Rimini, sec. III - Rimini, 16 settembre, 303 ca.
Secondo la tradizione, Innocenza, nata in una famiglia nobile e ricca, fu martirizzata a Rimini dall'Imperatore Diocleziano all'età di sedici anni, nel IV secolo. Nella nostra Diocesi ci sono tracce molto antiche del culto a questa martire. Ancora oggi le è dedicata la parrocchia di Monte Tauro.
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La maggior parte delle notizie, oggi sono prese dal volume “Della storia civile e sacra riminese” di L. Tonini, Rimini, 1856. Esso riporta che il culto della martire Innocenza, è autorevolmente documentato in un periodo antecedente, alla successiva leggendaria letteratura agiografica. Infatti una Cappella di S. Innocenza o “monasterium”, esistente nel centro religioso di Rimini, vicino al vescovado, viene ricordata già in un documento del 6 maggio 996 (Privilegio di Ottone III al vescovo Uberto) e in una ‘Bolla’ di papa Lucio II del 21 maggio 1144. Inoltre nel secolo XIV si riteneva che vi fosse sepolta la santa martire e gli “Statuti” locali, prescrivevano che nel giorno della sua festa il 16 settembre, si facesse l’offerta di un pallio; ma nei secoli successivi si ebbe qualche dubbio sull’esistenza della tomba o arca di s. Innocenza; a volte indicata nella cattedrale o nella chiesa di S. Gaudenzio, ma soprattutto nella sua chiesa, ricostruita nel 1477, divenuta parrocchia fino al 1797 e poi cappella del Seminario vescovile. Altri documenti del 1059 e del 1144, ricordano un altro insigne monumento al culto di Rimini per santa Innocenza, che è la Pieve di S. Innocenza sul Monte Tauro a ca. otto miglia dalla città, senz’altro anteriore all’XI secolo. Seconda una tradizione tramandata dagli storici locali del Cinquecento, la chiesa urbana di S. Innocenza, sarebbe stata costruita sulla sua casa natale, dallo stesso vescovo s. Gaudenzio nel IV secolo; mentre la Pieve sul Monte Tauro, sarebbe stata costruita sulle terre del contado del castello dove abitava. La ‘Vita’ racconta che l’imperatore Diocleziano (243-313), durante una sua spedizione contro gli Ungari o altro popolo del Nord, passando da Rimini, sentì parlare di questa nobile, bella e ricca fanciulla di diciassette anni, come una fiera e fervente cristiana e quindi mandò i suoi soldati a prelevarla dal castello di Monte Tauro, insieme ad un’ancella. Portata alla sua presenza, l’imperatore tentò senza successo, di farla apostatare e alla fine la fece uccidere a Rimini un 16 settembre forse del 303, anno in cui emanò l’editto di persecuzione contro i cristiani. Quello che è certo, è che il culto per s. Innocenza è anteriore al 1000 e che a Rimini si sono sempre venerate le reliquie di una santa martire con questo nome. L’esistenza nelle città di Ravenna e Vicenza di un culto per s. Innocenza, ha fatto creare un po’ di confusione; si tratta di una sola s. Innocenza, cioè quella di Rimini, oppure come sembra plausibile di altre due sante omonime?. Bisogna aggiungere che s. Innocenza potrebbe anche non essere una martire ma solo una vergine riminese, magari fondatrice o donatrice di qualche complesso monumentale, adatto alla vita monastica femminile, volendo ricordare che la sua chiesetta è chiamata nei testi più antichi “monasterium”.
Autore: Antonio Borrelli
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