V sec.
Successore di San Giulio nell'evangelizzazione del Cusio, diede sepoltura al giovane senatore Audenzio e si dedicò alla cura della chiesa edificata da Giulio. Tradizione locale lo identifica come secondo vescovo di Sion, vissuto agli inizi del V secolo, ma l'ipotesi manca di prove storiche. Raffigurato con abiti simili a San Giulio, l'unico riferimento alla sua presunta esperienza episcopale è la mitria nel busto reliquiario settecentesco. I suoi resti, rinvenuti nel 1697, riposano nella cripta della basilica dell'isola di Orta. La sua memoria liturgica, anticamente celebrata il 21 marzo o il 13 aprile, testimonia la devozione popolare.
|
Sant'Elia, figura avvolta nel fascino della tradizione locale novarese, si staglia come successore di San Giulio nell'opera di evangelizzazione delle terre cusiane. La sua storia, intrecciata a quella del celebre predecessore, si dipana tra le pagine della "Vita di San Giulio", narrando di come egli diede degna sepoltura al giovane senatore Audenzio, su richiesta della sua stessa famiglia, che desiderava tumularlo presso la tomba del santo. Da quel momento, Elia si dedicò con devozione alla cura della chiesa edificata da Giulio stesso, diventando un punto di riferimento per la comunità locale.
Tuttavia, la tradizione locale non si limita a tratteggiare Elia come semplice custode della memoria di San Giulio. Un'affascinante ipotesi lo identifica addirittura come il secondo vescovo di Sion, vissuto agli inizi del V secolo. Secondo questa suggestiva ricostruzione, Elia avrebbe lasciato la sua sede episcopale per motivi ignoti, scegliendo di ritirarsi a vivere come sacerdote o eremita presso l'isola di Orta.
Le basi di questa identificazione, però, rimangono incerte. Le più antiche versioni della "Vita di San Giulio" non menzionano tale connessione, e ad oggi non esistono prove storiche a sostegno di questa ipotesi. Nonostante l'alone di mistero che avvolge questa parte della sua vita, Elia rimane una figura di grande rilievo nella tradizione locale.
L'iconografia lo raffigura con abiti marroni, quasi monacali, simili a quelli di San Giulio, come si può evincere dall'affresco del XV secolo presente nella basilica dell'isola di Orta, che raffigura l'incontro tra i due santi. Unico elemento che allude alla sua presunta esperienza episcopale è la mitria, simbolo del vescovo, che compare accanto al busto reliquiario settecentesco di Elia, conservato in una nicchia del coro della basilica.
I resti mortali del santo, rinvenuti nel 1697 durante una ricognizione archeologica all'interno della chiesa, sono stati successivamente collocati all'interno dell'altare marmoreo della cripta, accanto a quelli degli altri santi dell'isola, dove riposano ancora oggi. La sua memoria liturgica, anticamente celebrata il 21 marzo o il 13 aprile, testimonia la devozione popolare che ha sempre circondato questa figura enigmatica e affascinante, la cui storia si intreccia con le radici stesse del Cristianesimo nella regione del Cusio.
Autore: Franco Dieghi
Sant’Elia è ritenuto dalla tradizione locale novarese il successore di San Giulio nell’opera di evangelizzazione delle terre cusiane. Secondo la Vita di San Giulio egli avrebbe dato sepoltura al giovane senatore Audenzio, che i famigliari vollero deposto presso la tomba del santo, e si dedicò alla cura della chiesa edificata da Giulio stesso. In seguito, Elia fu ritenuto il secondo vescovo di Sion vissuto agli inizi del secolo V che, per ignoti motivi, lasciata la sua sede episcopale, si sarebbe recato a soggiornare come sacerdote o eremita presso l’isola di Orta. Non è possibile stabilire su quali basi è stata proposta una simile identificazione, non presente nelle più antiche recensioni del racconto della vita di Giulio e per ora non suffragata da alcuna testimonianza storica attendibile. Elia è raffigurato nell’arte locale con abiti marroni, quasi monacali, simili a quelli con cui è ritratto San Giulio, come nell’affresco del XV secolo, visibile sulla parete sinistra della basilica dell’isola, che ricorda l’incontro tra i due santi. Unico riferimento alla sua presunta esperienza episcopale è la mitria, recata da un angelo, accanto al busto reliquiario settecentesco posto in una nicchia del coro. I presunti resti del santo, rinvenuti nel 1697 in una sepoltura individuata sul pavimento della chiesa, vennero successivamente collocati all’interno dell’altare marmoreo della cripta, accanto a quelli degli altri santi dell’isola, ove tutt’ora riposano. Il giorno per il ricordo di Elia era diversamente assegnato dagli antichi calendari al 21 marzo o al 13 aprile.
Autore: Damiano Pomi
|