Fu uno dei più illustri inquisitori domenicani del XIII secolo in Lombardia; in quel periodo buio della storia della Chiesa, dove sorsero tante eresie, inquinamenti della politica nelle controversie religiose, fanatismo, superstizione e soprattutto tanta violenza con torture di ogni specie e condanne a morte strazianti con il rogo, al punto che il termine Inquisizione, per secoli è stato simbolo di paura e obbrobrio, che facilmente viene imputato alla Chiesa ed ai suoi inquisitori dell’epoca. L’Ordine Domenicano in particolare, fu chiamato ad ostacolare le eresie, esaminare le nuove teorie ed idee in materia di religione ed ortodossia della fede e fra loro vi furono confratelli dotti, che espletarono questo compito con discernimento e coscienza. Alcuni di questi però pagarono con la vita, l’intolleranza che si era creata verso questa forma d’indagine o per affermare il proprio modo di vedere o di credere. Fra questi martiri, il cui esempio più conosciuto è s. Pietro da Verona, è da annoverare il beato Pagano di Lecco domenicano, nativo appunto di Lecco nel XIII secolo, si formò nel convento di Bergamo, soggiornando anche per un lungo periodo in quello di Rimini, dove espletò il suo apostolato; si dice che ricevette l’abito dell’Ordine a Padova dallo stesso s. Domenico, ma ciò non è documentato. Di certo si sa la sua attività di inquisitore, che svolse per mandato pontificio in Lombardia, Piemonte e Liguria, insieme ai confratelli Anselmo di Alessandria e Daniele di Giussano. Dalla sua residenza conventuale di Como, città dilaniata da scontri di fazioni civili, Pagano operò specialmente in Valtellina, condannando come eretico e portatore di eresia il nobile Corrado di Venosta, importante esponente politico-religioso. Il 26 dicembre 1277, mentre lo conduceva prigioniero in altro luogo, venne assalito dai suoi complici a Mazzo di Valtellina e ferito a morte al capo ed al petto; insieme a lui furono uccisi due notai del tribunale e due guardie. Il suo corpo fu trasportato a Colorina e il 31 dicembre ebbe onoranze funebri a Como, venendo sepolto nella chiesa domenicana di S. Giovanni in Pedemonte, dove restò fino al 1810. Le sue reliquie furono poste nella Cappella dell’Episcopio; nel 1932 dopo una ricognizione delle stesse, vennero trasferite nella Cappella del Seminario Maggiore; parte delle reliquie si trovano a Colorina, a Lecco e nella chiesa dell’ospedale di questa città. Il Capitolo Generale dei Frati Predicatori, tenuto a Milano nel 1278, ne raccomandò il culto come martire e di trascriverne i miracoli. Papa Nicolò III ne esaltò la dedizione per la fede, in due documenti del 1° giugno 1278 e il 29 novembre 1279. Pagano di Lecco comunque non è da confondere con due domenicani omonimi, Pagano inquisitore in Lombardia e Pagano di Bergamo, autore di commenti biblici.
Autore: Antonio Borrelli
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