Faenza, Ravenna, 17 aprile 1886 – Bologna, 28 aprile 1954
Palma Pasqua Zauli nacque a Faenza, in provincia di Ravenna e attualmente in diocesi di Faenza-Modigliana, il 17 aprile 1886, vigilia della Domenica delle Palme. Frequentò saltuariamente la scuola pubblica e aiutò la madre nelle faccende domestiche. Dalla Prima Comunione si considerò come “fidanzata” con Gesù, mentre, a tredici anni e con il permesso del confessore, emise il voto di verginità perpetua. A diciannove anni, dopo molti contrasti, nella congregazione delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù di San Giuseppe, a Bologna, diventando suor Maria Costanza del Sacro Costato. Fu educatrice delle bambine del collegio che le suore gestivano, ma anche infermiera all’Ospedale militare di Bologna durante la prima guerra mondiale. Dal 14 febbraio 1916 iniziò per lei un lungo periodo di malattia, della cui origine i medici non sapevano dare conto. Mentre era ferma a letto, suor Costanza comprese che il Signore voleva che lei fondasse un’Opera di Ancelle Adoratrici del Santissimo Sacramento, in cui Lui sarebbe stato adorato sempre, giorno e notte, per la conversione del mondo, le vocazioni sacerdotali e religiose e per l’unità della Chiesa. Ottenuti i permessi necessari, il 3 agosto 1933 fu inaugurato il nuovo monastero: suor Costanza, quello stesso giorno, si ritrovò guarita. Negli anni seguenti continuò a guidare le consorelle (erette in congregazione religiosa di vita contemplativa il 9 dicembre 1935) sulla via dell’adorazione e dell’offerta di sé. Morì a Bologna il 28 aprile 1954. Il 20 giugno 2024 papa Francesco autorizzò la promulgazione del decreto sulle virtù eroiche di madre Costanza, le cui spoglie mortali riposano in una cappellina a sinistra dell’ingresso della chiesa del convento delle Ancelle Adoratrici del Santissimo Sacramento, in via Augusto Murri 70 a Bologna.
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Palma Pasqua Zauli nacque a Faenza, in provincia di Ravenna e attualmente in diocesi di Faenza-Modigliana, il 17 aprile 1886, vigilia della Domenica delle Palme, da Giuseppe Zauli, contadino, e Rosa Tanesini, tessitrice. Palmina, com’era soprannominata, frequentò saltuariamente la scuola pubblica, fermandosi alla terza elementare. Crebbe comunque intelligentissima e giudiziosa, tanto da suscitare stupore fra i familiari, che aiutava nelle faccende domestiche. Già alla Prima Comunione si considerò come “fidanzata” con Gesù, al quale aveva promesso la sua vita. A tredici anni, con il consenso del suo confessore, gli offrì il voto di verginità perpetua. Rifiutò ogni proposta di giovani coetanei, perché lei era già impegnata con un Altro, e ciò soddisfaceva il suo cuore per sempre. A diciannove anni, il 15 agosto 1905, nella festa dell’Assunzione di Maria e dopo molti contrasti, Palmina lasciò la sua famiglia ed entrò nella congregazione delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù di San Giuseppe, a Bologna. Il 20 settembre 1906 ricevette l’abito religioso e il nuovo nome, suor Maria Costanza del Sacro Costato. Il 10 settembre 1908 emise la professione religiosa temporanea nelle mani dell’arcivescovo di Bologna Giacomo Della Chiesa, futuro papa Benedetto XV. Il suo primo compito fu accudire e istruire le piccole alunne del collegio delle Ancelle del Sacro Cuore. Durante la prima guerra mondiale suor Costanza venne aggregata come infermiera all’Ospedale militare San Leonardo di Bologna, prodigandosi per i giovani soldati, feriti sia nel corpo sia nell’animo, bisognosi soprattutto di un consiglio e di una buona parola: li esortava a confessarsi, a frequentare la Messa e a ricevere la Comunione. Già dal 14 febbraio 1916 iniziò per lei un lungo periodo d’infermità. Per i primi sette anni alternò malattie a ristabilimenti temporanei; dal 1923 e per i successivi dieci anni fu costretta a letto, spesso vicina alla morte. Al culmine della malattia, suor Costanza comprese che il Signore voleva che lei fondasse un’Opera di Ancelle Adoratrici del Santissimo Sacramento, in cui Lui sarebbe stato adorato sempre, giorno e notte, per la conversione del mondo, le vocazioni sacerdotali e religiose e per l’unità della Chiesa. Pur essendo ancora inferma, ottenne i permessi della Madre Generale e dei superiori, del Papa e degli arcivescovi bolognesi; dal suo letto vide l’innalzarsi del nuovo monastero. Il 3 agosto 1933, nel giorno dell’apertura, mentre veniva esposto Gesù Eucaristia nella cappella, suor Costanza fu condotta in carrozzella all’interno del monastero: si ritrovò guarita mentre il campanile suonava le sei di sera. Il 7 dicembre 1934 madre Maria Costanza e nove postulanti vestirono l’abito bianco delle Ancelle Adoratrici del Santissimo Sacramento: da quel momento, lei fu madre superiora e fondatrice. La congregazione, di vita contemplativa, fu eretta canonicamente il 9 dicembre 1935. Insieme alle figlie spirituali che affluirono intorno a lei, madre Costanza dedicò interamente la vita all’adorazione dello Sposo Divino e indicò a tutti, suore e fedeli, che non c’è che un’opera da compiere sulla terra: diventare “uno con Lui”, per essere “uno” nel Suo Corpo mistico che è la Chiesa, guidati e sostenuti da Maria, la prima adoratrice del Verbo Incarnato. Madre Costanza morì il 28 aprile 1954, nel convento di Bologna. Le sue spoglie mortali riposano nella chiesa del convento delle Ancelle Adoratrici del Santissimo Sacramento, in via Augusto Murri 70 a Bologna; precisamente, in una cappellina a sinistra dell’ingresso. Il 12 luglio 1985 la Congregazione delle Cause dei Santi diede il nulla osta per l’avvio della sua causa di beatificazione e canonizzazione, per l’accertamento delle virtù eroiche. Il 30 novembre 1985 il cardinal Giacomo Biffi, arcivescovo di Bologna, diede inizio al processo diocesano, che si concluse l’8 febbraio 1989. Gli atti del processo diocesano vennero convalidati il 17 ottobre 1992. La “Positio super virtutibus”, consegnata nel 2002, fu valutata positivamente nel Congresso dei Consultori Teologi della Congregazione delle Cause dei Santi il 30 settembre 2014. Il 20 giugno 2024, ricevendo in udienza il cardinal Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, papa Francesco autorizzò il decreto con cui madre Maria Costanza Zauli veniva dichiarata Venerabile.
Autore: Antonio Borrelli
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