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San Carlo di Sant’Andrea (Joannes Andreas Houben) Sacerdote passionista

Festa: 5 gennaio

Munstergeleen, Paesi Bassi, 11 dicembre 1821 - Dublino, Irlanda, 5 gennaio 1893

Joannes Andreas Houben nacque l’11 dicembre 1821 a Munstergeleen, villaggio dei Paesi Bassi. Durante il servizio militare sentì parlare della Congregazione della Passione, fondata in Italia nel XVI secolo da san Paolo della Croce, da poco approdata nel suo Paese. Ottenuto il congedo, fu ammesso per il noviziato nel convento di Ere, in Belgio, dove assunse il nome di fratel Carlo di Sant’Andrea. Ordinato sacerdote il 21 dicembre 1850, fu inviato in Inghilterra, dove si adoperò per gli immigrati cattolici irlandesi e per l’unità tra i cristiani. Sette anni più tardi venne mandato al convento di Mount Argus, presso Dublino. La sua fama di uomo virtuoso, dedito al bene delle anime, lo seguì anche in quella destinazione: molti, specie malati, andavano da lui per un consiglio, per confessarsi o per ricevere la sua benedizione, che otteneva guarigioni singolari. Padre Carlo non lasciò quel convento che per un breve periodo: morì in quel luogo, dopo dodici anni di malattia, il 5 gennaio 1893. Famoso già in vita come “il santo di Mount Argus”, è stato beatificato il 16 ottobre 1988 da san Giovanni Paolo II e canonizzato il 3 giugno 2007 da Benedetto XVI. I suoi resti mortali sono venerati nel Ritiro passionista di Mount Argus, dedicato a San Paolo della Croce, a Dublino.

Martirologio Romano: A Dublino in Irlanda, beato Carlo di Sant’Andrea (Giovanni Andrea) Houben, sacerdote della Congregazione della Passione, zelante ministro del sacramento della Penitenza.


I primi anni
Joannes Andreas Houben nacque l’11 dicembre 1821 a Munstergeleen, un villaggio nell’allora Provincia di Limburgo, oggi parte dei Paesi Bassi. Era il quarto degli undici figli di Peter Jozef Houben, mugnaio, e di Johanna Elisabeth Luijten. Fu battezzato lo stesso giorno della nascita, coi nomi di uno zio materno, che era anche il suo padrino; in famiglia, però, era chiamato semplicemente Andreas.
Sin da bambino manifestò il desiderio di darsi al sacerdozio. Il 26 aprile 1835 fece la Prima Comunione, mentre la Cresima gli fu amministrata due mesi e due giorni dopo, il 28 giugno. Aveva un carattere estremamente riservato e tranquillo.
Frequentò gli studi primari nella scuola parrocchiale del suo paese, con qualche difficoltà nell’apprendimento, ma per quelli secondari si dovette recare a Sittard, che distava due miglia. Continuò la scuola a Broeksittard, ma nel 1840 dovette interromperla per il servizio militare.

La vocazione tra i Passionisti
Fu arruolato nel Primo Reggimento di Fanteria del Regno Unito dei Paesi Bassi, nella caserma di Bergen-op-Zoom. Fu in quel luogo che, verso i ventidue anni, sentì parlare da un suo commilitone della Congregazione della Passione, fondata in Italia, nel XVI secolo, da san Paolo della Croce.
Una volta congedato, Andreas chiese di essere ammesso fra i Passionisti, come sono abitualmente noti i membri della congregazione. Fu accolto da padre Domenico della Madre di Dio (al secolo Domenico Barberi, beatificato nel 1963) e iniziò il noviziato nel convento di Ere in Belgio, prendendo il nome di Carlo di Sant’Andrea; professò i voti il 10 dicembre 1846.
Terminati gli studi superiori, venne ordinato sacerdote il 21 dicembre 1850 da monsignor Gaspar-Joseph Labis, vescovo di Tournai. I suoi familiari non poterono raggiungerlo: le spese per il funerale del padre, morto poco prima (la madre era invece deceduta nel 1844), non permisero loro di affrontare il viaggio.

In Inghilterra
Sul finire del 1851, padre Carlo fu inviato in Inghilterra, dove i Passionisti avevano fondato tre conventi o Ritiri, come lo stesso fondatore aveva denominato le loro comunità. Nel 1852 si occupò della parrocchia di San Wilfrido e nel settembre 1853 fu trasferito ad Aston Hall. Dal 1854 al 1856 fu vicemaestro dei novizi e, successivamente, parroco a Cotton Hall. Seguirono quindi due ulteriori trasferimenti, a Sutton (presso i Ritiri di Sant’Anna e Sant’Elena) e Londra.
In tutte le sue destinazioni, padre Carlo lavorò con grande entusiasmo, adoperandosi per il bene delle anime e per l’unità dei cristiani. Si occupò anche degli ex contadini, specie quelli irlandesi e cattolici, che si erano trasferiti in cerca di un’occupazione nelle fabbriche inglesi, che conoscevano l’inizio della rivoluzione industriale.

A Dublino – Mount Argus
Nel 1857 fu inviato in Irlanda, nel Ritiro di San Paolo della Croce a Dublino, precisamente nella zona periferica di Mount Argus. Il convento era stato fondato un anno prima, ma aveva bisogno di ampliamenti e restauri.
La fama delle virtù di padre Carlo attirò ben presto al convento un gran numero di fedeli che affluivano per avere una sua benedizione, in particolare gli ammalati, con guarigioni sorprendenti. Spesso benediceva l’acqua che i malati avrebbero poi bevuto usando una reliquia di san Paolo della Croce. Tuttavia, alcuni cominciarono a vendere l’acqua benedetta, provocando lo sdegno dei Passionisti.
Per questa ragione, oltre che per garantire a padre Carlo una certa tranquillità, fu disposto il suo trasferimento in Inghilterra. Tornò quindi a Sutton, Broadway e Londra, ma anche lì era sempre circondato dai fedeli, cattolici e non solo. Rientrò a Dublino nel 1877 e da allora non se ne andò più.

La vita di fede di padre Carlo
A causa della scarsa conoscenza della lingua inglese, padre Carlo non fu un grande predicatore, né fu missionario tra il popolo, ma si dedicò specialmente alla direzione spirituale e al Sacramento della confessione.
Portava sempre in mano un Crocifisso per ricordare continuamente la Passione. Celebrava con molto fervore la Messa, che si prolungava oltre il solito, anche perché spesso era visto in estasi.
La comunità di Mount Argus, intanto, stava affrontando parecchi problemi. L’ampliamento del convento e della chiesa aveva portato i confratelli ad allontanarsi per la questua. Di conseguenza, anche il loro spirito di preghiera e l’osservanza della Regola erano diventate fin troppo rilassate. Padre Carlo, invece, rimase fedele a ciò a cui era tenuto, suscitando la meraviglia dello stesso Superiore generale, padre Bernardo Silvestrelli, in visita alla Provincia anglo-irlandese.

Il dono dell’ironia
Al suo carattere riservato si era col tempo aggiunta una certa autoironia. “Il povero vecchio Carletto” (“Poor old Charlie”) era il soprannome che lui stesso si era affibbiato, riferendosi alle malattie che l’avevano colpito, sia a causa dell’età sia delle penitenze che s’imponeva.
L’ironia gli permetteva anche di avere il giusto distacco dai fenomeni eccezionali che gli capitavano. Una volta, senza scomporsi, ribatté a un confratello che lo prendeva in giro a riguardo delle guarigioni: lo stesso Dio aveva creato entrambi, affermò senza distogliere lo sguardo dal proprio caffè.

La malattia e la morte
Intorno al 1880, fu colpito da una malattia da cui non si rimise più completamente. Pur soffrendo di nevralgie ai denti, emicrania e vertigini, sopportò tutto senza lamentarsi. Il 12 aprile 1881 stava andando in carrozza a visitare un malato, come faceva spesso. All’altezza di un incrocio, i cavalli che trainavano il mezzo s’imbizzarrirono e la vettura si rovesciò. Padre Carlo si ruppe il piede destro, ma la ferita non guarì mai del tutto.
Per qualche settimana fu mandato a Belfast in convalescenza, ma anche lì continuò la richiesta delle sue benedizioni. Tornato a Mount Argus, continuò ad aggravarsi: all’infezione causata dalla frattura si aggiunse l’erisipela, mentre il piede e la gamba destri rischiavano di andare in cancrena.
Dal 9 dicembre 1892 padre Carlo non si alzò più dal letto. Spesso qualcuno lo sentiva mormorare: «Gesù mio accetto questa afflizione per amor tuo, e desidero proseguire a soffrire per piacerti». Il giorno di Natale si commosse profondamente durante la celebrazione della Messa nella sua camera. Infine, all’alba del 5 gennaio 1893, morì.
I suoi funerali videro la partecipazione di una grande folla, che le guardie stentarono ad arginare. Appariva come il segno di un onore popolare e di una fama di santità che già in vita gli veniva attribuita, non solo nella città di Dublino, ma anche nell’intera contea.

La causa di beatificazione fino al riconoscimento delle virtù eroiche
Proprio per via della crescente fama di santità di padre Carlo, i Passionisti d’Inghilterra e d’Irlanda promossero la sua causa di beatificazione, per l’accertamento delle virtù eroiche. Il 2 luglio 1927 fu aperto quindi il processo informativo diocesano a Dublino, concluso nel 1929. Di pari passo, si svolse un altro processo informativo nella diocesi di Roermond, che gli aveva dato i natali: aperto nel 1922, fu concluso nel 1926.
Il decreto sugli scritti, datato 9 maggio 1934, fu seguito da quello per l’introduzione della causa, il 13 novembre 1935. Dopo il decreto sul non culto, del 28 gennaio 1936, fu avviato il processo apostolico, durato dal 1936 al 1938 a Dublino e dal 1936 al 1937 a Roermond. Il decreto che convalidava i processi apostolici e quelli diocesani porta la data del 14 dicembre 1945.
Il 23 giugno 1964 si svolse la congregazione antepreparatoria, seguita, l’11 luglio 1978, dalla commissione degli officiali e dei consultori della Congregazione delle Cause dei Santi. Il parere positivo emesso da quelle riunioni fu confermato, il 30 gennaio 1979, dalla sessione ordinaria dei cardinali e dei vescovi membri della stessa Congregazione.
Il 10 maggio 1979, quindi, il Papa san Giovanni Paolo II autorizzò la promulgazione del decreto con cui padre Carlo di Sant’Andrea veniva dichiarato Venerabile.

Il miracolo per la beatificazione
Tra le numerose grazie singolari ottenute per intercessione di padre Carlo fu presa in esame, per ottenere la sua beatificazione, quella avvenuta a Octavia Spaetgens Verheggen. Nel 1950, quando aveva settant’anni, si recò in pellegrinaggio a Lourdes, in perfetta salute. A Lourdes, però, ebbe una colica al fegato, seguita da un’altra a distanza di un mese, accompagnata da febbre.
I medici le consigliarono un’operazione, che ebbe luogo nell’agosto 1951, ma senza miglioramenti: alcuni giorni prima di Natale fu nuovamente ricoverata in ospedale. A causa della sua età avanzata fu deciso di non operarla e di rimandarla a casa nei primi giorni del gennaio 1952, perché vi morisse. Octavia non fu più in grado di assumere cibo e, in capo a tre giorni, si aggravò.
I suoi familiari, intanto, avevano iniziato a pregare padre Carlo, che era un suo lontano parente; lei, però, non aveva mai avuto una particolare devozione per lui. Al terzo giorno dal suo ritorno a casa, al culmine dei dolori, lei stessa l’invocò espressamente. Subito si sentì più calma, con una sensazione interiore di benessere. Nei giorni successivi riprese a mangiare normalmente e, dopo essersi sottoposta a vari controlli medici, fu dichiarata guarita. Morì ventidue anni più tardi, per cause estranee alla precedente malattia.

Il riconoscimento del miracolo e la beatificazione
Gli atti dell’inchiesta diocesana sull’asserito miracolo furono convalidati il 13 giugno 1986. La Consulta Medica della Congregazione delle Cause dei Santi, il 14 ottobre 1987, si è espressa circa l’inspiegabilità scientifica dell’accaduto.
Il 19 febbraio 1988, invece, i Consultori Teologi si pronunciarono circa l’effettivo nesso tra la guarigione della donna e l’intercessione di padre Carlo. Il 17 maggio successivo, i cardinali e i vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi confermarono quel parere positivo.
Il 1° settembre 1988, ricevendo in udienza il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, san Giovanni Paolo II autorizzò la promulgazione del decreto con cui la guarigione di Octavia Spaetgens Verheggen era da ritenersi un miracolo ottenuto per l’intercessione di padre Carlo di Sant’Andrea. Lo stesso Pontefice lo beatificò il 16 ottobre 1988 a Roma, fissando la sua memoria liturgica al 5 gennaio, giorno della sua nascita al Cielo.
Nel marzo dello stesso anno, i resti mortali di padre Carlo furono sottoposti a ricognizione canonica e collocati in un’apposita cappella nel Ritiro passionista di Mount Argus.

Il miracolo per la canonizzazione
Per ottenere la canonizzazione fu invece considerato il caso di Dolf Dormans, nativo di Munstergeleen, il paese di padre Carlo. Il 29 marzo 1999 fu ricoverato nell’ospedale di Sittard per dolori addominali, causati, come si scoprì, dalla rottura dell’appendice. I suoi intestini erano talmente compromessi che dovevano essere ripuliti ogni giorno tramite anestesia totale. Il paziente fece subito ricorso all’intercessione di padre Carlo, chiedendogli anche di benedire le mani dei chirurghi che dovevano operarlo.
L’11 aprile 1999 le sue condizioni peggiorarono: neppure le operazioni di pulizia risultarono possibili, perché l’intestino tenue tendeva a rompersi e a produrre materia biliare. I parenti di Dolf furono avvisati di preparare i funerali, mentre a lui fu impartita l’Unzione degli Infermi. Continuarono comunque a pregare chiedendo a padre Carlo di guarirlo; il malato teneva sempre in mano una sua reliquia.
L’indomani, suo figlio Martin, venuto all’ospedale per prendere accordi, seppe che le condizioni del padre erano improvvisamente migliorate: venne dimesso, anche se doveva nutrirsi a casa tramite un catetere.
Il 27 ottobre dovette però tornare in ospedale per riavere le normali funzioni intestinali. I medici, però, si resero conto che dovevano solo suturare un piccolo buco e ricollegare l’intestino tenue: il resto era completamente risanato. Dolf Dormans morì nel 2017, a novant’anni.

Il riconoscimento del miracolo e la canonizzazione
L’asserito miracolo fu indagato nella relativa inchiesta diocesana, svolta nella diocesi di Roermond dal 2003 al 2004. Gli atti dell’inchiesta sono stati convalidati il 7 novembre 2005. Pochi giorni dopo, il 24 novembre 2005, la Consulta Medica dichiarò l’inspiegabilità scientifica dell’accaduto
I Consultori teologi, il 21 febbraio 2006, seguiti, il 12 dicembre 2006, dai cardinali e dai vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi, hanno confermato il legame tra l’invocazione di padre Carlo e l’avvenuta guarigione.
Il 16 dicembre 2006, ricevendo il cardinal José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Benedetto XVI autorizzò la promulgazione del decreto con cui la guarigione, improvvisa, completa e duratura era da considerarsi miracolosa e ottenuta grazie all’intercessione di padre Carlo. Sempre Benedetto XVI lo canonizzò il 3 giugno 2007, a Roma.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2019-01-04

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