggio anche a Roma, a s. Nicola di Bari ed a Loreto. Ritornato a Siena ebbe l’occasione di ascoltare la predicazione del domenicano beato Ambrogio Sansedoni, colpito dalle sue parole, si ritirò come eremita in una piccola cella, dove rimase per cinque anni facendo grandi penitenze.
In seguito si fece converso carmelitano, vivendo in una cella solitaria presso la cappella della Madonna. Ebbe doni profetici, frequenti apparizioni di Gesù, della Vergine e degli Angeli e anche varie tentazioni diaboliche; a Siena si conservano vari strumenti ferrei da lui usati per la rigida penitenza; una maglia metallica, un collare, un cerchio per la testa, parte della catena con cui si flagellava, una piccola palla che teneva in bocca.
Il beato eremita Franco (il cui vero nome era come già detto Francesco Lippi) morì a Siena l’11 dicembre 1291; parte delle reliquie furono portate nel convento carmelitano di Cremona.
Questo ha determinato nei racconti successivi della sua vita, un po’ di confusione, in quanto esistono a Cremona alcune reliquie di un altro beato, Francesco di Siena dell’Ordine dei Servi di Maria, morto nel 1328.
Autore: Antonio Borrelli
Si chiama Francesco Lippi, ma per tutti è Franco. Nasce nel XIII secolo a Siena, da una famiglia nobile, nel Castello di Grotti. I genitori Maffeo e Calidonia Danielli lo mandano a Siena per farlo studiare. Franco, però, di libri non ne vuole proprio sapere. Preferisce imparare un mestiere. E sceglie un’attività faticosa, in un laboratorio per la lavorazione del cuoio, dove viene richiesta la forza delle braccia e non la cultura. Franco è un ragazzo scapestrato: non ama le regole, non ascolta i consigli, fa di testa sua e spesso si mette nei pasticci. Il giovane aspira a condurre una vita avventurosa. Così si arruola come soldato di ventura. La sua esistenza diventa sempre più disordinata: frequenta cattive compagnie e ha il vizio del gioco d’azzardo. Un giorno, avendo perso tutti i suoi averi al gioco, riferendosi ai suoi occhi, pronuncia la scellerata frase: «Anco questi mi vo’ giocare a dispetto di chi me li fece». Detto fatto! Il soldato non vede più nulla. Completamente cieco e disperato, Lippi, a cinquant’anni, ritrova, però, la fede in Dio. Un’altra Luce, più potente, che arriva dal Cielo, gli illumina l’anima.
Franco prega per riacquistare la vista e fa una promessa solenne al Signore: andare pellegrino al Santuario Santiago de Compostela (Spagna). Dio ascolta il lamento del soldato, sinceramente pentito della sua condotta. Lippi riacquista un po’ di vista e intraprende il pericoloso e lungo cammino verso Santiago de Compostela e, grazie ad altre intense preghiere, ricomincia a vedere in maniera nitida. Tornato in Italia, Franco è un altro uomo. La sua conversione è stupefacente. Si reca pellegrino presso altre chiese, a Bari, Loreto, in Puglia nel Gargano presso la Grotta di San Michele Arcangelo, fino a Roma dal papa, per chiedere di essere perdonato dei suoi peccati. Tornato a Siena incontra il domenicano Ambrogio Sansedoni (futuro beato). La sua predicazione lo colpisce profondamente.
Franco decide di diventare un eremita. Abbandona tutto e tutti e si rifugia in un bosco, vicino alla sua città. L’eremita ha delle visioni della Madonna, la Mamma di Gesù, che lo invita ad indossare il saio dei carmelitani. Franco ascolta le parole di Maria, diventa un frate carmelitano e dedica gli ultimi anni della sua vita ad aiutare i poveri e gli ammalati. Muore nel 1291 nel Convento carmelitano di Siena. Alcune sue reliquie si trovano nel Convento carmelitano di Cremona.
Autore: Mariella Lentini
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