Infanzia e vocazione
Nacque l’11 maggio 1827 a Piano di Sorrento, nella masseria “Villa Massa” in località Cavone, dove i suoi genitori, Pasquale Mariano Esposito e Rosa Maria Aversa, vivevano come coloni. Fu battezzato lo stesso giorno nella basilica di Santa Maria del Lauro a Meta di Sorrento, con i nomi di Aniello Francesco Saverio; fu il primo di cinque figli.
Frequentò per tre anni l’Istituto Nautico della vicina Piano di Sorrento, poi manifestò il desiderio di farsi religioso. Partì quindi per Portici, in provincia di Napoli, per entrare nel convento di San Pietro d’Alcantara dei Frati Minori Alcantarini (oggi di San Pasquale Baylon). Il 17 settembre 1844 vestì l’abito religioso e assunse il nome di fra Simpliciano della Natività.
Proseguì la formazione in diversi conventi della Provincia Napoletana di S. Pietro d’Alcantara. L’11 maggio 1848 emise la Professione perpetua nel convento di Santa Maria Occorrevole a Piedimonte d’Alife; nel 1851, forse il 12 maggio, venne ordinato sacerdote. Nello stesso anno ottenne l’abilitazione o “patente” di predicatore, seguita, nel 1862, da quella di confessore. Trascorse i due anni seguenti all’ordinazione nel convento di Portici, passando nel 1853 a quello di San Francesco a Pietramelara.
Nello stesso anno, per decreto regio, assunse a livello civile il cognome Maresca. Suo nonno paterno, Giuseppe, era stato un orfano allevato da quella famiglia, per cui gli era stato attribuito il cognome Esposito, passato ai suoi figli e diventato legale proprio nel 1853.
Guarito per intercessione di san Giuda Taddeo
Durante la sua permanenza a Pietramelara, padre Simpliciano, ormai ventiseienne, fu colpito da una grave malattia all’apparato respiratorio, che i medici ritenevano tisi; venne quindi trasferito al convento di Santa Lucia al Monte a Napoli, per godere di un clima più mite.
Dopo sei anni d’infermità, nel 1858, decise di ricorrere all’intercessione di san Giuda Taddeo, l’apostolo invocato per i casi più disperati a causa dell’omonimia con l’Iscariota. Nel giro di pochissimo, il giovane frate guarì; per riconoscenza, dieci anni dopo, scrisse una biografia del Santo.
Dopo una breve permanenza a Torre Annunziata, tornò a Portici, dove, oltre a impegnarsi nel ministero sacerdotale e nella diffusione del culto di san Giuda, organizzò una scuola popolare gratuita per i ragazzi poveri.
A Roma, Segretario generale dell’Ordine francescano
Il 5 giugno 1869 padre Simpliciano venne chiamato a Roma presso il convento di Santa Maria in Araceli, sede del governo centrale dell’Ordine dei Frati Minori. In qualità di Segretario generale della Provincia degli Alcantarini e Recolletti, lavorò a stretto contatto con il Ministro Generale, padre Bernardino Dal Vago da Portogruaro, che si stava dedicando in quegli anni a una profonda opera di riforma dell’Ordine.
L’Ospizio di Santa Margherita
Oltre ai suoi compiti specifici, iniziò a frequentare l’Ospedale della Consolazione, rendendosi conto della situazione in cui versavano molte donne del popolo, costrette alla prostituzione. Per loro pensò a un Ospizio, diverso da quelli già esistenti nella capitale del nuovo Regno d’Italia, in cui potessero risollevarsi dalla loro miseria. Con uno slogan efficace, sintetizzò quell’idea nel binomio “Riabilitazione e lavoro”.
La prima sede fu in via della Marmorata, dove nel 1879 arrivarono una ventina di ragazze. Il nome scelto fu Ospizio di Santa Margherita, in onore di santa Margherita da Cortona, che dopo una vita sregolata si diede alla preghiera e alla penitenza, entrando nel Terz’Ordine Francescano.
Le Terziarie Francescane “Margheritine”
Alcune di esse cominciarono a distinguersi per la fedeltà agli impegni di lavoro e di preghiera. L’8 luglio 1881 arrivò all’Ospizio la giovane Filomena Tartaglia, che subito si unì a quel gruppetto di ragazze pentite, le quali non tardarono di domandare a padre Simpliciano di potersi consacrare a Dio. Per il momento, lui si limitò ad assegnare a lei e alle compagne che la seguirono un dormitorio separato da quello delle altre.
Nel 1885 l’Ospizio si trasferì nell’antico complesso di Santa Balbina, perché il numero di giovani che desideravano consacrarsi, ma erano impedite ad esempio per la mancanza della dote allora necessaria, continuava ad aumentare. Vennero ospitate anche bambine e ragazze abbandonate e maltrattate.
A quel punto fu necessario che si stabilissero delle Regole per le future religiose. Padre Simpliciano attinse quindi alla Regola del Terz’Ordine francescano, ma secondo le modifiche apportate da papa Leone X per la vita comunitaria. Il nome adottato fu quello di Terziarie Francescane sotto il patrocinio di santa Margherita da Cortona, da cui il soprannome di “Margheritine”. Quanto all’abito, di color cenere, doveva essere simile a quello delle suore alcantarine.
Il 21 febbraio 1886, giorno precedente la memoria liturgica di santa Margherita da Cortona, si ebbe la vestizione delle prime quindici Margheritine, celebrata dal cardinal Lucido Maria Parocchi, Vicario del Santo Padre, e alla presenza di quasi tutta la Curia Generalizia dei Frati Minori. Tra di loro però mancava Filomena Tartaglia: era morta due anni prima, il 30 marzo 1884, malata di tubercolosi. Prima di morire, poté ricevere l’abito religioso e professare i voti col nome di suor Maria Annunziata della Passione. L’8 ottobre 1886 il cardinal Parocchi approvò poi le Regole e le Costituzioni, già riconosciute valide dal Ministro Generale, dando quindi erezione canonica all’Istituto.
La prima filiale a Capua
Padre Simpliciano si era quindi ritrovato fondatore suo malgrado, perché la nascita dell’Istituto era partita direttamente dalle ex-prostitute pentite. A loro riservò sempre grandi attenzioni, seguendole anche nello sviluppo delle prime case filiali.
Nel 1886, dato che Santa Balbina era ormai diventata affollatissima e che molte delle Margheritine erano di origine napoletana o comunque meridionale, pensò di cercare una casa a Napoli. Il cardinal Sanfelice promosse l’iniziativa, ma alla fine non si concretizzò per questioni finanziarie circa l’acquisto della casa.
Mentre si trovava nell’atrio della stazione di Napoli, in attesa del treno che lo doveva riportare a Roma, incontrò un confratello, padre Ernesto Finora. Lui gli accennò che a Capua era disponibile il convento di Santa Caterina, già occupato dai Francescani Osservanti, la cui comunità era stata soppressa.
Padre Simpliciano si recò quindi a Capua, trovandosi davanti una struttura in completo abbandono, dov’erano ospitati, a spese del Municipio, alcuni anziani. L’accordo stipulato fu particolarmente oneroso per il fondatore, che si vide addossare tutte le spese di restauro. Dato che doveva tornare a Roma, affidò i restauri a un appaltatore, Antonio Lamanna, che alzò la quota necessaria ben oltre la cifra preventivata.
L’inaugurazione dell’Ospizio di Santa Caterina avvenne il 24 novembre 1889, appena furono pronti 60 posti per bambine povere e orfane, la cui cura fu affidata a cinque Margheritine che avevano preso l’abito tra le prime, forse proprio del gruppo iniziale.
Gli ultimi anni e la morte
Padre Simpliciano, anche se oppresso dai problemi finanziari, non perse la fiducia nella Provvidenza, che non faceva mancare benefattori che sostenessero gli ospizi delle Margheritine. Uno di essi fu suo fratello Francesco Saverio, commerciante d’olio, che lo sostenne in particolare per la fondazione della filiale di Sorrento.
Il suo fisico, già debilitato da febbri e altri malanni, venne infine colpito, a settant’anni, da una malattia incurabile. Sopportò pazientemente i dolori che ne conseguivano, pur restando lucido e saldo al governo dell’Istituto. Infine, il 25 maggio 1898, dopo aver ricevuto i Sacramenti dei moribondi e aver lasciato le ultime raccomandazioni alle sue suore, rese l’anima a Dio.
Da Margheritine a Suore Francescane dei Sacri Cuori
In seguito all’approvazione delle Costituzioni modificate, avvenuta il 2 febbraio 1902, il nome dell’Istituto è stato cambiato in Suore Francescane dei Sacri Cuori. In effetti, fra le religiose non c’erano più ex-prostitute ravvedute e l’Ospizio di Santa Margherita si era avviato a un progressivo decadimento. Quanto alla scelta di tale nuova denominazione, non ci sono motivazioni precise: in ogni caso, può essere legato alla riscoperta del culto al Sacro Cuore di Gesù e alla Vergine Immacolata nel XIX secolo, ma quel fenomeno non è comunque estraneo alle devozioni entrate nel francescanesimo.
L’approvazione pontificia dell’Istituto giunse il 2 febbraio 1950. Nello stesso anno, il 27 aprile, ricevette l’aggregazione all’Ordine dei Frati Minori. La Casa madre è stata fissata a Capua, nel convento di Santa Caterina, unica presenza italiana oltre alla sede di Roma, oggi in via di Torre Rossa 94. Le comunità all’estero sono invece nelle Filippine, in Colombia, in India, in Corea del Sud, in Romania, in Polonia, in Indonesia e in Timor Est.
Il carisma consiste nell’accoglienza e nel recupero educativo attraverso scuole e case famiglia e, allo stesso tempo, nell’assistenza alle nuove povertà morali e sociali, come fece il fondatore nel suo tempo.
La causa di beatificazione
La causa di beatificazione di padre Simpliciano fu intrapresa quasi un secolo dopo la sua morte. Il motivo fu che, secondo la Congregazione per le Cause dei Santi, non erano disponibili documenti sufficienti a confermare la fama di santità.
In vista del centenario della fondazione, che cadeva nel 1986, le Suore Francescane dei Sacri Cuori intrapresero una ricerca nei documenti d’epoca, dalla quale emersero le prove necessarie. Nel 1989 le spoglie mortali di padre Simpliciano vennero traslate da Roma a Capua, motivo per cui si decise che la causa di beatificazione si sarebbe svolta in quella diocesi.
Il nulla osta a procedere all’avvio della causa giunse il 22 marzo 1997, ma già pochi giorni prima, il 15 marzo, il vescovo di Capua monsignor Luigi Diligenza aprì la prima fase del processo di beatificazione. Fu conclusa due anni dopo, il 28 giugno 1999, dal suo successore, monsignor Bruno Schettino. La convalida dell’inchiesta diocesana porta la data del 5 febbraio 2000, mentre la “positio super virtutibus” è stata consegnata alla Congregazione per le Cause dei Santi nel 2002.
Il 28 gennaio 2003, essendo la causa di natura storica, si è svolta la riunione dei periti storici. In seguito, sia i consultori teologi, il 28 aprile 2014, sia i cardinali e vescovi membri della Congregazione, il 16 giugno dello stesso anno, hanno dato parere positivo circa l’esercizio delle virtù eroiche da parte del Servo di Dio.
Infine, il 16 luglio 2015, papa Francesco ha autorizzato il Prefetto della Congregazione, il cardinal Angelo Amato, a promulgare il decreto con cui padre Simpliciano della Natività veniva dichiarato Venerabile.
Il presunto miracolo
Come presunto miracolo utile per la beatificazione è stato esaminato il caso, avvenuto nel 2009 a Manila, nelle Filippine. Un bambino abbandonato, accolto dalla locale comunità delle Francescane dei Sacri Cuori dovette essere operato per una malattia cardiaca. Durante l’intervento, subì un arresto cardiaco: a quel punto, gli altri bambini, le suore e i medici cominciarono a recitare la preghiera per chiedere l’intercessione di padre Simpliciano. Dopo dieci minuti, il cuore ricominciò a battere; in seguito, il piccolo paziente non manifestò più segni del precedente male. L’inchiesta diocesana su questo asserito miracolo è stata convalidata il 21 marzo 2014 e la documentazione relativa è stata consegnata alla Santa Sede.
Preghiera (con approvazione ecclesiastica)
O Gesù, Pastore buono,
che accendesti nel cuore del tuo servo
Padre Simpliciano della Natività
la fiamma viva della tua carità e lo guidasti,
come segno della tua misericordia,
verso gli ultimi e i dimenticati della società,
ascolta la nostra umile preghiera
e glorifica il fedele testimone del tuo amore:
perché gli esempi mirabili della sua vita
insegnino anche a noi a condividere la sofferenza
di quanti si trovano in situazione di maggiore debolezza
e di più grave bisogno,
per non lasciar mancare al nostro difficile tempo
un raggio della tua bontà
e contribuire con la testimonianza dei tuoi Santi
alla trasfigurazione nel mondo.
Amen.
Tre Gloria al Padre con l’invocazione: “Cuore divino di Gesù e Cuore Immacolato di Maria, glorificate il vostro Servo fedele Padre Simpliciano della Natività”.
Autore: Emilia Flocchini
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