Giovanni Garberoglio nasce a Vinchio d’Asti il 9 febbraio 1871. Sembra naturalmente portato all’insegnamento ed alla catechesi e di conseguenza vorrebbe coronare la sua vocazione tra i Fratelli delle Scuole Cristiane, la congregazione fondata da Giovanni Battista de la Salle con lo specifico carisma dell’educazione e dell’istruzione dei giovani, ma si scontra con la ferma opposizione dei genitori. Che, essendo fervidi cristiani, non lo osteggiano certamente per partito preso, ma perché lo vorrebbero sacerdote, mentre i Fratelli non possono accedere al sacerdozio.
Giovanni deve così attendere la morte del padre e superare le forti opposizioni della madre, riuscendo comunque ad entrare in Congregazione a 16 anni. Dopo il noviziato in Savoia, dove insieme all’abito gli affibbiano il nome non proprio consueto di fratel Teodoreto, si muove tra le varie Case di Torino e dintorni, ricoprendo incarichi di responsabilità e dimostrando coi fatti che l’inclinazione naturale lo ha rettamente orientato verso un apostolato in cui riesce a dare il meglio di sé.
Verso il 1912, la sua vita si incrocia con quella di un umile fratello francescano, dalla vita santa e dalle intuizioni profetiche, che vive nel convento torinese di San Tommaso: fra Leopoldo Maria Musso. È davvero singolare l’amicizia e l’affinità spirituale che si instaura tra queste due figure del cattolicesimo torinese di inizio Novecento, appartenenti a due diverse congregazioni e che pure agiscono in perfetta sintonia, uno suggerendo e l’altro attuando un progetto più grande di loro che affonda le sue radici direttamente nell’Aldilà e che al francescano illetterato viene suggerito da “locuzioni interiori” perché queste indicazioni divine vengano trasmesse all’illustre professore, che umilmente le accetta e prontamente le esegue.
Fra Leopoldo incoraggia fratel Teodoreto specialmente in due progetti che questi accarezza da tempo: la fondazione dell’Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria Immacolata e l’istituzione della Case di Carità. L’intuizione di fratel Teodoreto, rafforzata dalle “rilevazioni” e dai consigli di Fra Leopoldo, si traduce in una “famiglia spirituale” formata da laici ed aperta agli sposati, che si pongono come fine la catechesi dei giovani.
Li vuole preparati e adeguatamente formati, possibilmente diplomati presso l’ufficio catechistico diocesano per meglio garantire la loro diocesanità, a servizio incondizionato delle parrocchie in cui vivono. La loro spiritualità deve essere ancorata al Crocifisso (una devozione che gli ha trasmesso Fra Leopoldo) ed illuminata dalla Madonna, orientata alla santità personale per la santificazione degli altri, tradotta in concrete opere di carità.
Quest’ultima, nella Torino che sta affrontando la rivoluzione industriale e che si trova invasa da giovani in cerca di lavoro, assolutamente impreparati ai lavori di fabbrica e privi di specializzazione, assume il volto di una adeguata formazione professionale che strappi i giovani dallo sfruttamento ed eviti il loro disadattamento sociale e la loro rovina morale.
Nascono così le “Case di Carità Arti e Mestieri”, che Fra Leopoldo dice rispondenti ad un preciso disegno di Dio e che, forse proprio per questo, incontrano incomprensioni e difficoltà di ogni genere. Dotate di laboratori adeguatamente attrezzati ed al passo con i tempi, si diffondo rapidamente in Italia ed all’estero, continuando ancora oggi a formare umanamente e professionalmente i giovani, mentre l’Unione Catechisti si trasforma in Istituto secolare dopo l’emanazione dell’enciclica “Provida Mater” di Pio XII del 1947, di cui era stata profetica anticipazione.
Fratel Teodoreto fa ancora in tempo a vedere gli sviluppi di queste sue creature, di cui tuttavia ha già ceduto ad altri la direzione, ritirandosi in un silenzio orante e in profonda meditazione, specialmente dopo che è stato limitato nell’uso della parola da un’emorragia cerebrale. Una seconda lo stronca il 13 maggio 1954, circondato dalla venerazione di confratelli, catechisti e studenti, sempre più persuasi che tramite lui sono venuti a stretto contatto con la santità.
Le sue virtù eroiche sono state riconosciute dalla Chiesa nel 1990 e si è in attesa del riconoscimento del miracolo attribuito alla sua intercessione che ne consenta la beatificazione.
Autore: Gianpiero Pettiti
Nella Torino dei santi
La città di Torino a volte viene definita “città del diavolo”, ma la si può chiamare a tutta ragione “città dei santi”: tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, infatti, ne vissero molti, impegnati in ogni ramo della Chiesa e in particolare in quello sociale.
Gran parte hanno già raggiunto gli onori degli altari e sono conosciutissimi, ma tanti altri sono incamminati verso il riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa delle loro virtù, del loro carisma e della loro spiritualità. Fra questi ultimi c’è un religioso lasalliano, fratel Teodoreto, al secolo Giovanni Garberoglio.
Infanzia e vocazione
Nacque a Vinchio d’Asti il 9 febbraio 1871, da una famiglia profondamente cristiana.
A 16 anni conobbe la congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane, fondata in Francia da S. Giovanni Battista de La Salle (1651-1719), beatificato proprio in quel periodo (1888) e canonizzato poi il 24 maggio 1900. Giovanni decise di farne parte, attratto dalla possibilità di lavorare molto per la santificazione della gioventù.
Tuttavia, incontrò l’opposizione del padre che lo voleva sacerdote – i Fratelli delle Scuole Cristiane non hanno un ramo sacerdotale – e, dopo la morte del genitore, dovette superare le resistenze della madre. Infine riuscì nel suo intento: il 12 ottobre 1887 entrò nel noviziato dei Fratelli alle Vallette in Savoia, vestendone l’abito il 1° novembre, con il nome di fratel Teodoreto (come un sacerdote martire ad Antiochia nel 325).
Dopo aver terminati gli studi, trascorse tutta la sua vita nelle Case dei Fratelli delle Scuole Cristiane a Torino. Dal 1889 al 1897 fu maestro tra i piccoli nella Comunità di Santa Pelagia, ricoprendo anche la carica di professore e vice-direttore dal 1897 al 1910. Per cinque anni fu direttore della Comunità, professore, ispettore e direttore didattico delle scuole della ROMI (Regia Mendicità Istruita).
Nel 1937 divenne professore all’Istituto Arti e Mestieri di corso Trapani; dal 1938 al 1940 fu aiutante nelle classi del Collegio di S. Giuseppe. Dal 1940 al 1943 fu di nuovo direttore della ricostruenda Comunità di S. Pelagia e poi fino al 1946 fu semplice fratello nella stessa Casa. Infine, dal 1946 al 1954, anno della sua morte, fu aiutante nelle classi e incaricato dell’Unione Collegio di S. Giuseppe.
L’incontro con fra Leopoldo Maria Musso
Durante il suo secondo noviziato, trascorso nel 1906 a Lembecq-les-Hall in Belgio, fratel Teodoreto concepì l’idea di fondare un’opera che gli permettesse di guidare i migliori alunni ed ex-allievi di Santa Pelagia fino alla pienezza della vita cristiana.
Sei anni dopo, nel 1912, la sua vita s’incrociò con quella di un frate del convento francescano di San Tommaso, fra Leopoldo Maria (al secolo Luigi) Musso, che godeva di fama di santità, e gli confidò i suoi propositi.
Fra Leopoldo fece conoscere a fratel Teodoreto la “Devozione” a Gesù Crocifisso, ossia una preghiera alle Cinque Piaghe di Gesù, composta da lui stesso: affermava infatti che il Signore gli parlava nel suo intimo. Fratel Teodoreto s’impegnò quindi a diffondere la “Devozione”, coadiuvato da confratelli e alunni.
La Pia Unione di Gesù Crocifisso e di Maria SS. Immacolata
Un gruppo di giovani rispose al suo fervore con riunioni di preghiera e giornate di ritiro, che crearono pian piano uno spirito e volto proprio, nell’Associazione “Pia Unione di Gesù Crocifisso e di Maria SS. Immacolata”.
Il 26 maggio 1914 l’arcivescovo di Torino concesse all’Unione il primo riconoscimento canonico e nel 1933 approvò le Regole e le Costituzioni che fratel Teodoreto aveva redatto. Il 22 febbraio 1949 arrivò il decreto diocesano di erezione come Istituto Secolare.
Fin dall’inizio fratel Teodoreto, sempre in sintonia con fra Leopoldo, volle che i soci dell’Unione diventassero catechisti diplomati dall’Ufficio Catechistico Diocesano e si mettessero a disposizione dei parroci per il catechismo domenicale e nelle scuole operaie serali, festive e diurne.
La Casa di Carità Arti e Mestieri
Tra le intuizioni che il frate francescano affermava di aver ricevuto dal Signore stesso, c’era quella secondo cui, «per salvare le anime, per formare nuove generazioni, si devono aprire Case di Carità per fare imparare ai giovani arti e mestieri…».
Sorse quindi la “Casa di Carità Arti e Mestieri”, situata in corso Benedetto Brin a Torino: una scuola tecnica ancora oggi in piena attività, con corsi diurni e serali, provvista di macchine e laboratori moderni; altre Case sorsero in Italia e all’estero. A tutt’oggi sono stati circa 7000 gli allievi, di cui ben 650 fra i detenuti.
Gli ultimi anni e la morte
Fratel Teodoreto cedette ad altre persone la direzione delle sue opere, anche perché un’emorragia cerebrale l’aveva bloccato nell’uso della parola. Un secondo attacco lo portò alla morte, a Torino, il 13 maggio 1954. La sua salma, vista la fama di santità che aumentava anche dopo la morte, fu traslata il 27 febbraio 1959 dal cimitero di Torino alla Casa di Carità Arti e Mestieri.
La causa per la sua beatificazione si aprì a Torino l’11 gennaio 1961 e il 3 marzo 1990 fu emesso il decreto sulle sue virtù, dandogli il titolo di Venerabile. Anche per fra Leopoldo Maria Musso è aperto il processo di beatificazione.
L’Unione Catechisti oggi
L’Unione Catechisti del SS. Crocifisso, come oggi si chiama la realtà fondata da fratel Teodoreto, si compone: di congregati che abbracciano la professione religiosa con i voti di povertà, castità e obbedienza; di catechisti associati che, pur coniugati, cercano di conformarsi alla spirito dell’Istituto, osservando il regolamento; di fedeli che s’impegnano a diffondere la “Devozione” a Gesù Crocifisso e a sostenere le opere promosse dall’Istituto.
Autore: Antonio Borrelli
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