In religione si chiamò Germano di S. Stanislao e nacque a Vico Equense (NA) diocesi di Sorrento, il 17 gennaio 1850 da Francesco e Carmela Tozzi. In seguito la famiglia si trasferì a Napoli e il padre divenne cameriere dell’arcivescovo Salzano; Vincenzo Ruoppolo frequentò i corsi di umanità e retorica (tipiche materie d’insegnamento di allora) presso l’Istituto Amato, retto da sapienti sacerdoti, con ottimi risultati. Tramite il consiglio del sacerdote Giacinto Perrone, la sua evidente vocazione religiosa, fu indirizzata verso i Passionisti e superate le resistenze dei familiari, entrò nel loro noviziato della Scala Santa in Roma. Il 6 ottobre 1865 a 15 anni vestì l’abito della Congregazione dei Passionisti, fondata da s. Paolo della Croce (1694-1775) e professò i voti il 7 ottobre 1866; continuò gli studi di filosofia e teologia nella Casa dei Ss. Giovanni e Paolo. In quel periodo vi fu l’occupazione di Roma (1870), conseguente alla famosa breccia di Porta Pia, che convinse i suoi superiori, per evitargli il servizio militare, di mandarlo nel convento di Ère in Belgio, dove poté proseguire gli studi, venendo ordinato sacerdote il 3 novembre 1872 dal Nunzio Apostolico Serafino Cattaneo. Fino al settembre 1874 esplicò il suo ministero sacerdotale tra gli emigranti italiani che lì lavoravano, poi passò nelle Case Passioniste di Boulogne-sur-Mère e di Bordeaux, dedito alla predicazione e alle confessioni. Nell’ottobre 1876, ritornò a Roma addetto alla formazione dei giovani novizi, studenti di filosofia e teologia, nel contempo si diede alla stesura di pubblicazioni specializzate che lo rivelarono valido archeologo, suscitando l’ammirazione degli esperti dell’epoca. Il 5 giugno 1883 venne nominato segretario generale dell’Istituto, carica che padre Germano di s. Stanislao (Vincenzo Ruoppolo) tenne per sei anni, interrotti bruscamente, perché dovette rifugiarsi in Francia per evitare il processo quale renitente alla leva militare; ma nel 1886 ritornato in Italia dovette alla fine presentarsi al Tribunale militare di Salerno, per rispondere dell’accusa di renitenza; si difese da solo mettendo in luce il servizio prestato ai connazionali italiani in Belgio. Venne assolto e quindi ritornò al suo apostolato, dedicandosi con le debite autorizzazioni a rivalutare la memoria e la tradizione dei santi Giovanni e Paolo, fratelli martiri sotto Giuliano l’Apostata, scavando anche nei sotterranei della basilica celimontana, a loro dedicata e illustrandone i risultati in documentatissimi volumi. Nel contempo incoraggiò le sue sorelle a trasformare la loro casa di Sorrento in un fiorente monastero dell’Addolorata; inoltre seguiva con lettere e conferenze, un bello stuolo di anime elette tra le quali santa Gemma Galgani (1878-1903) della quale poi scrisse una biografia, promovendone la causa di beatificazione. Vincenzo Ruoppolo fu nel suo Ordine, postulatore molto attivo per le cause di beatificazione dei Servi di Dio passionisti, in particolare del venerabile Gabriele dell’Addolorata, che portò alla beatificazione avvenuta il 31 maggio 1908. Insigne professore e scrittore di testi filosofici e teologici, fu molto apprezzato dai papi Leone XIII e s. Pio X, i quali gli affidarono vari incarichi di Visitatore Apostolico in varie diocesi italiane. Declinò l’incarico propostogli di arcivescovo di Bucarest; mentre si parlava di una sua prossima elevazione alla porpora cardinalizia, lo colse la prematura morte a 59 anni, colpito da emorragia cerebrale, l’11 dicembre 1909. Fra la venerazione generale, fu tumulato al Verano di Roma e in seguito le sue spoglie vennero traslate al monastero-santuario di S. Gemma in Lucca, dove riposano accanto alla sua più celebre figlia spirituale. Il processo per la sua beatificazione si aprì a Roma il 18 dicembre 1959; il 2 luglio 1995 con l’approvazione delle sue virtù, ha avuto il titolo di venerabile.
Autore: Antonio Borrelli
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