Padre Giovanni Messina fu chiamato dal popolo palermitano “il pazzo di Dio”, come in Russia venivano chiamati “il folle di Dio” quelle persone che incuranti della loro persona, si dedicavano totalmente alla preghiera e all’apostolato fra i fratelli. Certo non c’è nessun paragone fra padre Messina e quegli eremiti di città russi, che vivevano all’ombra delle chiese di Mosca. Ma il termine è ugualmente appropriato, perché se non si è pazzi di Dio, nel senso di innamorati di Dio, non si può svolgere una vita così intensa e sofferta come la sua. Giovanni Messina nacque a Palermo il 31 marzo 1871 nel rione Kalsa, da Salvatore Messina e Lo Nigro Rosalia. Crebbe e si maturò nel popolare quartiere palermitano, frequentando assiduamente la parrocchia, dove poi sbocciò la sua vocazione sacerdotale. Il 21 marzo 1896 fu ordinato sacerdote nella Chiesa di S. Gregorio a Porta Carini; subito dopo cominciò a svolgere il suo ministero nella borgata marittima di S. Erasmo, che egli chiamava “l’Africa di Palermo”; riaprì al culto una piccola chiesa (Santo Rosario) e nel contempo prese a predicare in altre zone della città. Dal 1898 con l’aiuto dei marinai per il restauro, e della madre, della sorella Nunzia e di alcune Terziarie Francescane per l’assistenza, iniziò a raccogliere nei locali già appartenuti ad un orfanotrofio, alcune bambine, intitolando l’opera “Casa Lavoro e Preghiera per gli Orfani Abbandonati”. L’8 settembre 1901 inaugurò solennemente la prima “Casa Lavoro e Preghiera” destinata agli orfani senza assistenza; gli inizi non furono facili, subì difficoltà e incomprensioni per la mancanza di contabilità e per il modo popolaresco con cui si presentava. La sua opera creativa, era a volte disordinata e per questo, sottoposta a continue ispezioni da parte dei superiori e della Curia arcivescovile, ma quel modo di agire, a volte frenetico, era frutto dell’ansia di soccorrere gli emarginati, volendo stabilire anche un rapporto tra loro e Dio, presente in ogni luogo, anche il più misero. Per tutta la vita girò per le vie di Palermo con un carretto, raccogliendo cibo ed oggetti utili, suscitando l’amore e la venerazione del popolo. Nel 1901 ci fu la vestizione con l’abito delle Terziarie Francescane delle prime due collaboratrici; nel 1904 venne nominato rettore della Chiesa del Buon Riposo e aprì una seconda “Casa Lavoro e Preghiera” condotta da altre Terziarie e alcune ragazze. I disastrosi terremoti del 1905 e del 1908, che colpirono la Calabria e la Sicilia, lo videro in prima linea negli aiuti ai superstiti, come pure nella grande alluvione di Palermo del 1932. Nel 1906 le difficoltà economiche per mandare avanti la sua Opera, si fecero pressanti, per cui tentò, ma senza successo, di unificarla con le ‘Terziarie Francescane Oblate del S. Cuore’ di Messina e poi con le ‘Figlie di Maria Ausiliatrice’ di don Bosco. Su consiglio del cardinale Alessandro Lualdi, unì le sue collaboratrici nella famiglia di s. Angela Merici e quindi il 31 marzo 1915 la Comunità delle “Orsoline Congregate” venne approvata come Istituto diocesano. Subì molte sofferenze per la sua opera, l’ultima delle quali, la notifica della soppressione del suo Istituto, lo fece morire di crepacuore il 24 maggio 1949. I suoi funerali si svolsero con solennità e sepolto nella famosa Cripta dei Cappuccini detta “Catacombe”. Il cardinale arcivescovo di Palermo Ernesto Ruffini, eresse canonicamente in Congregazione religiosa nel 1953 le “Orsoline Congregate del Cuore di Gesù”. Il 9 marzo 1967 le Orsoline si fusero con le “Piccole Suore Missionarie della Carità” fondate dal beato Luigi Orione. Il processo canonico per il riconoscimento delle virtù eroiche di padre Giovanni Messina, si è aperto il 12 marzo 1982, e concluso il 21 maggio 1991, da allora gli atti sono presso la competente Congregazione per le Cause dei Santi.
Autore: Antonio Borrelli
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