Fra i vari Servi di Dio e Venerabili che riposano nella chiesa di S. Tommaso in Torino, un tempo chiesa del grande convento francescano omonimo, la serva di Dio Catterina Lucia Bocchino è la più lontana nel tempo, essendo vissuta nel secolo XVIII, mentre gli altri sono tutti dell’Ottocento e contemporanei fra loro, ma come lei fioriti all’ombra della spiritualità francescana, di quella che fu la sede della Provincia piemontese dei figli di s. Francesco.
La sua vita è di quelle che fanno venire i brividi, per la concomitanza e il susseguirsi di morti in giovane età. Catterina Lucia nacque a Torino il 9 gennaio 1737 e fu subito battezzata, perché purtroppo in quei tempi si temeva per la vita dei neonati.
Primogenita di sei fratelli che morirono tutti nell’infanzia, Catterina Lucia restò presto anche orfana dei genitori, perché la madre morì all’età di 28 anni e dopo 13 giorni morì anche il padre a soli 30 anni; entrambi nel 1748 furono sepolti in San Filippo.
A circa 11 anni Catterina si trasferì presso gli zii paterni, che abitavano in una casa di proprietà dei Camilliani e il padre camilliano Pejron divenne sua guida spirituale; gli zii la posero a lavorare come sarta presso una boutique; fece la Prima Comunione nella parrocchia dei SS. Processo e Martiniano.
A 16 anni gli zii le proposero il matrimonio con Ignazio Domenico Rajna, proprietario di un’oreficeria in via Dora, attuale via Garibaldi, dal quale ebbe due figlie Margherita e Maria Teresa, ma furono gli unici raggi di sole in un matrimonio che si rivelò subito un fallimento, perché il marito era di carattere melanconico e sospettoso, dedito a bere alcolici e incallito giocatore e così gradatamente si sperperarono tutte le loro sostanze, la casa si spogliava di tutto fino a giungere al fallimento.
Ignazio si rifugiò di più nel vino e alla povera moglie non restava altro che bastonate e dispiaceri. Pur consigliata dalla stessa suocera, non volle abbandonare il marito e si rifugiò con lui e le piccolissime figlie in una soffitta di Piazza Carlina.
Le cose peggiorarono sempre più, una sera Ignazio si ritirò dopo l’ennesima rissa con una coltellata che attraversando giubbotto e camicia, si era fermata a fior di pelle; alla fine il 9 settembre 1759, il marito morì a soli 28 anni; i registri di sepoltura di S. Filippo, non specificano la causa, forse fu una morte violenta.
La giovane vedova di 22 anni, si rimboccò le maniche, come si suol dire e dopo essersi trasferita con le bambine nel Cantone S. Aventino (oggi via S. Tommaso 18/24), aprì una piccola merceria in un seminterrato; la minuscola bottega divenne presto una specie di succursale della “Conferenza di San Vincenzo”, tanti erano i poveri che accorrevano per ricevere qualche genere di necessità, donati dai benefattori.
Catterina Lucia prese a frequentare la chiesa francescana di San Tommaso, dove trovò aiuto spirituale nel padre Pier Vittorio Doglio, diventando Terziaria Francescana e rifiutando di risposarsi.
La sua pace durò poco, perché ulteriori sventure si abbatterono su di lei; nel 1765 morì la figlia Margherita a 9 anni e nel 1766 morì anche Maria Teresa a 7 anni e mezzo, entrambe sepolte nella piccola parrocchia dei Santi Processo e Martiniano.
Distrutta dal dolore, mise la sua libertà dai vincoli familiari, a disposizione delle opere di carità, e con vita austera si dedicò alla preghiera, spogliandosi anche del necessario, dando tutto ai poveri. Accorse presso gli ammalati e dovunque fosse necessaria la sua preghiera e il suo conforto, incurante delle ingratitudini.
La sorgente della sua forza fu l’Eucaristia, che adorava nel tabernacolo di San Tommaso, appena libera dai suoi impegni.
Il 27 aprile 1768 Catterina fu assalita da violenta febbre, causata da una polmonite; il giorno dopo si mise a letto, si fa per dire, perché aveva donato anche il materasso; assistita dal francescano padre Vittorio, lottò per 13 giorni contro la malattia, finché la mattina del 10 maggio 1768, dopo ripetute convulsioni e qualche parola di ringraziamento al suo confessore padre Vittorio, Catterina ritornava al Padre a soli 31 anni; pur essendo così giovane, era vissuta più di tutti i suoi familiari.
Secondo il suo desiderio, i funerali si svolsero in modo quasi semiclandestino, in un orario insolito, le 14, senza solennità e suono di campane, come avveniva per i poveri. Ma nonostante queste disposizioni, una gran folla si presentò a renderle omaggio, venne tumulata in S. Tommaso nello spazio riservato ai Terziari.
La fama della sua santità non si spense con la sua morte e una grande lapide apposta sul suo sepolcro nel 1911, lo attesta.
Autore: Antonio Borrelli
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