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Padre Michele Abete Sacerdote francescano conventuale

Festa: Testimoni

Sant’ Anastasia, Napoli, 26 giugno 1879 - 28 settembre 1964

Michele Abete, nativo di Sant’Anastasia, in provincia di Napoli e diocesi di Nola, entrò a vent’anni tra i Frati Minori Conventuali presso il convento di Sant’Antonio della sua città: professò i voti solenni nel 1905 e un anno dopo venne ordinato sacerdote. Dopo quattro anni come pro-maestro dei novizi e maestro dei chierici, fu trasferito a Barra, oggi quartiere di Napoli. Lì conobbe la giovane Claudia o Claudina Russo, che da lui si lasciò docilmente guidare fino a fondare, nel 1920, la congregazione delle Povere Figlie della Visitazione di Maria (è Venerabile dal 2012). Padre Michele assistette alla sua morte e, dopo sei mesi, la raggiunse: morì infatti il 28 settembre 1964 nel convento di Sant’Anastasia, a causa del morbo di Kaposi. I suoi resti mortali riposano dal 1988 nella chiesa del convento di Sant’Antonio a Sant’Anastasia.



Giovinezza e vocazione
Michele Abete nacque il 26 giugno 1879 a Sant’Anastasia, rigogliosa cittadina alle pendici del Vesuvio, già nota per il grandioso santuario e il popolarissimo culto alla Madonna dell’Arco, che è nel suo territorio.
Crebbe coltivando un forte senso artistico, alimentato frequentando gli studi di Belle Arti e con l’esperienza artigianale maturata lavorando accanto al padre. Nella sua giovinezza incontrò la comunità dei Frati Minori Conventuali, nel convento di Sant’Antonio a Sant’Anastasia, dove sorse e coltivò la propria vocazione allo stato religioso.

Frate conventuale e sacerdote
A 20 anni, il 21 novembre 1899, venne accolto dai frati e nel loro convento compì gli studi ginnasiali. Un anno dopo, il 21 dicembre 1900, iniziò il noviziato, vissuto con fervore e spirito francescano, finché, il 25 marzo 1905, emise la professione solenne.
Venne ordinato sacerdote il 25 febbraio 1906 ad Amalfi e il 27 febbraio celebrò la Prima Messa nella vicina Ravello, sulla tomba del beato Bonaventura da Potenza (1651-1711), grande figura del francescanesimo campano e modello per tanti successivi confratelli.
Il giorno dopo, il 28 febbraio, gli venne dato l’incarico di pro-maestro dei novizi e maestro dei chierici a Ravello: fu senz’altro un segno di apprezzamento per i suoi studi e per tutta la sua condotta comunitaria. Padre Michele, da quel momento e per i successivi 50 anni, fu sempre una guida spirituale di religiosi e laici.

Nel convento di Barra
Dopo più di quattro anni, il 28 novembre 1910, venne trasferito nel convento di Barra, all’epoca comune autonomo, oggi quartiere di Napoli. Subito dovette attingere alle sue doti di organizzatore nato per risollevare le sorti e le condizioni statiche della chiesa e del convento, bisognose di restauro e di rinvigorimento delle attività religiose e del numero di fedeli frequentanti. Già due anni dopo, la comunità fu tutta un fermento.

L’incontro con Claudina Russo
Nella chiesa, rinnovata decorosamente, si raccoglievano alcune ragazze pie e modeste, che ricorrevano alla sua direzione spirituale. Proprio nel 1912 si accostò per la prima volta al suo confessionale una giovane di 23 anni, Claudia o Claudina Russo, che già si sentiva orientata a consacrarsi a Dio.
Padre Michele si accorse delle potenzialità della sua penitente e le domandò di aiutarlo a guidare spiritualmente un gruppo di ragazze. Lei non si riteneva adeguata a tale compito, ma obbedì, diventando la trascinatrice delle sue compagne, che entrarono poi nel Terz’Ordine francescano, in obbedienza a padre Michele e per evitare le critiche delle parrocchiane di Sant’Antonio.
Le malelingue, tuttavia, arrivarono al punto che i superiori, per metterlo al riparo, decisero di trasferirlo a Zagarolo, ma gli concessero di mantenere i contatti con le giovani di Barra. Si narra che, pregando sulla tomba di san Sebastiano, abbia esclamato: «Tu sei stato lapidato dai tuoi nemici, io sono stato lapidato dai miei fratelli».

Nascita delle Povere Figlie della Visitazione di Maria
Claudina comprese, nel 1917, che doveva impegnarsi ad accogliere specialmente gli anziani soli e abbandonati. Fu necessaria la costruzione di una nuova casa, che padre Michele, con le sue competenze non solo spirituali, ma anche tecniche (curava la direzione dei lavori e la scelta dei materiali), contribuì a edificare. L’inaugurazione avvenne il 20 giugno 1926.
L’Istituto, di cui Claudina divenne superiora, aveva adottato il nome di Povere Figlie della Visitazione di Maria; ricevette l’approvazione diocesana nel 1933. Padre Michele, sebbene a distanza, non cessò di affiancare la fondatrice e di fare da guida spirituale e da confessore alle sue suore, esortandole con espressioni come: «Voi dovete essere come gli Angeli: tutte di Gesù; il cuore e la mente devono essere solo di Gesù».

Un ritratto di padre Michele
Era un uomo affabile, bonario, con un tipo di ragionamento chiaro e un modo di esprimersi estroso, ad esempio gesticolando come tutti i meridionali, specie i napoletani. Dotato di grande sensibilità e delicatezza d’animo, metteva subito l’interlocutore a suo agio, e quindi gli si poteva parlare con spontaneità.
Di carattere molto riservato, dava del “voi” anche ai bambini. Non faceva grandi conferenze, ma edificava con il suo comportamento. In sintesi, sentì e visse la solidarietà verso i “piccoli” con la sensibilità e il rispetto dei seguaci del Vangelo.
Molto noto era anche il suo amore per “Madonna Povertà”: pur essendo sempre in ordine e lindo, indossava un saio di molti anni; in pieno inverno si copriva con poche coperte. In più, per non chiedere soldi alla comunità, non aveva mai fatto riparare il suo orologio, dono di suo padre, che rimase rotto per tutta la sua vita. Faceva molti lavoretti, come dipinti su tessuto, oggetti di rame e altro, che poi regalava a coppie di sposi, perché avessero un delicato ricordo del loro rapporto con la fede.
Tutto il suo apostolato si svolse all’ombra del manto di Maria: tutto poneva al suo servizio, tutta la sua persona era consacrata a lei. Esortava abitualmente le giovani dicendo: «Pura, pura; pia, pia come Maria!» e, al rituale saluto cristiano: «Sia lodato Gesù Cristo», rispondeva: «E la Madonna Immacolata».

La malattia vissuta con espiazione e umorismo
Rientrato a Sant’Anastasia, padre Michele soffriva da tempo per un’ulcera inguaribile alla gamba. Nonostante questo, come raccontò una delle Povere Figlie della Visitazione di Maria, quando fu aperta la casa di Pollena Trocchia, lui percorreva ogni mattina la distanza da Sant’Anastasia a quel paese, per celebrare la Messa per le anziane ospiti. Al ritorno prendeva il treno della Circumvesuviana per Barra e da lì andava a piedi alla Casa madre delle suore.
Alla fine gli fu diagnosticato il morbo di Kaposi e l’arto gli fu amputato: accettò quella prova in spirito di espiazione del male degli uomini. In seguito, anche l’occhio destro dovette essere enucleato. A un confratello che gli fece visita rispose, con notevole senso dell’umorismo: «Come sto? Senza un occhio, senza una gamba, ho già varcato due ponti verso l’eternità».

La morte di madre Claudina e di padre Michele
Il 10 marzo 1964, sempre nonostante la malattia, aveva in programma di accompagnare madre Claudina in una visita alla casa di Messercola. Già prima di partire, lei accusò un mal di testa, ma lui pensò che il cambiamento d’aria le avrebbe giovato. Il malessere, tuttavia, aumentò durante la visita.
Appena l’automobile su cui viaggiava tornò in Casa madre, madre Claudina reclinò il capo. I soccorsi furono vani: aveva avuto un’emorragia cerebrale. Dopo essere stata vegliata dai parenti e aver ricevuto gli ultimi sacramenti, rese l’anima a Dio alle 4.50 dell’11 marzo 1964; aveva 74 anni.
Padre Michele ne riportò un dolore grandissimo, pur celato dalla rassegnazione: più che per averla persa, si rammaricò perché l’aveva preceduto. Non passarono comunque che sei mesi: morì il 28 settembre 1964 nel convento di Sant’Anastasia, che l’aveva visto giovane postulante.

La fama di santità
A Napoli e a Sant’Anastasia si è costituita una commissione con il compito di raccogliere prove circa l’effettiva e perdurante fama di santità di padre Michele. Nel maggio 2018 è stata inviata la richiesta di apertura della Causa all’arcivescovo di Napoli, il cardinal Crescenzio Sepe.
Ogni sabato i Frati Minori Conventuali della parrocchia e convento di Sant’Antonio a Sant’Anastasia, dove dal 1988 è sepolto, lo ricordano, insieme a madre Claudina, che da lui si fece docilmente guidare per fondare le Povere Figlie della Visitazione di Maria ed è Venerabile dal 2012.


Autore:
Antonio Borrelli ed Emilia Flochini

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Aggiunto/modificato il 2018-07-03

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