Fin dal 1634 erano state ritrovate in Chiusi le catacombe di S. Mustiola (sec. III); ad esse, nell'anno 1848, si aggiunsero le catacombe di s. Caterina, situate sotto una collina, lungo la Via Cassia. Da queste catacombe furono estratti alcuni "corpi santi", tra cui quello di Ulpia. La sua tomba era situata nell'angolo della parete di fondo del cubicolo, nel punto dove inizia l'ambulacro segnato col numero 10 nella planimetria annessa ad una dissertazione tenuta sull'argomento dall'archeologo Domenico Bartoliní, il 10 luglio 1852. Varie e discordanti sono state le supposizioni fatte dai diversi studiosi sulle origini, sull'epoca e sulle attività svolte in vita da questa presunta martire. Il 4 luglio 1852 fu redatto un processo verbale per la traslazione delle reliquie di s. Ulpia, di s. Quinto Velio Giuliano, di s. Luciano e di s. Nerania dalle catacombe di s. Caterina alla cattedrale di Chiusi, mentre il vescovo, con suo decreto del 30 giugno 1852, aveva riconosciuto l'autenticità delle reliquie e le aveva dichiarate appartenenti ai suddetti martiri della fede cristiana in Chiusi. Il papa Pio IX concesse, con Decreto della Congregazione dei Riti del 13 giugno 1853, la Messa propria solenne da celebrarsi nei giorni festivi di detti santi martiri, lasciando al vescovo la facoltà di fissarne la data. La festa in un primo tempo si celebrava il mercoledì di Pentecoste e solo piú tardi fu fissata al 23 settembre. Durante il colera dell'anno 1855 Chiusi fu l'unico centro abitato che nella zona fu quasi risparmiato dal morbo. Gli abitanti attribuirono il fatto alla protezione dei loro santi martiri ed in particolare di s. Ulpia.
Autore: Giacomo Bersotti
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