Siamo nella città di Pisa, dove da tempo esiste un’opera davvero meritevole al servizio dei malati presso l’ospedale di santa Chiara: le oblate ospitaliere di Santa Chiara. A questa opera sono entrate come consacrate sette ragazze: Ausilia Pardelli, Placida Brogi, Maria e Domenica Sassetti, Martina e Rachele Grisanti, Lucia Dini, Certamente la Divina Provvidenza vegliava su queste sette giovani generose, che di animo buono e sincero, sin dall’inizio della loro vocazione hanno posto come fondamento la fedeltà a Dio e alla loro vita di consacrate nella Chiesa. Proprio a questa generosità e onestà di cuore Dio e la Vergine Santissima hanno guardato con mirabile amore, intravedendo già per mezzo loro un’opera di santità che sarebbe stata innestata nella mistica vigna del Senario. Il maligno, seduttore e bugiardo, è sempre pronto a portare divisione e male nel gregge di Dio, perché attraverso le azioni cattive l’uomo possa allontanarsi da Dio e così diventa più facile per lui distruggere le opere buone. Andava crescendo nell’ospedale di Santa Chiara una mentalità di stampo massonico, che nasceva dagli stessi amministratori, i quali creavano alle buone suore oblate vessazioni, sofferenze e gravissime umiliazioni. Sembra di rivivere la stessa storia della Firenze medioevale, quando guerra, falsità e inimicizia regnavano tra i fratelli, provocando grande sofferenza nel cuore dei sette mercanti. Essi lasciarono tutto e fiduciosi che la sequela della giustizia e della verità vale più d’ogni bene della terra, andarono sul Senario alla ricerca di Dio e dell’amore. Era l’agosto del 1895, col permesso dell’arcivescovo di Pisa Ferdinando Capponi, le sette giovani lasciarono l’ospedale per vivere con intensità e fedeltà la loro vocazione. Non sono mancate prove e persecuzioni, che nascono sempre per lottare le opere di Dio. Ma dinanzi ad ogni sofferenza ancora maggiormente nasceva nel cuore di queste donne di Dio una tenacia volontà di portare a termine il cammino intrapreso. Nel loro calvario iniziale Dio pose sui loro passi un vero servo di Dio, il canonico Ludovico Rossi, terziario dei Servi di Maria,che ispirato da Dio, in quei giorni carichi di sofferenza e prova, disse alle sette sorelle: << non scoraggiatevi: voi sarete suore dell’Addolorata >>. Egli carico d’esperienza e di fede incoraggiò il cammino di queste sorelle e si prodigò a fare da tramite con l’Ordine, perché esse iniziassero la loro opera. Le sette, numero privilegiato e benedetto, iniziarono il cammino inserendosi nell’ordine come terziarie ed indossarono l’abito il 28 dicembre 1895 con il nome di: suor Giovanna,suor Giuliana, suor Teresa, suor Agostina, suo Eletta, suor Concetta e suor Maria. L’11 febbraio 1896 fecero la loro promessa, dedicandosi a tempo pieno, come angeli delicati e amabili, al servizio della sofferenza. Iniziarono così la Congregazione delle Suore dell’Addolorata Serve di Maria di Pisa. L’amore comune, la vera fraternità e la pazienza erano le regole fondamentali della vita di queste creature, sprigionando dalla loro comunità un vero profumo di santità. Era loro sollecitudine che nella comune casa vi regnasse il solo amore di Dio: << un clima di fraterna concordia, di unione profonda, di pace invidiabile>>. Il loro esempio di amore fraterno portò tante a seguirle nel comune ideale e la comunità andava crescendo sempre più, sotto la guida di santa Maria e dei frati del suo Ordine, che divennero per questa novella Congregazione fratelli, consiglieri e guide. Il servizio ai malati diventava sempre più il loro baluardo, portando << in mezzo ai dolori la benedizione, la consolazione, la speranza del Signore>>.Questo spirito, così vicino e profondamente impregnato di quello dei sette Santi, ha condotto sempre più i loro passi sulla stessa strada; il primo novembre 1916 il padre Lepicier, priore generale, aggregò ufficialmente le Suore di Pisa all’Ordine dei Servi di Maria. Le sette terziarie, prime sorelle, donne che pur nella semplicità e nella povertà della loro vita hanno dimostrato grandi aspirazioni e profonda fede, sono considerate le fondatrici di questa sublime opera e anche loro, come i sette fiorentini, hanno riconosciuto che sola guida e maestra, vera fondatrice di questo loro Istituto, e la Beata Vergine Addolorata, compagna mesta e silenziosa, fedele e coraggiosa, del Cristo sofferente, crocifisso e abbandonato. Dietro Maria, anch’esse, si sono fatte compagne del dolore di ogni crocifisso della storia, e meritano memoria e gloria: perché vera gloria non è la vanità del mondo, non sono le ricchezze della terra che passano e muoiono, non sono gli onori del potere e l’ammirazione degli uomini che si acquistano tante volte con il compromesso e la corruzione; vera gloria è conoscere, amare e servire Dio, presente in ogni fratello, e poi goderlo per tutta l’eternità in Paradiso.
Autore: Massimo Cuofano, OSSM
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