Infanzia e adolescenza
Giovanni Battista Piamarta nacque a Brescia il 26 novembre 1841. I suoi genitori, Giuseppe Piamarta e Regina Ferrari, erano di umili condizioni sociali; il padre lavorava come barbiere. Ricevette il Battesimo il giorno dopo la nascita, il 27 novembre, nella chiesa parrocchiale dei Santi Faustino e Giovita, dove si accostò anche alla Prima Comunione e fu cresimato.
La sua adolescenza fu alquanto difficile: perse la madre a nove anni e, alla morte di una sorella maggiore e di un fratello, rimase da solo col fratello minore e col padre, che spesso si dava al bere. Riuscì comunque ad avere una solida formazione frequentando la parrocchia e l’oratorio di San Tommaso.
Un incontro determinante per la sua vocazione
Tramite il nonno materno trovò, terminata la scuola, un impiego dal materassaio Girolamo Zanolini, che lo considerò come uno di famiglia. Fu proprio lui che, notando un deperimento fisico nel ragazzo, lo mandò in vacanza a Vallio, un paese vicino.
Lì Giovanni conobbe il parroco don Pancrazio Pezzana, che fu per lui come un secondo padre e gli concesse di entrare nel seminario diocesano, a partire dalla II Filosofia. Pur avendo avuto difficoltà negli studi per problemi di salute, unicamente nell’ultimo anno, poté essere ordinato sacerdote il 23 dicembre 1865.
Gli inizi del ministero
Iniziò il suo ministero sacerdotale a Carzago Riviera, dove incentivò particolarmente l’istruzione catechistica. Tre anni dopo, fu trasferito a Bedizzole, dove don Pancrazio Pezzana era stato trasferito.
Nel 1870 lo seguì nuovamente, passando alla chiesa prepositurale di Sant’Alessandro nel centro di Brescia, dove fondò un oratorio maschile. Don Giovanni vi trascorse così tredici anni di fecondo apostolato fra la gioventù bresciana, nei quali colse risultati ammirabili e si guadagnò il rispetto dei suoi ragazzi.
Qualcosa di nuovo per la gioventù
Mentre la città di Brescia andava incontro alla rivoluzione industriale e viveva un notevole dissidio tra la società civile e quella religiosa, don Giovanni si domandava come poter creare qualcosa di nuovo per la formazione dei giovani, specie di quanti rischiavano di perdere la fede perché arrivavano in città cercando lavoro. Chiese quindi aiuto a un amico sacerdote, Pietro Capretti, che aveva fondato un seminario per chierici poveri nei pressi della chiesa di San Cristo.
Per la verità Brescia aveva già conosciuto, nel settore dell’educazione professionale e non solo, l’iniziativa del canonico Lodovico Pavoni, che aveva fondato l’oratorio di San Barnaba e, in seguito, la prima scuola grafica d’Italia. Per continuare la sua opera, aveva fondato i Figli di Maria, poi Figli di Maria Immacolata, il cui nucleo fu scelto tra i suoi primi collaboratori. Alla morte del fondatore, ora Santo, la nascente congregazione fu travolta da dolorosi avvenimenti, non ultima la soppressione degli ordini religiosi, e aveva dovuto lasciare la città.
Arciprete di Pavone Mella
Don Giovanni, tuttavia, aveva in mente qualcosa di più vicino alla situazione contemporanea. In attesa di capire in quale modo attuare la sua idea, nel 1883 fu incaricato di reggere la parrocchia di Pavone Mella, nella Bassa bresciana, come arciprete.
I fedeli erano da tempo trascurati e abituati a ogni sorta di abusi, ma lui riuscì a conquistarli tramite la sua predicazione, appassionata e radicata nella Parola di Dio.
La nascita dell’Istituto Artigianelli
Tuttavia, sempre più spesso faceva la spola tra Pavone e Brescia, fino a trasferirsi definitivamente lì per dare compimento alla sua opera. L’inizio ufficiale dell’Istituto Artigianelli, messo sotto la protezione dei due santi della gioventù, Filippo Neri e Luigi Gonzaga, avvenne quindi il 3 dicembre 1886, con la Messa celebrata da don Giovanni nella cappella del Sacro Cuore della chiesa del seminario di San Cristo, cui assistettero i primi quattro ragazzi e due chierici. La sera stessa uno dei ragazzi si accorse che lui non aveva da mangiare e gli chiese: «Padre, lei non mangia?». Da allora tutti lo chiamarono così.
Il 1° febbraio 1887 rinunciò ufficialmente alla parrocchia di Pavone, ma poco più di un anno dopo l’inaugurazione dell’Istituto, il vescovo monsignor Corna Pellegrini lo mandò a chiamare: aveva considerato l’opera poco sicura e quindi ne decretava la chiusura. Padre Piamarta ascoltò in silenzio il suo superiore, ma poi, deciso, dichiarò di voler continuare: «Morirò qui dove sono, in mezzo ai miei giovani». Il vescovo, sorpreso, disse soltanto: «Andate e Dio vi assista».
In seguito fu comprato un terreno sul Colle di Santa Giulia, dove furono riadattate alla meglio due umili casette. Dal 1888 la crescita degli Artigianelli non si fermò più: si moltiplicarono i fabbricati e i laboratori. I giovani ricevettero una preparazione tecnica, supportata dalla perfezione dei macchinari e dalla competenza degli istruttori.
La colonia agricola di Remedello
Però il solerte fondatore si rese conto che, anche nel campo agricolo, sussistevano gli stessi problemi, acuiti dall’incombente crisi dell’avvento dei nuovi sistemi di coltivazione, più razionali e scientifici, in contrasto con i vecchi metodi, che facevano abbandonare i campi a molti giovani.
Anche questa volta incontrò un altro dinamico sacerdote, Giovanni Bonsignori, che patrocinò la fondazione di una Scuola Pratica di Agraria per l’applicazione dei metodi razionali e la rivalutazione economica del settore agricolo.
Quindi, nel febbraio 1895, padre Piamarta acquistò a Remedello Sopra in provincia di Brescia un podere di circa 140 ettari con edifici, mentre don Bonsignori iniziò il suo lavoro nel mese di novembre dello stesso anno.
L’anno successivo uscì anche il primo numero de «La Famiglia Agricola», un giornale illustrativo dell’opera. Gli anni passarono e la vitalità dell’istituzione fu conosciuta ed apprezzata dal gran pubblico, specie nel 1896, nel decennale della fondazione.
La Pia Società della Sacra Famiglia
In seguito padre Piamarta cominciò a preoccuparsi della continuità futura della sua Opera: tralasciò il progetto di ridare vita, a Brescia, ai Figli di Maria di san Lodovico Pavoni e quello di unirsi ai Salesiani, invitato dal Beato don Michele Rua, il primo successore di san Giovanni Bosco.
Col tempo, andò delineando un proprio progetto: istituire una famiglia religiosa, composta da sacerdoti e da laici, che guidassero l’educazione e l’istruzione professionale dei giovani, e di donne ausiliatrici che provvedessero ai compiti più confacenti al loro stato.
Non volle che fosse una Congregazione, ma una “Pia Società” di persone viventi in comunità con tutta la sostanza della vita religiosa, ma senza voti, almeno ufficialmente, per evitare uno scioglimento da parte dell’autorità civile.
Ne scrisse le Costituzioni, approvate dall’autorità diocesana il 25 maggio 1902. Lo stesso giorno, con il primo gruppo di sacerdoti, chierici e fratelli, emise nelle mani del vescovo diocesano la formula di consacrazione: nasceva quindi la Pia Società della Sacra Famiglia.
Le donne ausiliatrici ed Elisa Baldo
Quanto alle donne ausiliatrici, erano presenti già a partire dal 1900 e si occupavano essenzialmente della cucina e del guardaroba dell’Istituto; tuttavia, ebbero uno sviluppo diverso. Un paio d’anni prima, infatti, una giovane vedova di Gavardo, Elisa Baldo, aveva aperto nel suo paese, Gavardo, una casa per inferme e fanciulle povere, indirizzata in tal senso da padre Piamarta, che era il suo direttore spirituale.
Più di una volta lui le propose una fusione tra il suo gruppo e quello di Brescia, che si verificò l’11 marzo 1911. Quattro giorni dopo, il 15 marzo, consegnò a lei e ad altre otto sorelle il Crocifisso nella chiesa dell’Istituto Artigianelli di Brescia; era un atto di oblazione, non una consacrazione vera e propria. Le suore prendevano come Superiore Generale quello della Pia Società e assumevano il nome di “Povere Serve del Signore della Pia Società della Sacra Famiglia di Nazareth”.
Le ultime realizzazioni
Il 2 settembre 1910 padre Giovanni Piamarta, per dare una sistemazione amministrativa alla sua Opera, attribuì tutte le proprietà ad una «Società Anonima Agricola Industriale Bresciana», a tale scopo costituìta e che tuttora, sia pure modificata, assolve il suo compito.
In precedenza, nel 1884, aveva dato vita alla Tipografia Queriniana, intitolata al cardinal Angelo Maria Querini, arcivescovo di Brescia: oggi è una casa editrice specializzata, come già in origine, negli studi biblici e teologici.
La malattia e la morte
Padre Piamarta aveva 69 anni quando, l’11 gennaio 1910, subì un primo attacco, che lo lasciò paralizzato per tre giorni. Si riprese, ma cominciò ad avvertire l’ansia di sistemare tutte le situazioni, preparandosi progressivamente a distaccarsi dalle cose del mondo. Un secondo attacco lo colpì l’8 aprile 1913, mentre si trovava nella colonia agricola di Remedello per esaminare un progetto per l’ampliamento: morì il 25 aprile.
La sua salma, trasportata a Brescia, ebbe solenni funerali e fu tumulata nel cimitero Vantiniano, nella cappella della famiglia Capretti, dove era già sepolto l’antico amico don Pietro. Nel 1926 venne traslata nella chiesa dell’Istituto Artigianelli, intitolata a san Filippo Neri.
La causa di beatificazione
A trent’anni dalla scomparsa del fondatore, nel 1943, la Congregazione della Sacra Famiglia di Nazareth ha presentato istanza al vescovo di Brescia, monsignor Giacinto Tredici, per dare avvio al processo canonico di beatificazione.
L’inchiesta diocesana si è quindi svolta dal 6 maggio 1943 al 17 luglio 1948 ed è stata integrata da un supplemento procedurale nel 1958. Il 29 marzo 1963 il Papa san Giovanni XXIII ha introdotto il processo apostolico, ma la “Positio super virtutibus” è stata consegnata solo alla fine del 1982 alla Congregazione delle Cause dei Santi.
In seguito alla riunione dei consultori teologi, il 14 gennaio 1986, e di quella dei cardinali e vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi, il 4 marzo 1986, entrambe con risultati positivi, è stata autorizzata, il 22 marzo 1986, la promulgazione del decreto con cui padre Giovanni Battista Piamarta poteva essere dichiarato Venerabile.
Il miracolo e la beatificazione
Come presunto miracolo per ottenere la beatificazione è stato preso in esame il caso di Bruno Cocchetti, rimasto vittima, il 14 febbraio 1988, di un incidente stradale. Il ragazzo, undicenne, aveva riportato un trauma cranico con lesioni frontoparientali multiple, coma profondo di 5° grado e stato di shock. Grazie alle fervide preghiere rivolte al Venerabile padre Piamarta, si riprese senza ulteriori conseguenze.
La Consulta medica della Congregazione delle Cause dei Santi si è pronunciata favorevolmente circa l’inspiegabilità scientifica dell’accaduto il 27 giugno 1996. A quel parere positivo si sono aggiunte, il 6 dicembre 1996, le conclusioni dei consultori teologi e, il 4 marzo 1997, quelle dei cardinali e vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi. Infine, l’8 aprile 1997, il Papa san Giovanni Paolo II ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui la guarigione di Bruno Cocchetti poteva essere definita inspiegabile, completa, duratura e ottenuta per intercessione di padre Piamarta.
La beatificazione si è quindi svolta in piazza San Pietro a Roma il 12 ottobre 1997. Contestualmente, la memoria liturgica del nuovo Beato è stata fissata al 26 aprile, giorno successivo alla sua nascita al Cielo.
Il secondo miracolo e la canonizzazione
Il secondo potenziale miracolo, utile alla canonizzazione, è invece stato quello occorso a Estêvão Figueiredo De Paula Pessoa, pensionato di 67 anni, residente a Fortaleza in Brasile. Il 23 settembre 2003, in seguito all’ingerimento di una lisca di pesce, accusò febbre alta e dolori al petto: gli fu riscontrata una mediastinite purulenta, ovvero un’infezione della parte mediana del torace, causata dalla perforazione dell’esofago prodotta dalla lisca. Sottoposto due volte a chiurgia toracica, gli venne poi asportato tutto l’intestino crasso per via di una emorragia digestiva voluminosa.
Dopo aver subito altri interventi, sembrava ormai in fin di vita. Una coppia di amici, a quel punto, regalò alla moglie del signor Estêvão un’immagine di padre Piamarta e le promisero che avrebbero fatto pregare per lui.
Ormai in coma, gli venne somministrato l’ultimo ritrovato medico per i casi di setticemia, che comunque comportava serie controindicazioni. Il farmaco fu tuttavia sospeso all’insorgere di altre emorragie, mentre amici e conoscenti continuavano a richiedere l’intercessione del Beato. Il 22 dicembre il paziente iniziò a migliorare lentamente, anche se aveva ancora una grave insufficienza renale, che si risolse senza bisogno di cure nel giro di due mesi.
L’inchiesta diocesana sull’asserito miracolo venne quindi aperta il 15 giugno 2005 e conclusa il 7 febbraio 2006; venne convalidata il 10 novembre 2006. Il 20 dicembre 2007 la Consulta medica dichiarò che l’accaduto non poteva essere spiegato scientificamente. Quattro anni dopo, il 2 luglio 2011, i consultori teologi pronunciarono il loro parere positivo, confermato dai cardinali e vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi il 18 ottobre 2011.
Dopo un mese, il 19 dicembre, papa Benedetto XVI ha concesso di promulgare il decreto con cui Estêvão Figueiredo De Paula Pessoa era dichiarato miracolato per intercessione del Beato Giovanni Battista Piamarta. Lo stesso Pontefice ha quindi presieduto l’Eucaristia con il rito di canonizzazione il 21 ottobre 2012, ancora in piazza San Pietro a Roma.
Il carisma di padre Piamarta oggi
Dopo la morte di san Giovanni Battista Piamarta, i suoi collaboratori della Pia Società della Sacra Famiglia ne continuarono l’opera, aprendo nuove comunità a Siena, Latina, Roma e Milano. Nel 1939, con l’approvazione pontificia, la Pia Società ha cambiato nome e tipologia, diventando la Congregazione della Sacra Famiglia di Nazareth. L’espansione all’estero è iniziata nel 1957, con la missione in Brasile. Oggi i padri Piamartini, come sono popolarmente noti, sono diffusi anche in Cile, Angola e Mozambico.
Le suore Povere Serve del Signore della Pia Società della Sacra Famiglia di Nazareth, invece, ebbero dal 1917 vita autonoma, pur restando legate al ramo maschile; nel 1924 mutarono denominazione in Umili Serve del Signore. Madre Elisa Baldo, loro cofondatrice, è Venerabile dal 2015.
Ai principi e agli insegnamenti di padre Piamarta si ispira anche il Movimento Secolare Piamartino.
Autore: Antonio Borrelli ed Emilia Flocchini
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