Il suo nome e il successivo culto, è legato al racconto fatto da Luciano, sacerdote del villaggio di Kefar-Gamla, distante una ventina di miglia a nord di Gerusalemme, il quale ebbe in sogno, per ben tre volte, specificando anche le date, cioè il 3, il 10 e il 17 dicembre 415, l’apparizione di Gamaliele il Vecchio. L’antico maestro di s. Paolo, che allora si chiamava Saulo, lo invitava ad adoperarsi, perché fossero dati i dovuti onori ai resti del protomartire s. Stefano, che si trovavano sepolti nel territorio dello stesso villaggio. Infatti dopo il martirio, per ordine del sommo sacerdote, il corpo del martire fu gettato tra i rifiuti, ma Gamaliele lo fece raccogliere e portare nella sua proprietà di Kefar-Gamla in un sepolcro nuovo. Sempre nei sogni il vecchio Gamaliele rivelava a Luciano, che nel sepolcro stesso vi erano anche i resti del suo corpo, di suo figlio Habib e quelli di Nicodemo, membro del Sinedrio, che convertitosi al cristianesimo, dovette lasciare la carica e rifugiarsi nella sua casa di campagna, dove poi morì e venne sepolto vicino al santo protomartire. Contemporaneamente, sempre in sogno, Gamaliele rivelava al monaco Megezio il luogo preciso del sepolcro, mentre il sacerdote Luciano avvertiva del sogno il vescovo Giovanni. Effettivamente, individuato il sepolcro e sollevata la pietra tombale con incisi in greco quattro nomi ebraici, si trovarono i corpi, presente anche il vescovo Giovanni. Su invito di s. Avito di Braga, il sacerdote Luciano scrisse il racconto delle rivelazioni, che lo stesso Avito tradusse dal greco al latino e che ebbe poi una larga diffusione e senza nessuna contraddizione; la devozione per s. Stefano si diffuse in tutta la Chiesa e le sue reliquie vennero chieste dovunque, con numerosissimi miracoli dovuti alla sua intercessione. Questo racconto portò dovunque, oltre i nomi già conosciuti di Gamaliele e Nicodemo, anche quello di Habib (Abibo, Abibas, Abibabel). Secondo il già citato racconto, Habib sarebbe stato il secondo figlio prediletto dell’esponente del Sinedrio Gamaliele e compagno di Saulo, quando questi era alla scuola di Gamaliele; convertitosi insieme al padre al cristianesimo, sarebbe stato battezzato dagli apostoli, mentre il fratello maggiore e la madre, rimasti fedeli al giudaismo, sarebbero andati a vivere da soli in una proprietà di quest’ultima. Rimasto solo con il padre, Habib gli premorì appena ventenne; nel sogno Gamaliele indicava il sepolcro del figlio con la visione di un cestello argenteo, contenente fiori di zafferano esalanti un soave profumo, simbolo del candore e della verginità di Habib. Al tempo delle crociate, come attestano alcune iscrizioni, le reliquie di Habib, Gamaliele e Nicodemo, furono portate a Pisa ed esposte alla venerazione dei fedeli nella cattedrale della città. I tre santi, dopo il racconto di Luciano, vennero ricordati ovunque nei Martirologi, nella ricorrenza dell’invenzione delle reliquie di s. Stefano, che aveva comunque date diverse, secondo i vari Martirologi, maggiormente al 2 agosto. Dal 1961 tale ricorrenza fu abolita ed i tre santi hanno una menzione propria a volte da soli, a volte accomunati fra loro.
Autore: Antonio Borrelli
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