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Villasexmir, Spagna, 16 ottobre 1877 - Barbastro, Spagna, 9 agosto 1936
Florentino Asensio Barroso nacque il 16 ottobre 1877 a Villasexmir, nella provincia di Valladolid in Spagna, da una famiglia di piccoli commercianti e crebbe in un ambiente cristiano. Studiò nel Seminario di Valladolid e venne ordinato sacerdote il 1° giugno 1901. Divenne cappellano delle «Piccole Suore dei poveri» e delle «Serve di Gesù» e continuò gli studi laureandosi in teologia. Nel 1915 fu nominato amministratore dei beni dell'arcidiocesi e dal 1920 al 1935 fu confessore del Seminario. Ricevette poi la nomina di amministratore apostolico della diocesi di Barbastro, la cui sede era vacante. Fu consacrato vescovo il 26 gennaio 1936. La sua entrata in diocesi (16 marzo dello stesso anno) fu osteggiata dai gruppi rivoluzionari e il 22 luglio fu arrestato e condotto nel Collegio degli scolopi. La sera dell'8 agosto venne incarcerato e orribilmente torturato; quindi, nella notte, trasportato nel cimitero cittadino e fucilato. È stato beatificato da Giovanni Paolo II il 4 maggio 1997. (Avvenire)
Martirologio Romano: A Barbastro sempre in Spagna, beato Fiorentino Asensio Barroso, vescovo e martire, che, fucilato dai miliziani durante la persecuzione contro la Chiesa, testimoniò con il proprio sangue quella fede che non aveva mai cessato di predicare al popolo a lui affidato.
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Un’altra autorevole vittima della barbarie scatenata dalla Guerra Civile Spagnola dal 1936 al 1939, contro la Chiesa cattolica in tutti i suoi rami, dai vescovi ai semplici fedeli.
Florentino Asensio Barroso nacque il 16 ottobre 1877 a Villasexmir nella provincia di Valladolid e diocesi di Palencia; figlio di piccoli commercianti di profondi principi religiosi, crebbe in un ambiente cristiano, con il fattivo contributo del parroco e del maestro.
Fece la Prima Comunione il 1° maggio 1887, da allora cominciò a sentire il richiamo della vocazione religiosa, consigliato anche dal fratello Cipriano agostiniano, che nel 1888 aveva emesso i primi voti nel noviziato di Calella (Barcellona), ma la sua giovane età sconsigliò i Superiori ad accettarlo nell’Ordine e lo indirizzarono verso il Seminario diocesano.
Intraprese gli studi specifici nel Seminario di Valladolid dove ricevette nel 1899 gli Ordini Minori, mentre il 22 settembre e il 22 dicembre del 1900 ebbe accesso al suddiaconato ed al diaconato; infine il 1° giugno 1901 fu ordinato sacerdote dal vescovo ausiliare di Valladolid, a 23 anni d’età.
La Prima Messa la celebrò il 16 giugno a Villavieja del Cerro e il 2 agosto successivo fu nominato coadiutore della parrocchia di Villaverde di Medina, incarico esteso il 27 dicembre anche alle vicine parrocchie di Garrión e di Dueñas.
La sua opera di zelante giovane sacerdote, proseguì nel 1903 con l’incarico di Cappellano delle “Piccole Suore dei Poveri” e nel contempo come responsabile dell’archivio vescovile. Il 2 gennaio 1905 lasciò la cappellania delle dette Suore, per diventare Cappellano delle “Serve di Gesù”, ufficio che svolse per 24 anni rinunciandovi solo per motivi di salute.
Ma l’ascesa nell’organizzazione della diocesi di Valladolid, proseguiva il 1° marzo 1905 con la nomina da parte dell’arcivescovo, come cappellano familiare e suo ‘maggiordomo’.
Mentre espletava questi numerosi incarichi non trascurò di continuare gli studi nelle scienze ecclesiastiche, laureandosi in Teologia il 29 agosto del 1906; contemporaneamente il Consiglio Accademico lo nominò professore di metafisica, in quella stessa Pontificia Università di Valladolid, fino al corso accademico 1905-1910; ancora nel 1910 fu eletto canonico della cattedrale e nel 1916 divenne membro delle commissioni d’esame della Pontificia Università di Valladolid.
Volendo continuare a citare i numerosi incarichi anche di prestigio che riceveva, annotiamo che nel febbraio 1915 fu nominato Amministratore dei beni dell’Archidiocesi; esentato dall’ufficio di ‘maggiordomo’ poté dedicarsi completamente all’apostolato con le confessioni e la predicazione.
Dal 1920 fino al 1935 fu confessore del Seminario e di vari Monasteri religiosi e ospedali, lasciando dappertutto un ricordo di vita vissuta nella virtù e nella santità. Nel 1925 fu nominato parroco della parrocchia della cattedrale di Valladolid; per incarico dell’arcivescovo Gandasegui prese a predicare il catechismo agli adulti nelle Messe domenicali, celebrate nella Cattedrale, questa catechesi ebbe un enorme successo, durando dal 1926 al 1935.
Dopo una vita trascorsa così intensamente al servizio della Diocesi e dei fedeli, padre Florentino Asensio Barroso, ricevé la nomina di Amministratore Apostolico della diocesi di Barbastro, la cui sede era vacante della guida del vescovo, trasferito in altra località.
Tale carica comportava la dignità vescovile, per cui venne consacrato vescovo titolare di Eurea di Epiro, il 26 gennaio 1936 nella cattedrale di Valladolid, presente una folta delegazione della diocesi e città di Barbastro. La sua entrata in diocesi il 16 marzo 1936 non fu una grande manifestazione, anzi al contrario, perché autorità e gruppi rivoluzionari, stavano fomentando disordini per far fallire l’accoglienza, che il popolo voleva riservargli.
Ad ogni modo, sia pure senza manifestazioni, mons. Florentino giunse in cattedrale, dove si svolse il solenne rito. Il suo motto episcopale era: “Ut omnes unum sint”.
Le Autorità furono subito ostili al nuovo vescovo, appena due giorni dopo il suo arrivo, la Giunta Comunale decretò di proibire il suono delle campane e nonostante una sua supplica del 7 aprile, non ottenne nessuna revoca; la disposizione durò fino al settembre 1938 quando la città di Barbastro fu liberata.
Cercò di collaborare con le autorità comunali, specialmente per sollevare i problemi del lavoro; ma da quando il Fronte Popolare salì al potere a Barbastro, l’anticlericalismo prese il sopravvento; si prese a spiare e controllare religiosi e fedeli impegnati nell’Adorazione Notturna; vennero annotate le predicazioni del vescovo ed esaminate dalle autorità stesse. Venne tolta la proprietà del Seminario e concessa al Municipio, disperdendo i seminaristi, rifugiatosi poi a Saragozza.
Al vescovo che pur non perdeva la fiducia in Dio, l’orizzonte sembrava davvero oscuro; la domenica 19 luglio molto preoccupato, celebrò la Messa nel Collegio delle Figlie della Carità, vicino al palazzo vescovile, poi come faceva a Valladolid da tanti anni, anche a Barbastro prese a predicare il catechismo alla Messa delle 12 nella Cattedrale, nel contempo nel Vescovado veniva arrestato il primo sacerdote; prologo di un attacco diretto al vescovo stesso.
Il giorno dopo, 20 luglio, dopo una perquisizione al palazzo, il vescovo dovette rimanere agli arresti domiciliari; due giorni dopo venne arrestato e condotto nel Collegio degli Scolopi dove erano prigionieri gli stessi religiosi dell’Istituto, con i quali non poté parlare.
Rimase rinchiuso in attesa di trovare un motivo per eliminarlo, accusandolo di contatti politici contrari ai rivoluzionari; la preghiera sempre più intensa divenne il suo unico balsamo nella sofferenza e solitudine.
La sera dell’8 agosto vennero a prelevarlo dal Collegio per portarlo con una scusa al Comune; intuendo l’approssimarsi della fine, mons. Florentino chiese l’assoluzione da padre Ferrer direttore degli Scolopi.
Portato invece nel carcere, subì una tortura orribile con la mutilazione dei genitali, fatto confermato dall’ autopsia effettuata sui resti mortali da medici legali, il 16 aprile 1993.
Alle due della notte del 9 agosto 1936, fu trasportato nel cimitero di Barbastro dove venne fucilato, perdonando e pregando per i suoi assassini; non morì subito, i colpi dei fucili a schioppo gli avevano fratturate le costole, facendolo urlare di dolore, finché fu finito con altri tre colpi di grazia.
Donava così con il martirio, la sua vita per la diocesi che da meno di cinque mesi, aveva iniziato a governare. Il processo ordinario “super martyrio” fu introdotto il 29 aprile 1953.
E' stato beatificato da papa Giovanni Paolo II il 4 maggio 1997, in Piazza San Pietro a Roma.
Autore: Antonio Borrelli
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