Hrabske (Bardejov), 21 aprile 1904 – Presov (Slovacchia), 23 luglio 1976
Nato da famiglia povera, decise di entrare in seminario nel 1923. Fu ordinato sacerdote dal vescovo greco-cattolico di Presov il 3 febbraio 1929. Laureato in teologia nel 1940 fu ordinato vescovo l'11 maggio 1947. Tra il 1950 ed il 1964 fu incarcerato dal regime comunista, subendo torture. Dopo la scarcerazione, nonostante le precarie condizioni di salute Hopko contribuì attivamente al rinnovamento della Chiesa greco-cattolica. Morì il 23 luglio 1976. San Giovanni Paolo II lo ha beatificato il 14 settembre 2003.
Martirologio Romano: A Prešov in Slovacchia, beato Basilio Hopko, vescovo ausiliare e martire, che, sotto un regime ostile alla fede di Cristo e alla Chiesa, fu arrestato per aver svolto il suo ministero a servizio dei fedeli di Rito bizantino; sottoposto a torture, contrasse una lunga e dura malattia che lo accompagnò fino alla morte, ottenendo così la palma della vittoria.
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Domenica 14 settembre 2003, papa Giovanni Paolo II ha beatificato durante una solenne celebrazione a Bratislava in Slovacchia, il vescovo greco-cattolico Vasil’ Hopko, martire del regime comunista nel periodo della ‘Chiesa del silenzio’; ed ai partecipanti il papa ha esortato: “Popolo slovacco, non ti vergognare mai del Vangelo! Custodiscilo nel tuo cuore come il tesoro più prezioso dal quale attingere luce e forza, nel pellegrinaggio quotidiano della vita”.
E con questi medesimi sentimenti, visse la sua vocazione sacerdotale, operò il suo ministero vescovile, sopportò le sofferenze inflittagli, morì santamente con l’immolazione della vita, Vasil’ (Basilio) Hopko, il quale nacque il 21 aprile 1904 ad Hrabske nella provincia di Bardejov in Slovacchia; secondo dei tre figli di Basil Hopko e Anna Petrenko, fedeli della Chiesa Cattolica di rito bizantino.
Giovane aspirante al sacerdozio, entrò nel seminario eparchiale di Presov, intraprese con successo gli studi necessari proseguendoli con quelli teologici, con un periodo a Roma inviato dal suo vescovo e per il resto presso l’Accademia teologica greco-cattolica di Presov.
Dopo il secondo anno di teologia, Vasil venne chiamato alle armi durante la Prima Guerra Mondiale (1915-1918) prestando servizio come assistente cappellano militare; dopo il congedo terminò gli studi nel 1928 e finalmente il 3 febbraio 1929 a Presov, ricevé l’ordinazione sacerdotale dal Servo di Dio il vescovo Paolo Gojdich dell’Ordine Basiliano, amministratore apostolico di Presov.
Fra i primi incarichi ebbe quello di amministratore nella parrocchia di Pakostov, poi fu incaricato dallo stesso vescovo di costituire una nuova parrocchia a Praga; lo Stato Slovacco ormai dal 1918, unito ai cechi era diventato la Cecoslovacchia; la nuova parrocchia di San Clemente divenne un centro spirituale per i fedeli ruteni della Boemia (i ruteni, così chiamati dalla Curia Romana, sono i fedeli di rito bizantino-slavo).
Per cinque anni, dal 1936 al 1941, Vasil’ Hopko fu nominato direttore spirituale del seminario eparchiale di Presov (le eparchie sono l’equivalente di rito greco, delle diocesi vescovili cattoliche); nell’aprile 1940 si laureò dottore in teologia nella Komensky Università di Bratislava.
Dal 1° settembre 1941 divenne segretario del vescovo e dal 1943 ebbe il prestigioso incarico di professore in teologia pastorale e teologia morale alla Facoltà di Teologia di Presov; finché l’11 maggio 1947 per i suoi indiscussi meriti, fu consacrato vescovo titolare di Midili e ausiliare di Presov.
Con il regime comunista, fautore della famigerata “cortina di ferro” che divideva i Paesi Occidentali da quelli satelliti dell’Unione Sovietica, in Cecoslovacchia in seguito ai tristi avvenimenti del Sobor (Concilio) di Presov del 28 aprile 1950, lo Stato mise anche la Chiesa greco-cattolica fuori legge e quindi soppressa.
A Presov il vescovo Gojdich venne imprigionato e il suo ausiliare mons. Hopko messo agli arresti domiciliari e sorvegliato dalla polizia; in seguito fu internato prima nel monastero di Bác presso Samorin e poi in quello francescano di Hlohovec.
Dopo vari tentativi fatti dai comunisti di farlo entrare nella Chiesa Ortodossa, alla fine anche mons. Vasil’ Hopko fu messo in prigione il 18 ottobre 1950, subendo per un anno interrogatori e trattamenti molto crudeli, finché il 24 ottobre 1951 fu condannato a 15 anni di carcere dalla Corte Suprema Slovacca di Bratislava, per “attività sovversiva e per aver intrattenuto contatti con uno Stato estero” (il Vaticano), inoltre doveva pagare come pena pecuniaria 20.000 corone cecoslovacche, perdendo i diritti civili di cittadino per 10 anni e subendo la confisca di tutti i beni.
Iniziò così per la sua fedeltà alla Chiesa Cattolica, una via crucis che portò il vescovo Hopko a subire carcere ed umiliazioni nelle varie prigioni di Bratislava, Ilava, Leopoldov, Praga, Mirov e Valdice. Dopo 13 anni e sei mesi, il 12 maggio 1964, fu scarcerato sotto condizione, per buona condotta e per la salute molto rovinata, a causa delle sofferenze fisiche e morali cui fu sottoposto, del cibo insufficiente, del freddo e della mancanza di adeguate cure sanitarie.
Scarcerato, visse fino all’inizio del 1968 nella casa di cura ad Osek nella Boemia settentrionale, sempre sotto il controllo costante della polizia segreta di Stato. Con la cosiddetta “Primavera di Praga” instaurata da Alexander Dubcek nel 1968, anche alla Chiesa Greco-Cattolica, fu dato il permesso di ristabilire le sue strutture e quindi pure mons. Hopko, anche se non pienamente riabilitato, riprese a riordinare la diocesi di Presov, collaborando poi con il nuovo Amministratore apostolico, nominato da papa Paolo VI.
Il 23 luglio 1976 morì a Presov in conseguenza della detenzione subita, infatti nel corso dell’esame tossicologico effettuato poi durante l’esumazione della salma, si accertò la presenza nelle ossa di arsenico, veleno che secondo le analisi, doveva essergli stato somministrato in piccole dosi e per lungo tempo.
A seguito della richiesta del metropolita di Pittsburg negli USA di rito bizantino, la Congregazione delle Cause dei Santi, autorizzò nel 1986, la competenza d’istruire la causa di beatificazione per il vescovo martire Hopko, da Presov a Pittsburg.
Ma con i successivi capovolgimenti politici, culminati con il crollo dei regimi comunisti e della ‘cortina di ferro’, la causa ritornò di competenza alla diocesi di Presov, sua sede naturale, venendo introdotta nel 1994.
I suoi persecutori furono mossi dall’odio per la fede cattolica e lui perdonandoli, offrì tutto se stesso per la fedeltà a Cristo ed alla Chiesa, accettando tutte le sofferenze inflittagli, pertanto è da considerarsi a tutti gli effetti un martire per la fede.
Autore: Antonio Borrelli
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