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Sant' Eros e fratelli Martiri di Satala in Armenia

Festa: 24 giugno

Antiochia - Satala, Armenia sec. IV

Tra i sette fratelli martirizzati a Satala in Armenia durante il regno di Massimiano, spicca la figura di Sant'Eros. La sua storia, narrata nei Sinassari bizantini e ripresa da Cesare Baronio nel Martyrologium Romanum, presenta elementi che la rendono parzialmente leggendaria, frutto di una propaganda filoimperiale attuata da Bisanzio contro le incursioni arabe. Eros, cristiano arruolato nella Legione Legeandra, si distinse per il suo valore durante la guerra contro gli Sciti, uccidendo in duello il loro re Marmaroth. Nonostante l'iniziale gratitudine dell'imperatore Massimiano, Eros e i suoi fratelli rifiutarono di abiurare la loro fede, venendo esiliati in Armenia e poi condannati a un lungo e massacrante viaggio verso il Caucaso. Eros fu il primo a soccombere, stremato dalle fatiche, il 26 giugno a Kené Parembolé. Il suo martirio, come quello dei suoi fratelli, si consumò tra il 24 giugno e il 28 luglio in diverse località armene. Nonostante le diverse date e i luoghi della loro morte, i sette fratelli sono ricordati come "Martiri di Satala", il luogo da cui iniziò il loro calvario.



Nella precedente edizione del ‘Martyrologium Romanum’ i santi Orenzio, Eros, Farnace, Firmino, Firmo, Ciriaco e Longino tutti fratelli, erano commemorati il 24 giugno, data nella quale li aveva posti nel ‘500 lo storico Cesare Baronio, estensore del primo ‘Martirologio Romano’.
Il Baronio li trovò scritti nei Sinassari bizantini dell’epoca al 24 giugno, in precedenza in Occidente essi erano completamente sconosciuti. La storia raccontata dai sinassari bizantini è leggendaria, essa riporta vari elementi che compaiono in altre ‘Passio’ di martiri dell’epoca, questo sembra il frutto di una politica messa in atto da Bisanzio sulla costa orientale del Mar Nero, divenuta l’ultimo avamposto dell’impero greco.
Per consolidarvi la propria posizione strategica, contro gli arabi che avanzavano, Bisanzio tentò qui come in altre regioni, di mantenere la popolazione locale nell’ambito della Chiesa imperiale; uno dei mezzi di propaganda della sua politica religiosa, era di coltivare o suscitare leggende poetiche e pietose tradizioni locali che si confondessero con le antiche glorie dell’impero romano.
E in tale contesto si può inserire la storia probabilmente vera, ma ingigantita per i motivi suddetti, di Eros, Orenzio e fratelli. La nuovissima edizione del ‘Martyrologium Romanum’ non ne fa più cenno.
Orenzio ed i suoi sei fratelli sopra elencati, tutti cristiani, erano stati arruolati ad Antiochia con altri 1200 coscritti ed avviati verso la Tracia per essere inseriti nella ‘Legione Legeandra’; dopo la morte di Diocleziano (313), l’imperatore associato Massimiano, viene colto di sorpresa da una invasione di Sciti che attraversando il Danubio (Istro) devastano la Tracia ex provincia romana.
Il re degli Sciti, Marmaroth sfida l’imperatore in uno scontro personale, per decidere le sorti della guerra; Massimiano era poco propenso a scontrarsi con il re scito, visto che era un gigante, allora Orenzio volontariamente si fa avanti per combattere al suo posto e come Davide davanti a Golia, uccide il capo degli invasori, portandone la testa a Massimiano, che organizza subito delle cerimonie per ringraziare gli dei, ma Orenzio che era cristiano, con i fratelli rifiuta di parteciparvi.
Nonostante ciò viene in un primo momento ricolmo di onori e regali tra cui il cinturone di Marmaroth. Ma trascorsi pochi giorni, l’imperatore cambia radicalmente atteggiamento nei suoi confronti, Orenzio ed i fratelli vengono obbligati ad abiurare la loro fede e giacché si rifiutano, vengono subito esiliati a Satala odierna Sadagh in Armenia.
Viene data loro l’opportunità di rinnegare il cristianesimo e quindi poter ritornare e ricevere la dovuta ricompensa, se no verranno portati in esilio in Abasgia e in Zicchia, cosa che avvenne alla fine.
Durante questa lunga e disagiata marcia forzata verso il Caucaso, muore per primo Eros giunto a Kené Parembolé, città della costa tra Trebisonda e Rhizos, due giorni dopo il 24 giugno, la carovana giunge a Rhizos e Orenzio viene gettato in mare con una pietra al collo ma l’arcangelo s. Raffaele gli viene in aiuto, deponendolo su uno scoglio, dove muore e sepolto sul luogo.
Farnace muore ad una trentina di km oltre Rhizos, mentre Firmo e Firmino giungono ad Apsaros vicino Petra e spirano insieme il 3 luglio. Ciriaco muore nella città di Ziganeos sempre sulla costa il 24 luglio, infine Longino che viene imbarcato su un battello, muore in mare il 28 luglio prima di arrivare al porto di Pityonte.
I sinassari bizantini, già citati, conservarono la data del 24 giugno, giorno della morte di Orenzio, come celebrazione di tutto il gruppo, mentre il sinassario armeno di Ter Israel, li celebra il 18 marzo. Anche se morti in varie località armene, essi furono conosciuti come ‘Martiri di Satala’, luogo da dove erano partiti prima di subire il martirio.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2003-04-12

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