Olera, Val Seriana, Bergamo, 1563 - Innsbruck, Austria, 3 maggio 1631
Umile frate cappuccino laico del XVII secolo, si distinse come campione della fede e della pietà popolare nel Tirolo e nel Veneto. Nato pastorello, entrò nell'ordine francescano, dedicandosi alla questua e sviluppando una profonda spiritualità alimentata da preghiera, penitenza e amore per il prossimo. La sua fama di santità lo portò ad essere consigliere di principi e regnanti, tra cui l'imperatore Ferdinando II e l'arciduca Leopoldo V d'Asburgo, aiutandoli a navigare le turbolente acque della Guerra dei Trent'anni. La sua influenza si estese anche alla sfera religiosa, combattendo l'eresia luterana e promuovendo la devozione mariana. Le sue semplici parole, frutto di una fede incrollabile e di una profonda conoscenza del Vangelo, convertirono nobili e plebei, illuminando un'epoca buia e tormentata. Frate Tommaso morì in odore di santità nel 1631 e la sua fama di taumaturgo e intercessore crebbe nei secoli successivi, culminando nella beatificazione avvenuta a Bergamo nel 2013.
|
Fra Tommaso da Olera fu un campione della difesa della Fede e della promozione della pietà popolare, nel Tirolo e nel Veneto, nella prima metà del ‘600.
Si chiamava Tommaso Acerbis e nacque nel piccolo paese di Olera, posto nella Val Seriana (Bergamo) nel 1563, fece il pastorello fino ai 17 anni, dividendo con i genitori la povertà dell’epoca, rimanendo nel contempo analfabeta, perché nel suo piccolo paese non vi erano scuole.
Entrò a 17 anni nell’Ordine Francescano dei Cappuccini il 12 settembre 1580 nel convento di Verona, ottenendo di imparare a leggere e scrivere, dimostrandosi subito un giovane novizio colmo di ogni virtù.
Fece la sua professione il 5 luglio 1584 ricevendo l’incarico di addetto alla questua a Verona fino al 1605 e poi a Vicenza fino al 1612 e a Rovereto dal 1613 al 1617. Nel suo giro fuori dal convento fra le popolazioni di allora, operava riappacificazioni e spingeva al perdono; visitava e confortava i malati; ascoltava ed incoraggiava i poveri, denunciava il male e operava molte conversioni.
La sua opera d’apostolato era alimentata dalla preghiera spesso notturna, dalle penitenze che infliggeva al suo corpo, dai digiuni ed austerità; fu suscitatore di vocazioni religiose, specialmente delle suore. A Vicenza promosse la costruzione del monastero delle cappuccine nel 1612-13, nei pressi di Porta Nuova; lo stesso interessamento ci fu per il monastero delle clarisse a Rovereto, costruito poi nel 1624.
Nel 1618 lo si trova a Padova come portinaio del convento, intanto dall’anno precedente fu guida spirituale e amico dello scienziato Ippolito Guarinoni di Hall, medico di corte a Innsbruck; nel 1619 su richiesta dell’arciduca del Tirolo, Leopoldo V d’Asburgo, fu destinato ad Innsbruck quale questuante.
Ma anche qui non fu solo un questuante, fu guida spirituale delle Vergini di Hall, che era un centro di educazione per le ragazze nobili tirolesi; con lettere e colloqui guidò spiritualmente le arciduchesse d’Asburgo Maria Cristina ed Eleonora, sorelle di Leopoldo V, al quale insieme alla moglie Claudia de’ Medici, dedicò frequenti incontri nel loro palazzo e indirizzando loro anche delle lettere.
Seguì pure la vita spirituale dell’imperatore d’Austria Ferdinando II, rimanendo suo consigliere durante la guerra dei Trent’anni (1618-48); amico e consigliere dei duchi di Baviera Massimiliano I ed Elisabetta, alla loro corte di Monaco, dove nel 1620 riuscì a convertire al cattolicesimo il luterano duca di Weimar; come pure convertì alla corte imperiale di Vienna nel 1620-21, dal luteranesimo la vedova di Giorgio Fleicher, Eva Maria Rettinger che divenne badessa nel monastero delle benedettine di Salisburgo.
In definitiva era un semplice frate laico, cioè non sacerdote, ma era in grado di parlare altamente di Dio, suscitando in chi lo ascoltava stupore e meraviglia; istruì nella fede persone umili e nobili regnanti, impegnando tutti nell’amore.
L’obbedienza e l’umiltà lo fecero diventare il “fratello della questua” per quasi 50 anni; fu consigliere dell’arcivescovo Paride Lodron, principe di Salisburgo. Svolse opera sociale a favore degli operai delle miniere di Taufers e nelle Valli dell’Inn e dell’Adige, prese a combattere le ideologie luterane che si espandevano velocemente.
Per ordine dei Superiori nel 1620 a Vienna, stese per iscritto le sue conversazioni a difesa della fede, dal titolo “Concetti morali contra gli heretici”, pubblicati postumi nel 1692 e le sue parole indicano bene la sua spiritualità: “Né mai ho letto una sillaba di libri; ma bene mi fatico a leggere il passionato Christo”.
Nei suoi scritti riconosce già in quell’epoca l’Immacolata Concezione e l’Assunzione in cielo della Madonna; si recò in pellegrinaggio tre volte (1623, 1625, 1629) alla Santa Casa di Loreto; fu il promotore dell’erezione della prima chiesa in terra di lingua tedesca, dedicata all’Immacolata Concezione, che iniziata nel 1620, con vari aiuti, superando difficoltà di ogni genere, venne completata nel 1654; viene considerata monumento nazionale dell’Austria.
Frate Tommaso da Olera morì piamente e santamente il 3 maggio 1631 a Innsbruck e sepolto nella cripta della Cappella della Madonna, nella locale chiesa dei Cappuccini, dopo alcuni giorni di ininterrotta venerazione dei fedeli austriaci. Nei secoli successivi, la Chiesa ha dato testimonianza alla fama di santità e all’opera fulgida dell’umile frate bergamasco, che seppe parlare di Dio ai poveri ed ai potenti del suo tormentato tempo.
Papa Giovanni XXIII lo definì un “santo autentico e un maestro di spirito”, Paolo VI lo ricordò come: “valido strumento della generale rinnovazione spirituale… tanto da brillare nella storia di quel glorioso periodo insieme coi più ardenti sostenitori della Riforma Cattolica”.
Secoli dopo il 28 febbraio 1967 a Bergamo, s’iniziò il processo informativo; il decreto d’Introduzione della causa di beatificazione si ebbe il 4 dicembre 1980, il decreto sulle virtù e il titolo di venerabile si ebbe il 23 ottobre 1987. Il 10 maggio 2012 è stato promulgato il Decreto che lo dichiara Beato.
Il 21 settembre 2013 è stato proclamato Beato, a Bergamo, con celebrazione presieduta dal Card. Angelo Amato.
Autore: Antonio Borrelli
|